Nel mese di marzo una riunione preparatoria in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre ha portato a Roma trecento giovani da tutto il mondo. Cristiani cattolici, in maggioranza. Ma anche ragazze e ragazzi atei o di altra confessione. Come Yoshi, che vive in Giappone ed è buddhista, ma ha portato il suo contributo spirituale da un altro punto di vista.
L’incontro è stato un punto di snodo nel cammino che sta conducendo verso il Sinodo dei vescovi in programma in ottobre. «L’incrocio di vite e culture, realizzato in quei giorni a Roma, ha portato a un testo finale che sarà consegnato ai Padri sinodali – spiega Gioele Anni, segretario nazionale Msac (Movimento studenti Azione cattolica), attualmente residente a Milano -. Non abbiamo trovato risposte, anzi abbiamo chiesto alla Chiesa di continuare a farsi domande vere. E dal testo finale possono già nascere alcune riflessioni. Il Sinodo di ottobre non riguarderà solo le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, come qualcuno aveva forse interpretato. Ma tratterà la vita e le scelte dei giovani a tutto tondo».
In un tempo in cui la maggior parte dei giovani è distante dalla Chiesa e dalla religione, il documento del pre-Sinodo rileva che «la religione non è più vista come il canale principale attraverso cui un giovane cerca il senso della vita». Partendo da questo presupposto, è necessaria un’analisi sincera e profonda delle comunità cristiane in cui sono inviati i giovani: «Parrocchie ingrigite, dove le cose da fare hanno coperto la gioia dello stare insieme e il sano fermento di chi prova a costruire qualcosa di nuovo – spiega Anni -. La percezione diffusa è che la Chiesa sia giudicante prima che accogliente. In questo serve un’inversione di rotta: accogliere prima di giudicare. Un esempio virtuoso esiste già: Francesco lo ha incarnato in questi anni». Certo che il Sinodo non può essere vissuto esclusivamente come occasione di critica, per lo più poco costruttiva: «Quando diciamo che la Chiesa deve cambiare, tutti noi sappiamo che la Chiesa siamo noi. La Chiesa giovane di cui si parla nel documento non è la Chiesa di chi ha meno anni. Ma quella di chi sente il bisogno di avviare processi nuovi per far conoscere nel mondo di oggi il messaggio di Gesù» prosegue Anni.
Pensando in particolare all’Azione cattolica ambrosiana, ci si chiede: cosa fare nei prossimi mesi in vista del Sinodo? «Tantissime le iniziative, come tantissima è la grinta che ci sprona a prepararci al meglio per questo grande appuntamento – dicono Simone Bosetti e Cristina Cova, responsabili diocesani giovani di Azione cattolica ambrosiana -. Tutte le proposte estive dei giovani si inseriscono pienamente in questo cammino. Abbiamo scelto tre mète significative per le nostre vacanze formative: il Marocco, la Terra Santa e l’Albania, per sviluppare in questi tre luoghi un dialogo interreligioso e favorire una conoscenza reciproca di cultura e religione. Non solo, campi di volontariato per studenti delle superiori si svolgeranno nel mese di agosto per far riscoprire ai ragazzi il valore del volontariato, la bellezza di sporcarsi le mani per gli altri gratuitamente».
La sfida del Sinodo dei giovani è molto grande. Di certo non richiama solo l’Azione cattolica o altre associazioni e movimenti. È un’occasione da non perdere per tutta la Chiesa.