Anche qui si ricorda la Madonna Assunta in cielo, ma non è festa, non fa’ caldo, è vita di tutti giorni e la città di Lusaka è supertrafficata, dalle vie principali del centro alle affollatissime periferie, con mercatini a cielo aperto l’uno dopo l’altro, un angolo per il pesce, uno per la verdura, uno per i vestiti, un’altro per parti di computer e magari quello dei pezzi di ricambio di macchine rubate… C’è tutto un vociare, un contrattare vivace.
Al centro sta sorgendo la cattedrale, ma non si dimenticano le periferie. Ci vorrebbe anche qui il famoso “piano Montini” che aveva dato 25 nuove chiese alla città di Milano negli anni ’60. Almeno una chiesa sta per sorgere e sarà intitolata a San Maurizio. Vedo per ora solo la struttura in ferro e un principio di pavimento con terra pressata con i piedi o con le mani.
Don Olinto ha individuato qui un grande appezzamento di terreno, proprio vedendo case in muratura crescere a piano a piano ma in modo continuativo lungo un’arteria principale del paese. Ha pensato – da buon interista – anche a un campo di calcio, investendo soldi per porte in ferro regolamentari e organizzando un torneo con otto squadre per l’inaugurazione. E’ servito anche un mio pallone Adidas, ma le porte non ci sono più: sparite nella notte, tagliate con il seghetto a tre centimetri da terra!
Ma qui nessuno si scoraggia, altre porte sono spuntate con tre pali nodosi, tagliati nella vicina savana (foto a sinistra, al centro). I palloni, fatti di pezza o di qualsiasi materiale, vanno sempre bene, basta che siano quasi rotondi, scorrano e non facciano troppo male ai piedi nudi. Così ho visto giovani giocare accanitamente rincorrendo un pallone rudimentale nel campo sportivo regolamentare del liceo Matero Boys.
Si tratta di una scuola seria: aule ordinate, professori impegnati, ragazzi volenterosi, disciplina buona, anche ottima con quasi 1000 studenti. Al centro ci sta una cappella, a forma di piccolo anfiteatro, con la Madonna sullo sfondo dell’Altare, perché la scuola è guidata da padri e fratelli Marianisti americani e zambiani. Trovo uno studente tutto solo (foto a sinistra, in basso), immerso nel suo computer, in un’aula che ne contiene altri trenta, tutti funzionanti e aggiornati, con dovuto permesso dalla Microsoft, con Window 2003.
Sono invitato a cena dagli americani: che fatica cogliere il loro accento e le loro schiette risate alla Reagan. Hanno tutti trenta o quarant’anni d’Africa sulle spalle, ma quanta serenità e giovinezza in loro. Si riesce a scherzare anche sulla mafia siciliana perchè due di loro sono italo-americani.