Un calcio al pallone, al centro del campo sportivo, circondato dai palazzi tipici della grande città; un calcio simbolico per dare avvio all’oratorio. Simbolico, ma finalmente non virtuale. È quello con cui l’Arcivescovo apre le attività di Summerlife per la sessantina di ragazzi e bimbi (in “lista di attesa” ne sono rimasti circa 20) della parrocchia di San Leone Magno. Circondato da loro, dagli educatori e formatori (che, nel complesso sono in numero maggiore – oltre un centinaio -, anche se non tutti naturalmente presenti), la visita è semplice e informale, così come è accaduto, poco prima, nella realtà oratoriana della vicina parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola, dove la proposta estiva ha preso il via lo scorso 15 giugno per terminare il 29, appunto quando è ripresa a “San Leone”, dove terminerà a fine luglio. «Una scelta per cercare di offrire più possibilità», nota il responsabile della Pastorale giovanile di entrambe le parrocchie, don Paolo Sangalli che sottolinea «la generosità di chi si è subito reso disponibile, dei volontari, anche qualche nonno. La situazione è stata davvero occasione», conclude.
Una risposta concreta e gioiosa – tra le magliette coloratissime di chi “va” e “fa” l’oratorio, i canti, purtroppo accompagnati dalle coreografie tipiche di ogni anno – a quanto aveva chiesto l’Arcivescovo parlando di situazione inedita e della necessità di offrire risposte inedite senza lasciare indietro nessuno nei mesi estivi.
«Questa è la caratteristica dei nostri oratori: inventare sempre qualcosa perché tutti possano avere un luogo sicuro dove poter avere la gioia di trovarsi, con il desiderio di costruire qualcosa di buono. In questo 2020, i ragazzi sono più trattenuti del solito. È giusto, ed è conseguenza delle cautele necessarie, ma si vede che sono contenti. Tutto questo è promettente, considerando che c’è ancora tanto da sperimentare e da vivere», nota, infatti, il vescovo Mario, a bordocampo, mentre i piccoli e i più grandicelli, distanziati, divisi per squadre, con i grandi flaconi di igienizzante a portata di mano, le mascherine e attentamente sorvegliati dal parroco e dagli educatori, giocano.
Un segno bello, di speranza anche per l’intera società, un primo banco di prova, magari guardando alla riapertura delle scuole a settembre. «Noi abbiamo pochi mezzi e, quindi, non abbiamo la presunzione di risolvere i problemi, però di essere un segno, sì. Laddove vi è la buona volontà, il desiderio di mettersi al servizio di chi ha più bisogno, qualcosa nasce comunque. La città è una comunità che si crea, secondo i desideri dei cittadini e di ciò che essi stessi scelgono di mettere in atto. Noi scegliamo di costruire una città fatta di gioia, solidarietà, speranza».
Come si sta, peraltro, rendendo evidente in tutto il territorio diocesano «dove – osserva don Stefano Guidi, direttore della FOM – più della metà delle realtà oratoriane della nostra Chiesa si sono attivate, per cui – aggiungendo anche chi offre proposte episodiche -, si arriva a più di 500 oratori che hanno accolto la richiesta dell’Arcivescovo. Davvero una risposta straordinaria.
«Grazie per essere tra noi, qui dopo tanti mesi in cui siamo stati rinchiusi in casa», dice il ragazzino di una squadra, regalando (come fanno anche le altre) dei disegni al vescovo Mario.
Il momento di dialogo si sviluppa, dopo il segno della croce, con la distribuzione dell’immaginetta – sul fronte l’azzurro emblematico dell’opera di Nicola De Maria, sul retro la preghiera – e la lettura del brano del Vangelo di Luca, attraverso l’episodio della guarigione del Centurione. «Il soldato romano che sorprende Gesù per la sua fede. L’azzurro del cielo colora anche le montagne, colora anche la terra. Ho scelto questa immagine per spiegare il mio motto, “La terra è piena della gloria di Dio”», spiega l’Arcivescovo ai ragazzi.
Ma cosa è la gloria di Dio? «È l’amore che rende capaci di amare, come Gesù ci ha comandato. In qualsiasi posto della terra questo amore di Dio c’è. Pensate alla fede straordinaria del Centurione. La gloria è la presenza dell’amore che è dentro ciascuno di noi. Quando sentite qualcuno dire che va tutto male, voi dite: “invece di lamentarti non potresti accorgenti che la terra è piena della gloria di Dio, l’amore che rende capaci di amare?”. La preghiera, poi, è un dialogo con le tre domande più importanti della vita, gli interrogativi che hanno tutti. “Che senso ha la vita? Come si fa a pregare? Che cosa devo fare, quale è il mio compito?” Quindi, parla del senso dell’esistenza, del rapporto con Dio, della vocazione. Vi raccomando di leggerla ogni tanto, magari il giovedì».
Di un’«esperienza eccezionale» si parla nella successiva visita dell’Arcivescovo all’oratorio San Giovanni Bosco. Partita il 15 giugno, Summerlife qui terminerà questa settimana, dopo «giorni intensi di giochi e di lavoro, ricchi di gioia», realizzatasi con una progettazione partita da tempo. «Già in pieno lockdown abbiamo iniziato ad interrogarci. Siamo stati i primi ad attivarci a Sesto San Giovanni con proposte specifiche per tutte le fasce d’età previste dai Decreti governativi. Dai 3 ai 5 anni, dai 6 agli 11, dai 12 ai 17 anni, sono stati coperti tutti i posti disponibili: 20 per la fascia dei bambini di età prescolare, 21 per quelli di età scolare e 30 per i preadolescenti e gli adolescenti; i più piccolini sono stati ospitati nei locali della Scuola materna parrocchiale, mentre gli altri sono stati distribuiti negli spazi, alternandosi tra mattina e pomeriggio. La proposta educativa è stata affiancata anche da una sportiva concretizzatasi in orario preserale per circa 30 ragazzi nella fascia dai 12 ai 17 anni, con allenamenti di calcio controllati, e con una proposta di teatro domenicale alla sera».