È ormai in arrivo l’enciclica sull’ambiente: il Papa stesso vi ha fatto riferimento domenica all’Angelus, parlando di un avvenimento da accompagnare «con una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori». Il testo sarà rivolto a tutti, perché ciascuno, credente o no, deve oggi crescere nella responsabilità verso la casa comune che Dio ha affidato a tutti.
L’interesse della Chiesa per l’ambiente non nasce oggi. Cinquant’anni fa il Concilio rilevava come nel nostro tempo s’imponga la domanda circa il «compito dell’uomo nell’universo» (GS 3). I padri conciliari registravano una consapevolezza diffusa: l’uomo è divenuto molto potente a motivo delle sue conoscenze scientifiche e dei mezzi tecnici, ma, nello stesso tempo, appare incerto nel governare quanto possiede. Un esempio è precisamente l’ambiente, dove molte volte l’uomo si è mostrato non un custode saggio, ma uno sfruttatore sconsiderato, al punto da impoverirne le risorse o da mutarne gli equilibri. Il Concilio era convinto che i beni della terra non dovessero essere messi al servizio di pochi, così da divenire questi sempre più ricchi, ma di tutti, specialmente dei più poveri. Dio ha dato la terra a tutti gli uomini e a nessuno deve mancare il necessario.
Negli anni seguenti il magistero pontificio ha costantemente avuto presente la questione ecologica nella prospettiva conciliare: il compito dell’uomo nell’universo è quello di avere cura dell’ambiente secondo un equilibrato sviluppo. Intervenne il beato Paolo VI, mettendo in guardia perché lo sfruttamento sconsiderato della natura poneva problemi di sicurezza per l’uomo stesso, oltre ad essere una degradazione dell’ambiente. Ne parlò tante volte san Giovanni Paolo II, esponendo i danni causati dall’uomo all’ambiente, espressione della bramosia di alcuni nell’avere e nel godere oltre quello che è possibile. Soprattutto, il Papa riconduceva il rapporto dell’uomo con l’ambiente al progetto creatore di Dio. La terra è affidata all’uomo in quanto collaboratore nel continuare l’opera della creazione: sempre, infatti, l’uomo ha cercato di migliorare le specie viventi da quelle vegetali a quelle animali. Al contrario lo sfruttamento moderno, accresciuto dal consumismo, è un errore antropologico: l’uomo dimentica di essere collaboratore e diviene padrone.
All’ambiente ha fatto riferimento anche Benedetto XVI, definito da una nota rivista internazionale “il primo Papa verde”. Attento alle questioni sociali, ha posto la protezione dell’ambiente all’attenzione dei responsabili internazionali, invitando a ripensare l’attuale modello di sviluppo globale. Nessuno deve accaparrarsi le risorse della terra, perché l’intera famiglia umana vi deve trovare il necessario per vivere dignitosamente. Papa Francesco ha iniziato il suo pontificato, ricordando la vocazione di tutti a custodire l’intero creato nella sua bellezza e varietà. Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma ancora oggi a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti.
L’attenzione della Chiesa a questo argomento ha radici profonde. Con l’Enciclica siamo, però, davanti ad una novità. Infatti, finora l’ambiente è stato affrontato come un tema tra i tanti all’interno di documenti magisteriali – per lo più lettere Encicliche – a carattere morale o sociale o in contesti più ampi come le Giornate mondiali per la pace. Ora, invece, il Papa ha scelto di dedicare all’ambiente un testo ampio e completo come quello di un’Enciclica.
Sicuramente il testo riscuoterà molta eco mediatica, anche a motivo del fatto che nel 2015 vi sono importanti appuntamenti internazionali sui cambiamenti climatici. E la Chiesa vi entra secondo una competenza che acquisisce dagli studiosi, ma anche con una visione che le è propria, promuovendo insieme un’ecologia ambientale e un’ecologia umana. A essere in pericolo non è solo l’ambiente, ma anche l’uomo; la cultura dello scarto sacrifica al profitto e al consumo parte dell’umanità: poveri, affamati, malati. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è disabile, se non serve ancora – come il nascituro -, o non serve più – come l’anziano. Per questo i Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale.