Sarà all’Auditorium Angelicum, per partecipare all’incontro di mercoledì con l’Arcivescovo di Milano «Come astri nella notte». Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura musulmana di via Padova, con un ruolo anche di imam pro tempore, figura molto nota per la sua capacità di dialogo e di confronto, non mancherà a questo evento che definisce «importante» e nella scia di una ormai lunga vicenda di rapporti proficui con la Chiesa ambrosiana. Strada sulla quale – osserva – si deve proseguire soprattutto in vista delle nuove generazioni e della convivenza futura.
Che cosa si aspetta, come rappresentante di una realtà islamica di vertice a livello cittadino, e cosa si attendono i partecipanti di religione musulmana da questo incontro?
Certamente siamo molto contenti che sia stata proposta questa iniziativa da parte della Diocesi di Milano. Da tanti anni abbiamo con la Chiesa ambrosiana un percorso di dialogo, di comunicazione, di fraternità che ci ha permesso di confrontarci su tanti punti comuni e di convergenza tra comunità musulmana e società milanese. Tutti i Pastori ambrosiani – a partire dal cardinale Carlo Maria Martini per arrivare al cardinale Angelo Scola – hanno avuto, infatti, sempre molta attenzione per le diverse comunità e minoranze presenti sul territorio. Anche l’attuale Arcivescovo è tornato a riflettere più volte su questo tema e mi piace ricordare che, nell’omelia del suo ingresso solenne in Diocesi, ha parlato di “fratelli”. Quindi, quello che prosegue è un dialogo che definirei molto saldo e stabile.
Un «parlarsi» per superare ideologie e steccati sempre più necessario oggi?
Sì. Il conoscersi in un dialogo di rispetto e fraterno può portare – come ha già fatto e sta facendo – molti frutti a questa società multietnica e multiculturale. Noi speriamo, inoltre, davvero che la questione aperta dei luoghi di culto venga risolta e che anche queste riunioni possano aiutare la comunità musulmana milanese, perché in città continuano a mancare spazi regolari. Milano non è una città periferica, ma una metropoli internazionale: occorre avere luoghi di culto degni per tutti, ma specie per facilitare l’inserimento e l’inclusione dei nostri giovani nati e cresciuti in questa società e che ad essa si sentono veramente di appartenere.
Come responsabili musulmani parteciperete in gran numero?
Sono convinto di sì, anche perché lo verifichiamo ogni anno negli incontri che organizza il Forum delle religioni di Milano. Venerdì scorso abbiamo dato a tutti l’annuncio che ci sarà questo evento. Vogliamo anche cercare di coinvolgere al meglio i nostri giovani che rappresentano il futuro non solo per la nostra comunità, ma per l’intera città di Milano.