Il cardinale Scola ha presieduto la VII sessione del Consiglio presbiterale a Triuggio. Un incontro che, posto proprio dall’Arcivescovo sotto la protezione di San Giuseppe, ha visto i sacerdoti membri confrontarsi sulla formazione all’impegno socio-politico partendo in particolare da una lettura della realtà che è venuta proprio dagli interventi dei consiglieri.
Dopo aver rilevato, da parte del presidente della commissione preparatoria don Virginio Colmegna, la necessità di affrontare l’analisi della situazione a partire da un’attenta lettura della realtà, si è posta l’attenzione sul fatto che assistiamo oggi a una crisi di lungo periodo e di radici profonde, che investe tutti gli aspetti della vita sociale ed economica, delle relazioni tra le persone, dei fondamenti dell’agire sociale e umano.
A essa è urgente rispondere con un rinnovato impegno culturale, che non rinunci all’interpretazione di fenomeni come la migrazione o l’incidenza delle nuove tecnologie nel vivere ordinario. Ci prepariamo a vivere cambiamenti che richiedono un approfondimento delle questioni etiche e antropologiche e un’attenzione rigorosa sul piano politico, legislativo, comunicativo.
Occorre una lettura sapienziale della crisi e perciò un investimento formativo che coinvolga la coscienza credente. Alla comunità locale spetta il compito di respirare questa crisi e queste urgenze con spirito costruttivo, muovendo clero e laici con la capacità di incidere sul territorio e con la consapevolezza del patrimonio grande che l’intelligenza della fede consegna e alimenta. In particolare si è ricordato come soprattutto in rapporto alla situazione relativa al territorio della Diocesi di Milano, gli interrogativi ineludibili emergenti dall’attuale contesto riguardano, come ha richiamato il cardinale Scola nel Discorso alla Città del 6 dicembre scorso: il problema del lavoro, la situazione della famiglia, degli anziani e della crisi demografica, la povertà e l’emarginazione, l’immigrazione.
Dal confronto sono emersi alcuni nodi e sfide fondamentali per la comunità cristiana di oggi: la mancanza di una attenta riflessione ed educazione al bene comune, così da condurre i cristiani a comprendere come fondante per la costruzione di esso sia il poter fare delle cose insieme. Purtroppo però i cristiani sembrano profondamente disabituati all’agire collettivo, smarriti quando si tratta di riscoprire il valore dell’impegno politico come capacità di «sortirne insieme». Oggi le comunità cristiane e le realtà ecclesiali hanno luoghi per il discernimento comunitario e per guardare insieme alla realtà ben radicati nel Vangelo? La comunione ecclesiale richiede prassi dell’incontro e un ascolto personalizzato e non bastano le attività, pur lodevoli, di conferenze e seminari a riguardo. C’è da riscoprire – si è sottolineato in assemblea – la grande pedagogia dell’educazione alla cosa pubblica che parte dall’essere autenticamente immersi nella storia, popolo in cammino, persone che sanno interrogarsi a livello personale e promuovere un serio discernimento comunitario.
Si è messa in evidenza come la formazione alla politica non può che partire dal basso, dai territori, dalla quotidianità della vita. Per questo la formazione all’impegno socio-politico va rafforzata partendo dai contesti locali, dall’associazionismo, dai movimenti, dalla dinamica delle parrocchie, chiedendo a chi ha competenze di offrire contenuti ed esperienza a chi è professionalmente impegnato.