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Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Triuggio

Lettera pastorale, quale meta e quale speranza?

La ricezione e l’attuazione di “Cresce lungo il cammino il suo vigore” al centro della X sessione di lavoro del Consiglio pastorale diocesano

di Rosangela CarùConsigliera del Cpd e Presidente della commissione preparatoria della sessione

26 Novembre 2018

Il Consiglio pastorale diocesano, nella sessione dello scorso fine settimana, aveva come oggetto “Ricezione e suggerimenti per l’attuazione della Lettera pastorale dell’Arcivescovo per l’anno pastorale 2018-2019”.

La Lettera pastorale è molto ricca e offre numerosi ambiti di riflessione, per accompagnarci, personalmente e come comunità, nel nostro cammino di fede, mediante “le pratiche di sempre”: Quello che abbiamo basta per la nostra salvezza e la nostra speranza, basta per il nostro pellegrinaggio e per entrare nella vita eterna. (pag.14). Siamo chiamati ad essere pellegrini nel tempo presente come coloro che ammantano di benedizioni la terra che attraversano”. (pag.35)

Lo scopo della sessione del Consiglio pastorale diocesano era quello di fornire all’Arcivescovo una prima informazione sulla diffusione – ricezione della sua Lettera pastorale, sul senso della vita cristiana come pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste, e di offrire suggerimenti per la sua attuazione nella Chiesa diocesana.

Aprendo il Consiglio, l’Arcivescovo ha dato una chiave di lettura della Lettera per introdurre al confronto. Innanzitutto, ha sottolineato che la Lettera viene dalla gioia di quello che viviamo. Il nostro lavoro è pieno di stupore per le grazie che riceviamo, di gratitudine al Signore e a tutto quello che si vive. La riflessione sulle cose ordinarie è motivo di gioia. Una Lettera pastorale potrebbe essere di rimprovero o più operativa, ma nel contemplare la Chiesa di Dio che è la nostra Diocesi, l’Arcivescovo è pieno di stupore. Dobbiamo renderci conto dei doni, delle condizioni favorevoli. Ci ha invitato infatti ad alzare lo sguardo per contemplare la Chiesa di Dio e la Lettera nasce dalla gioia di essere cristiani.

In secondo luogo ha delineato lo scenario entro cui si pone la lettera: questo scenario è ricco e ci permette di dare valore alla vita ordinaria della Chiesa; riguarda il futuro e l’Arcivescovo lo ha dipinto in cinque tratti, di cui tre positivi e due preoccupanti.
È una Chiesa che guarda al suo futuro con un volto che si arricchisce di ciò che ci dà lo Spirito.
È una Chiesa che prega e si sente attrezzata per il futuro.
È una Chiesa che si interessa dei giovani non come consumatori dei loro prodotti, ma come destinatari del Vangelo.

Tuttavia ci sono aspetti dolorosi.
È una Chiesa perseguitata: tanti sono i nomi di persone cristiane uccise nel mondo.
È una Chiesa che qualche volta si ammala di malumore, invece abbiamo motivi per essere contenti.

Ogni Zona, poi, ha condiviso il suo contributo sulla ricezione della Lettera pastorale, a partire da alcune domande indicate dalla Commissione preparatoria. Successivamente i consiglieri hanno comunicato le loro riflessioni e alcuni suggerimenti operativi, attraverso i lavori di gruppo sui quattro grandi temi della Lettera: Parola di Dio, Eucaristia come pane del cammino, la preghiera personale e comunitaria, la trasfigurazione della storia,

Durante il tradizionale “Caminetto” serale, l’Arcivescovo – che è stato padre sinodale – è stato intervistato e amabilmente provocato dai giovani consiglieri sul Sinodo dei Vescovi dedicato a “Giovani, fede e discernimento vocazionale”.

Nella seconda giornata è stata fatta la presentazione sintetica dei lavori di gruppo e di alcune domande aperte o punti da approfondire.
«Parola»: emerge il desiderio e il bisogno di ascoltare la Parola, di avere la capacità di dare ragione della speranza.
«Pane»: si chiede di incrementare accoglienza e dimensione comunitaria della Messa; spesso abbiamo perso il senso del rito, ne abbiamo smarrito il significato; abbiamo bisogno di trovarlo di nuovo.
«Preghiera»: come innamorare alla preghiera chi ha smarrito o non ha mai avuto questa “sana abitudine”? La Regola di vita può essere un valido aiuto nel pellegrinaggio di fede.
«Trasformazione della storia»: come interpretarci in modo adeguato, abitando la terra e vivendo con fede?

In particolare la seconda giornata ha avuto come punto centrale la ricerca dei tratti di una spiritualità del pellegrinaggio. L’Arcivescovo ha sottolineato che nelle nostre programmazioni manca il senso e la coscienza della meta. Il pellegrinaggio, ha spiegato, è un viaggio perché c’è una meta da raggiungere e che motiva il pellegrinaggio stesso. Siamo in cammino verso il Regno di Dio e questo fa fatica a entrare nei nostri pensieri. La meta del nostro pellegrinaggio non è il futuro, perché quando arriva è già passato; la vera meta del pellegrinaggio ci attira e ci fa essere nella gioia, perché è Gesù che ci ha resi partecipi già fin d’ora del Regno di Dio e nello stesso tempo è ancora da raggiungere definitivamente. Infine, ha ricordato l’Arcivescovo, il pellegrinaggio è una cosa carnale, cioè storica, concreta che si realizza nel tempo e nello spazio.

Dopo i numerosi interventi dei consiglieri, è seguito quello finale dell’Arcivescovo, che si è detto arricchito dalle numerose riflessioni e dalle molte proposte. Ci ha affidato questo cammino di Chiesa, invitandoci a essere intraprendenti, a proporre agli altri che incontriamo alcuni passaggi della Lettera pastorale che ci stanno più a cuore, per la speranza dell’umanità, che fa tanti cammini, ma spesso non sa dove andare. Questo per dire che tutti abbiamo un compito missionario: tutti siamo responsabili di ciò che serve per far crescere il vigore lungo il cammino.

La cifra di questo Consiglio pastorale diocesano è stato un dialogo intenso e inusuale tra l’Arcivescovo e i consiglieri nell’approfondire i significati più profondi di quanto consegnato da lui alla nostra Chiesa. Momenti di speciale formazione che incoraggiano e abilitano tutti a sentirsi parte dell’unica missione di cui l’Arcivescovo si fa non solo guida ma anche “compagno di viaggio”.

 

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