di Silvano Stracca
Piazza San Pietro, domenica 22 ottobre 1978. Quando termina la messa solenne per l’inizio del pontificato di Karol Wojtyla, sono ancora nell’aria le sue parole: «Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Non abbiate paura!». Giovanni Paolo II si affaccia alla finestra del suo studio e rivolge un saluto particolare ai giovani: «Voi siete l’avvenire del mondo, la speranza della Chiesa. Voi siete la mia speranza».
Il nuovo Papa «vuole bene a tutti – spiega durante una delle prime udienze generali -, ma ha una preferenza per i più giovani, perché essi avevano un posto preferenziale nel cuore di Cristo, il quale desiderava rimanere con i fanciulli e intrattenersi coi giovani; ai giovani rivolgeva particolarmente la sua chiamata; e di Giovanni, l’apostolo più giovane, aveva fatto il suo prediletto».
Inizia così un dialogo che il Papa presto continuerà per le strade del mondo. Da Città del Messico a Varsavia, da Dublino a New York, da Parigi a Kinshasa, da Rio de Janeiro a Tokyo… Dovunque, insomma, lo conducano i suoi primi viaggi. «Amo i giovani – confida in più d’una occasione – perché sono come la primavera che sorge sul mondo e su ciascun Paese in particolare».
L’Anno Santo della Redenzione vede arrivare a Roma, nel 1984, un numero inatteso di giovani da tutta l’Europa. L’afflusso straordinario per incontrare il Papa si rinnova nel 1985 per l’Anno internazionale della Gioventù indetto dall’Onu. «Ai giovani e alle giovani del mondo», nel marzo di quell’anno, Giovanni Paolo II scrive per la prima volta una lettera apostolica, Dilecti amici.