La festa si scioglie all’arrivederci del Papa. Anzi, continua. Il tappeto di teste e bandiere e passeggini che ha coperto la pista dell’aeroporto di Bresso si sfrangia in mille direzioni. «A domani», dà appuntamento Benedetto XVI, e centinaia di migliaia di famiglie scattano in piedi all’unisono. «Viva il Papa», grida qualcuno, ed è un festoso rompete le righe. Partono in tutte le direzioni, a piedi, verso i pullman e le metropolitane, gettonatissime pure le biciclette. Ma in tanti rimangono.
Rimangono, perché lo show continua. Tra lirismi e ritmi che invitano a danzare. Largo, sul palco sormontato dall’arcobaleno bianco, alla grande musica internazionale. Una sorta di giro del mondo del pentagramma.
«Ennio e Maria non hanno potuto esserci», esordisce la conduttrice. Ma la loro musica viene da lontano, e attraversa i decenni. Il maestro Morricone ha tessuto la melodia nel 1968, sua moglie ha scritto il testo anni dopo. Il risultato è affidato, sul palco di Bresso, alla voce precisa e modulata di Dulce Pontes, passionale cantante portoghese: un inno all’amore che fa incontrare, misteriosamente, vite che diventeranno coppia, e famiglia, e una nuova storia.
Poi c’è l’Africa, da cui tutti veniamo, ricorda la diretta tv: e con cui tutti balliamo, soprattutto se il ritmo è quello di Pata Pata, il pezzo sudafricano regalato al pianeta dalla compianta Miriam Makeba, che trova nuova linfa in una coppia, Dudu Manhenga e la moglie, musicisti dello Zimbabwe, giusto per ricordare che la famiglia è risorsa di solidarietà e futuro anche in paesi vessati da conflitti sociali e politici che si avvitano da decenni.
Canzoni e collegamenti
La scaletta si srotola tra gli applausi dei tanti addensatisi sotto palco. Noah, la grande interprete israeliana, rende omaggio ai terremotati dell’Emilia, e non si smentisce: appello al dialogo e al lavoro comune, tra religioni, per costruire giustizia sociale e pace oltre ogni diversità. Traguardi che sembrano a un passo, sulle note avvolgenti della canzone di Nicola Piovani che ha accompagnato l’Oscar di Benigni, anche quella – a suo modo – una storia di famiglia, più forte dei peggiori demoni della storia.
Collegamenti da Nazareth per illustrare il progetto di un “Centro internazionale per le famiglie” e con la regina Rania di Giordania che ragiona sulla centralità del ruolo delle donne nella famiglia e nella società: «I valori che noi insegniamo ai nostri figli e figlie restano con loro per tutta la loro vita. Questo significa che le madri non sono solo maestras dei ragazzi ma anche maestras del cambiamento». E poi ancora gospel, e fiati dalle Ande, e quartetti country, e danze, e fiabe recitate ai piccoli come prima di andare a dormire, e il ricordo doloroso e accorato di una figlia scomparsa, e i sogni finali delle famiglie spettatrici-protagoniste. La notte finisce in musica: torneranno con biciclette e passeggini, per pregare, domani mattina.