Tra il 2019 e il 2023 l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha tenuto una serie di discorsi e interventi pubblici in cui ha letto con lucidità i tratti della nostra epoca, attraversando regole e comportamenti nei mondi dell’economia, della società, della giustizia, della politica, denunciandone le derive, sollecitando impegni personali e collettivi e smuovendo i cristiani ad assumersi responsabilità per il futuro della polis.
Questi interventi sono ora raccolti nel volume Più giusti più liberi (In dialogo, 112 pagine, 12 euro). Pubblichiamo la prefazione di Gianni Borsa, presidente dell’Azione cattolica ambrosiana.
Questo libro contiene un invito, un monito, un auspicio, una speranza. Strettamente correlati tra loro. Il tutto muovendo da alcune evidenze che, in questa fase storica, dinamica e assai complessa, diventano sfide: l’accelerarsi del tempo, che sempre ci precede e spesso ci spiazza; il rarefarsi di valori e certezze universalmente condivisi; il diffuso prevalere dell’“io” sul “noi”; la necessità di rafforzare (ricostruire?) il senso di comunità; il dovere – che non dovrebbe mai venir meno – di tutelare i soggetti più fragili, poveri, soli. Un tempo che richiede, dunque, di rimettere al centro la persona e il suo essere soggetto relazionale, immerso appunto in una comunità nella quale, insieme, si ha cura del bene comune.
Quale, allora, l’invito che qui emerge? Potremmo dire: sentirsi parte di un demos, un popolo in cammino, un popolo che comprende la vita di ciascuno; e, al contempo, promuovere un vivere civile e una società nei quali ognuno abbia il proprio spazio, il proprio ruolo, tutele adeguate – entro un preciso quadro di diritti e di doveri –, opportunità riconosciute per un futuro possibile, da costruire e da assicurare alle giovani generazioni. Al contempo – ecco il monito –, si avverte la necessità di quella rivoluzione morale della quale si fa voce l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, quando segnala che per vincere il “male” (il crimine organizzato, le mafie, le truffe, le offese fisiche o psicologiche, così pure ogni ferita inferta alla legge e, attraverso di essa, alla comunità) sono necessarie «una conversione morale», «fortezza interiore» e che «i cittadini onesti siano uniti nel difendere il bene comune» nella convinzione che «l’opera onesta è più solida e più redditizia dell’opera disonesta». L’obiettivo – leggiamo nelle pagine che seguono – è la «cura della legalità», la quale favorisce e promuove, insieme, la tutela dell’individuo e l’interesse collettivo.
In tale direzione, ognuno è chiamato a fare la sua parte. Qui il forte, deciso auspicio. Quell’“ognuno” chiama in causa i diversi soggetti di una società: la famiglia, la scuola e l’università, la politica, le istituzioni pubbliche (con un ruolo di primo piano quelle la cui vocazione è garantire il rispetto della legge e la pace sociale), il mondo dell’economia, le realtà del volontariato, le comunità di fede. Perché il bene ha bisogno di fautori di bene. Un “ripasso” dell’evangelico “discorso della montagna”, con le proclamate beatitudini, richiamerebbe proprio il compito di tutti affinché ciascuno possa essere, ugualmente, più giusto e più libero.
E la speranza? Monsignor Delpini è, lungo tutto il suo servizio sulla “cattedra di Ambrogio”, un irriducibile seminatore di fiducia. L’Arcivescovo di Milano legge, con lucidità, i tratti di questa nostra epoca; attraversa regole e comportamenti nei mondi dell’economia, della società, della promozione della giustizia, della politica; ne denuncia le derive; sollecita impegni personali e collettivi; smuove i cristiani ad assumersi responsabilità per il futuro della polis. Perché la speranza non può restare una vaga promessa, ha bisogno – come aveva ammonito monsignor Tonino Bello – di essere “organizzata”. È – scrive qui Delpini – una «terra promessa» che esige «testimonianza», «coinvolgimento personale», «con la persuasione che non esiste una storia già scritta, ma una storia da scrivere, fiduciosa in una promessa».
Nelle pagine che seguono alcuni autorevoli interventi introducono alla lettura e approfondiscono il senso del presente volume: si tratta di monsignor Carlo Azzimonti, vicario episcopale per gli Affari Generali e Moderator Curiae della diocesi di Milano; Giuseppe Ondei, presidente della Corte di Appello di Milano; Mattia F. Ferrero, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Milano. Apre poi la raccolta dei testi dell’arcivescovo Delpini il discorso tenuto in Consiglio comunale a Milano nel settembre 2023 dove emergono i temi principali che vengono affrontati nei contributi successivi: il valore della giustizia, i tratti della legalità, le origini delle ingiustizie, i “volti” e le conseguenze delle disuguaglianze, le infiltrazioni del male nel mondo dell’economia (usura, sovraindebitamento…), l’azione in risposta alle mafie.
Quelli riportati sono interventi specifici dell’Arcivescovo sul tema della giustizia, in taluni casi rivolti «agli uomini e alle donne operatori di giustizia». Non si tratta, quindi, di una trattazione sistematica e organica degli argomenti via via affrontati: vi si riscontrano piuttosto complessive chiavi di lettura e un costante richiamo al valore essenziale della giustizia stessa. Questo spiega anche qualche “fisiologica” disomogeneità dei contributi, oltre al fatto che il lettore troverà dei riferimenti puntuali all’hic et nunc in cui i discorsi sono stati pronunciati.
Non ultima, una precisazione sul titolo della raccolta – Più giusti più liberi –, che vuole sollecitare e sottolineare una disposizione personale e una responsabilità specifica nel modo di agire, lavorare, governare in modo “più giusto”, per garantire a tutti di essere “più liberi”.
Gianni Borsa
Presidente dell’Azione cattolica ambrosiana.