Hanno scelto di abitare per un periodo della loro vita in strutture parrocchiali per aiutare i sacerdoti, ma anche per trasmettere un nuovo stile di presenza nella comunità. Si chiamano «famiglie missionarie a Km 0»: al momento, nella diocesi, sono 27 e stanno vivendo la loro missione a pochi chilometri da casa. Le loro storie – alcune delle quali sono raccontate nel numero di luglio/agosto de «Il Segno» – sono diversificate, come dimostra la variegata provenienza ecclesiale: arrivano dalla concretezza del movimento del Mato Grosso, ma anche dalla spiritualità di Comunione e liberazione, dell’Agesci o dei Secolari francescani, dall’Azione cattolica o dalle Equipes Notre-Dame.
Alcune famiglie hanno iniziato a vivere in parrocchia dopo aver terminato un’esperienza come fidei donum in America Latina e stavano già maturando un progetto di missione in città. Altre, semplicemente, avevano accettato la proposta di vivere in canonica, affiancando la presenza del sacerdote a servizio della comunità. «Ma – esclamano coralmente – quando ci siamo conosciute tra noi è stato talmente bello vedere che, pur con provenienze diverse, il senso delle nostre esperienze era lo stesso, che è stato naturale bussare alle porte della Curia chiedendo di essere accompagnati nel nostro percorso. È bastata una mail a monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Missione e l’azione sociale, per iniziare il cammino insieme», spiegano.
Ciò che colpisce, riconosce monsignor Bressan, è la loro fiducia nella Chiesa. «Proprio queste famiglie – conclude – possono essere il laboratorio di una Chiesa che rinnova il suo volto».