Promette di essere un evento interessante e – perché no? – di lanciare un messaggio decisamente controcorrente. In un tempo in cui la prospettiva con la quale si guarda al futuro della Chiesa in Italia è segnata da grande preoccupazione, anche (ma non solo!) per l’inesorabile invecchiamento e il calo progressivo del numero di preti, il convegno delle famiglie missionarie a km zero, che andrà in scena il 2 e 3 novembre a Milano (vedi a fianco), sarà un’occasione preziosa per confrontarsi sulle sfide aperte con un ottimismo non ingenuo, perché ancorato alla fede e alla Parola. “Ora è tempo di gioia”: il titolo scelto dice che i protagonisti vogliono portare la buona notizia di una Chiesa in uscita, su vie nuove, passando dal “suonare campane” al “suonare campanelli”.
Come detto, l’incontro raduna le famiglie missionarie a km zero. Alcune di esse hanno esperienze di missione ad gentes in continenti extraeuropei, altre no. Tutte, però, condividono il fatto di essersi messe a disposizione della Chiesa locale, in uno stile di servizio, condivisione e accoglienza, prendendo dimora in un’abitazione di proprietà della parrocchia, ma facendo in modo che i genitori continuino il loro lavoro ordinario e che i figli vivano una quotidianità non dissimile da quella dei loro coetanei. Forse anche per questo genere di spiritualità molto feriale – tanto semplice quanto concreta, che ama i fatti più della teoria e privilegia gli incontri e le relazioni rispetto ai programmi pastorali e alle iniziative roboanti – il fenomeno delle famiglie missionarie a km zero si sta diffondendo sempre di più. Al convegno, quindi, ci saranno numerose famiglie di questo tipo attive in Diocesi di Milano, ma anche molte altre che fanno esperienze simili in Italia; con loro interverranno preti, diaconi, religiosi e religiose interessati a questa realtà.
Spiega Emanuela Costa, che – milanese di origine ma di stanza ad Alba – tiene un po’ le fila della rete delle famiglie missionarie a km zero: «Dal 2015 a oggi, si è via via creata una rete, informale ma consolidata, di amicizia e scambio con famiglie in tutta Italia. Già in molti – contiamo almeno cento realtà – hanno messo casa in canoniche, oratori, santuari, strutture sussidiarie di proprietà di parrocchie, istituti religiosi o missionari. Ci sono anche alcune esperienze-pilota che coinvolgono i giovani».
Il convegno è strutturato in due momenti. Il sabato è prevista una giornata assembleare. La domenica invece sono stati organizzati alcuni incontri diffusi nelle Zone pastorali della Diocesi, in modo da potersi conoscere da vicino e confrontarsi con le comunità parrocchiali che già ospitano esperienze del genere.
Continua Emanuela Costa: «Diverse Diocesi stanno lavorando sui temi della corresponsabilità e delle nuove ministerialità. Ascolteremo in particolare le riflessioni di tre Diocesi (Como, Treviso e Padova) che si stanno mobilitando concretamente su questo tema. Saranno anche coinvolte famiglie che abitano in case proprie, ma che svolgono un ruolo pastorale (fraternità di famiglie, strutture per l’accoglienza, case comunitarie…). Queste realtà, sparse per l’Italia, sono promotrici di significative e spesso originali attività di formazione spirituale e animazione pastorale anche in collaborazione con la Diocesi, un riferimento per molti, un luogo in cui vedere testimoniato il Vangelo in modo diverso, ma non alternativo rispetto alle parrocchie. Pensiamo siano uno dei segni della ricchezza evangelica di questo momento».