Le consacrate che sono donne in cammino, che non si fermano, donne trasfigurate da Dio per visitare un’umanità tribolata e stanca. Donne come Ageneste Nyonkuru che di strada, nel tempo e nello spazio, ne ha fatta tanta, per arrivare a professare per sempre i Consigli evangelici nella basilica di Sant’Ambrogio, davanti all’Arcivescovo di Milano.
36 anni, giunta in Italia, presso la Casa Madre della Comunità delle Piccole Apostole di Gesù di Appiano Gentile, dalla remota località burundese di Buhindye nel luglio 2013, ma già entrata l’11 settembre 2009 nella realtà dello stesso Istituto di diritto diocesano in Burundi, la neo professa entra così definitivamente tra la ventina di sorelle – di cui 8 burundesi – che compongono le Piccole Apostole.
La Messa, presieduta appunto dal vescovo Mario, viene concelebrata dai vescovi, monsignor Paolo Martinelli, vicario episcopale per la Vita Consacrata e monsignor Luigi Stucchi, suo collaboratore, dall’abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini e da alcuni presbiteri del Vispe (Volontari Italiani Solidarietà Paesi Emergenti) fondato da don Cesare Volontè, fondatore anche delle Piccole Apostole, prima nella Bassa milanese nel 1967 e, in Burundi a Mutuyi, 50 anni fa.
L’omelia dell’Arcivescovo
Dopo la chiamata e l’“Eccomi” pronunciato dalla candidata, la riflessione dell’Arcivescovo muove proprio dalla vicenda personale di suor Ageneste, che «viene da lontano secondo la nostra geografia che ritiene Milano il centro del mondo, che suppone che qui ci sia il monopolio della cultura, del cristianesimo e di ogni cosa buona». Un “lontano” – dove la religiosa aveva comunque appreso dai suoi genitori a pregare, recitando le preghiere più semplici, come il Padre Nostro, mentre portava al pascolo le capre -, che diventa la metafora della vocazione alla vita consacrata, sul modello viaggio di Maria verso la casa della cugina Elisabetta narrato nel primo capitolo del Vangelo di Luca.
«La consacrazione, infatti, non è un arrivare ma un essere in viaggio; non è il risultato di un cammino di discernimento ma l’accendere di un ardore, una gioia, un’urgenza missionaria», scandisce il vescovo Mario. «Nessuna consacrata di nessun Paese, di nessuna cultura è una donna che si è fermata, che si è sistemata: Le consacrate sono donne in cammino, animate da una domanda, da una specie di inquietudine per contemplare l’opera di Dio. Donne non alla ricerca di un’oasi appartata e rassicurante per mettersi al riparo dai pericoli e dalle tribolazioni della vita; sono donne in cammino per visitare questa povera umanità tribolata e stanca, euforica e distratta, malata di eccitazione e di disperazione; in cammino anche quando stanno ferme»
E, ancora, «donne in cammino perché hanno un cantico da cantare, una gioia da portare: segno per la Chiesa». Il riferimento è alla prima lettura, tratta dal capitolo 43 del profeta Isaia, con il viaggio del popolo di Israele protetto dal suo Signore.
«Il racconto del viaggio tribolato suona come un cantico nelle parole del profeta, non perché il benessere sia garantito, non perché i risultati siano assicurati», ma perché la consacrata è preziosa agli occhi di Dio. Perciò la parola che suor Ageneste dice è quella del profeta: “Non temere”. Non temere, continua ad avere fede, non lasciarti prendere dalla paura, dall’amarezza, non imparare le parole del lamento, non lasciarti prendere dallo scoraggiamento e dall’inquietudine, quando pensi al tuo futuro, non temere perché nessuno può sottrarti alla mano di Dio. Il lungo viaggio è la storia di una trasfigurazione. Le ferite del passato, le esperienze vissute – quelle esaltanti e quelle umilianti – le opere e i pensieri – quelli edificanti e quelli meschini – possono diventare splendore: La trasfigurazione è la vocazione della vita consacrata: non dite “la mia storia è stata difficile, io sono fatta così”; non dite “mi trovo nella comunità sbagliata”, piuttosto rivestitevi di carità e cantate l’amore che trasfigura. Il messaggio è questo: siamo donne in cammino, siamo preziose per Dio, siamo trasfigurate dalla parola, dalla potenza di Dio, in cammino protese verso la missione».
Poi, le interrogazioni con il “Sì, lo voglio” della candidata, il Canto delle Litanie dei Santi, la professione e la preghi9era di consacrazione, la consegna dei simboli; le Costituzioni e l’anello quale segno sponsale della fedeltà a Cristo nella consacrazione. Vissuta, fin dai primissimi momenti, con emozione e gioia grande di cui è immagine il canto di ringraziamento ballato e cantato nella lingua madre di suor Ageneste, accompagnata da tutti i presenti.
La missione delle Piccole Apostole di Gesù – presenti in Diocesi ad Appaino Gentile e Lacchiarella – è quella di evangelizzare tra la gente. Per questo le loro Case sono sempre fuori dalle parrocchie, nel quartiere o nel villaggio, per vivere la condivisione fino in fondo portando il Vangelo nella vita quotidiana, Cosi come è stato per un’altra Piccola Apostola, suor Maria Assunta Porcu, morta dopo essere stata investita, a Quarto Oggiaro poco prima del Natale 2020, mentre portava da mangiare a persone bisognose.