Sabato 18 febbraio, come gruppo di Ausiliarie diocesane della Lombardia e del Veneto (Milano, Treviso, Padova, Vicenza), ci siamo ritrovate a Lonato (Brescia), per una giornata di formazione e condivisione. Da sei anni, infatti, abbiamo deciso di darci un momento di incontro a partire dalla nostra comune vocazione a servizio della pastorale della Chiesa diocesana. Occasione feconda per camminare insieme come Chiesa nella dimensione sinodale e nello stesso tempo per coltivare legami di fraternità e di amicizia.
Lo spunto
L’incontro, dal titolo «Fuori controllo?! Mutamenti antropologici e rinnovamento pastorale», è stato preparato da due appuntamenti online in cui abbiamo potuto ascoltare il contributo dei teologi Lucia Vantini e Gilles Routier. Se la prima si è soffermata sui cambiamenti antropologici in atto a partire dal riconoscimento della interdipendenza e della complessità dei sistemi in cui viviamo, il secondo ha trattato il tema del rinnovamento pastorale, con una riflessione che ha posto l’accento sulla necessità di comprendere in primis quali siano i destinatari dell’annuncio evangelico.
A partire da ciò, abbiamo dedicato la giornata al dialogo e alla condivisione in piccoli gruppi e in assemblea plenaria per provare a leggere insieme i cambiamenti in atto, nella consapevolezza che viviamo in un’epoca che ha bisogno di speranza e che siamo chiamate più che mai a rinnovarla nella realtà in cui viviamo.
I temi-chiave
Alcune parole chiave e temi centrali per la pastorale di oggi sono emersi dal primo scambio in gruppi della mattinata: il tema dei contatti e della comunicazione; la dimensione relazionale che riconosce e integra fragilità e che può vincere l’individualismo; il disordine di questo tempo come esperienza creativa e non necessariamente negativa; la chiamata alla speranza e alla “ripartenza”, come una “rosa del deserto” che appare secca, ma poi fiorisce con un po’ di acqua; il binomio dialogo-ascolto; la pluralità e la complessità del nostro tempo che invita a uscire dai nostri orizzonti ristretti; la dimensione positiva del desiderio di vita, di comunione e di appartenenza coltivando uno sguardo aperto che sa cogliere il bene; la necessità di un linguaggio che sappia esprimere la realtà; il riconoscimento del mondo delle emozioni come motore della fede e che può trovare spazio nella stessa dimensione rituale; la trasformazione nella quale siamo immersi che ci chiede di abitare con speranza e simpatia nonostante la nostra vulnerabilità; infine, il contributo positivo del femminile per la società e per la Chiesa, grazie alla maggiore attitudine della donna a vivere nella complessità e nelle relazioni asimmetriche.
La lettura biblica
Laura Invernizzi, biblista e ausiliaria diocesana ambrosiana, ha offerto in seguito una lettura biblica del tema della giornata, a partire da tre noti brani (Gen 1, Mc 6,30-53, Fil 2, 5-11) per aiutarci a cogliere come Dio attraverso il cambiamento si affermi costantemente nella sua fedeltà, al di là della contingenza. Anzitutto, nella Genesi l’origine della vita è segnata dal disordine, in cui Dio però interviene creando, fino a ritrarsi progressivamente quasi perdendo la sua forza creatrice mentre affida all’uomo il compito della somiglianza con Lui. In realtà, si può sottolineare il crescere della dialogicità di Dio che culmina nella creazione dell’uomo, da cui emerge anche come Egli non tema il cambiamento. Nel brano di Marco sulla moltiplicazione dei pani «i molti» lo «precedono», verbo che indica negativamente la non accettazione della sequela e quindi lo scandalo. Tuttavia Gesù ha compassione di questa umanità e cambia piani: mostra ai discepoli un mutamento di prospettiva, partendo da ciò che c’è piuttosto che da ciò che manca, in un fluire continuo del dono. Il discepolo è poi “costretto” a salire sulla barca, perché non fraintenda il proprio compito, che non è risolvere i problemi dall’esterno, ma vivere la compassione come Lui. Gesù mostra di accettare la modifica dei suoi piani a partire dalla fatica dei discepoli anche nella traversata in barca. Infine, nulla di più eloquente per dire il cambiamento che Dio vive, dell’assunzione dell’umanità (e con essa della contingenza) descritta in Filippesi, dove fino in fondo si può rivelare la paternità di Dio.
Il confronto
Nel pomeriggio, dopo la ricchezza di spunti della mattinata e in particolare sollecitate dalla riflessione biblica, è proseguito il confronto interrogandoci sulla prassi: è emersa la necessità di curare le relazioni, a partire dall’ascolto, creando legami di simpatia e di benevolenza; l’appello al capovolgimento del nostro sguardo radicandoci nell’ascolto della Parola; il riconoscimento del bisogno di tutti, in particolare dei più vulnerabili; l’attenzione alle famiglie, ai contesti educativi, ai giovani e ai luoghi da loro abitati; la necessità di ripensare il nostro modo di vivere la liturgia.
La giornata si è conclusa all’ insegna della gratitudine, rinnovate nel desiderio di prolungare l’umanità di Gesù nella nostra vita per servire sempre meglio la sua Chiesa.