Giovedì 24 marzo, Giovedì santo, in Duomo sono in programma due celebrazioni presiedute dall’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola. Alle 9.30 ci sarà la Messa crismale, concelebrata dal clero diocesano: benedizione degli oli santi e offerte a favore della Fondazione Opera Aiuto Fraterno. Alle 17.30 la Messa in coena Domini, che apre il Triduo pasquale col rito della lavanda dei piedi ad alcuni componenti del Consiglio pastorale diocesano: pubblichiamo una riflessione della segretaria Valentina Soncini
Nel dicembre 2014 papa Francesco ha scritto una lettera al cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, riguardo le possibili modifiche al rito della “lavanda dei piedi” nella messa in coena Domini del Giovedì Santo, affinché queste potessero esprimere pienamente il significato del gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo: il suo donarsi «fino alla fine» per la salvezza del mondo, la sua carità senza confini.
A questa lettera è seguito pochi mesi fa il decreto del cardinale Sarah che ha disposto la modifica delle regole che disciplinano liturgicamente il rito indicato, secondo le indicazioni del Pontefice. Con questa modifica si prevede che, a ricevere la lavanda dei piedi – che ricorda il gesto fatto da Gesù la sera dell’Ultima cena con gli apostoli – non debbano più essere solo uomini o ragazzi, ma che «i pastori della Chiesa possano scegliere i partecipanti al rito tra tutti i membri del Popolo di Dio»: quindi anche donne o ragazze. Ora queste indicazioni divengono operative anche nella nostra Diocesi. Nell’ormai prossima celebrazione in coena Domini presieduta in Duomo dal nostro Arcivescovo Angelo Scola, ci saranno dodici persone, uomini e anche donne, per il gesto della lavanda dei piedi.
Chi riceverà questo gesto di carità e di umile servizio a imitazione del gesto di Gesù e del suo significato salvifico? L’Arcivescovo ha voluto coinvolgere dodici membri del nuovo Consiglio pastorale diocesano, organo che rappresenta tutta la Diocesi tramite i consiglieri, prevalentemente laici, eletti e nominati dai Decanati, dalle associazioni e movimenti, dai sacerdoti, dai consacrati e dalle consacrate.
Gesù aveva lavato i piedi ai suoi compiendo un gesto di intensa comunione e donazione di sé, che l’evangelista Giovanni racconta laddove i sinottici narrano l’istituzione dell’Eucarestia. Questo gesto dice di Gesù, della sua missione, della sua carità, ma coinvolge chi lo riceve nella medesima logica, tanto da creare resistenze, sconcerto, ma anche disponibilità nuova. Il gesto della lavanda dei piedi ai consiglieri dunque, in un linguaggio molto intenso e in un momento forte delle celebrazioni del Triduo, esprime qualcosa che sta nella natura stessa del rapporto tra il Consiglio pastorale e l’Arcivescovo, cioè quella profonda comunione che nasce dalla peculiare natura ecclesiale di questo organo di partecipazione. Più volte infatti l’Arcivescovo ha ricordato ai consiglieri la particolarità del loro ruolo e prima ancora del loro essere consiglieri chiamati a vivere un legame di comunione con il Vescovo, espressione di un intenso senso ecclesiale a servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa, da vivere in un rapporto organico con la realtà ecclesiale di cui sono chiamati a essere tramite.
E in questo gesto di carità e di dedizione sono coinvolte significativamente anche le donne, che in tanti modi da sempre vivono una intensa partecipazione alla missione della Chiesa.