Non è obbligatorio essere stupidi
Le cose talora si capiscono al contrario. L’ovvio è una specie di virus che produce quella malattia insidiosa che è l’ottusità. Il pane sulla tavola è una ovvietà. L’ottuso non può capire il significato del pane, perché è ovvio. Se però il pane non c’è e uno lo cerca, allora si può capire. Non è soltanto pane, è anche dono, è anche lavoro, è storia di amore, scienza, pazienza, conquista.
Vivere nell’ovvio rischia di rendere stupidi.
Non è però obbligatorio essere stupidi. La sapienza, cioè la comprensione e l’apprezzamento della vita, è frutto di una ricerca, di un desiderio, di una sete che convince a mettersi in cammino. Si parte dall’intuizione che nelle vicende della vita, nelle relazioni, nelle «cose da fare» è iscritta una promessa.
Il Seminario con la sua proposta e i seminaristi con le loro scelte possono seminare nelle comunità in cui vivono quella provocazione che sveglia dall’ottusità, che apre domande e dimostra che è stupido porsi domande sulla vita quando la vita è finita.
E voi che cosa ne sapete della vita?
Ci sono di quelli che trovano bizzarra la domanda. Perché mai si dovrebbe cercare un senso alla vita? Si vive. E basta.
Ci sono di quelli che trovano deprimente la domanda. Si vive, ma là in fondo, già si intravede l’abisso del nulla che avanza e avanza. Sta divorando la vita. Siamo nati per morire.
Ci sono di quelli che intendono la domanda non come un interrogativo, ma come una chiamata. Della vita, infatti, sanno che nessuno dà a se stesso la vita. Ricevendo la vita, accolgono anche la parola che ne dice il senso. «Ti ho chiamato alla vita per renderti partecipe della mia vita, la vita eterna e felice» dice Dio; e ogni voce di mamma e di papà, ogni premuroso accudimento, ogni trepidazione sono eco della rivelazione della tenerezza di Dio. «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9).
I seminaristi si mettono in cammino per fare della loro vita un dono, perché hanno ascoltato la rivelazione: la vita è dono, è solo donando che si vive.
Le condizioni per lo stupore
«“Dalla parola del Signore furono fatti i cieli” (Sal 33,6). Così ci viene indicato che il mondo proviene da una decisione, non dal caos o dalla casualità… La creazione appartiene all’ordine dall’amore» (papa Francesco, Laudato si’, 77). E tuttavia la bellezza rimane muta e il senso delle cose rimane enigmatico. Ci vorrebbe una parola che si faccia ascoltare o almeno una sorpresa che induca a pensare, uno stupore che disponga a contemplare.
Gli amici di Dio sono uomini e donne che abitano la terra e non solo custodiscono la bellezza del mondo, ma creano le condizioni per lo stupore, il desiderio dell’ascolto.
I seminaristi con la loro testimonianza suscitano interesse, curiosità, talora anche sconcerto. Sono tra gli amici di Dio e, seminando bellezza, favoriscono le condizioni per lo stupore.
La Giornata per il Seminario si offre a tutta la comunità diocesana come un momento di grazia: può segnalare che non è obbligatorio essere stupidi, si può capire qualche cosa della vita e fare dello stupore una porta di ingresso alla bellezza della vita.
Perché non celebrarla bene?