«La cura dei beni della Chiesa» è il titolo della lettera che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha indirizzato ai membri dei Consigli degli affari economici parrocchiali della Diocesi. In un momento di difficile transizione, in cui anche sulla Chiesa e sui bilanci delle parrocchie si riflettono gli effetti della pandemia e ora della guerra in Ucraina, l’Arcivescovo ha voluto così sottolineare l’importanza per il mondo ecclesiale di un’attenta e razionale amministrazione dei beni superando, in nome della solidarietà evangelica, le sperequazioni fra parrocchie per rendere così più incisiva la missione pastorale.
Questo l’obiettivo della lettera – acquistabile nelle librerie cattoliche e online – indirizzata ai responsabili delle attività pastorali e in particolare ai membri dei Caep, i Consigli per gli affari economici delle parrocchie, nominati dai parroci, e delle altre strutture ecclesiastiche su cui si riversano, come documentano i centri di ascolto, crescenti bisogni di aiuto anche materiale, ad esempio per il pagamento delle bollette, degli affitti e persino dei generi di prima necessità.
«L’interesse è la comunione»
Da parte della Chiesa, che da alcuni anni deve anche affrontare un calo delle offerte dell’8×1000, è doveroso, scrive l’Arcivescovo, «vigilare sulle tentazioni che possono compromettere la sua testimonianza: la cattiva amministrazione, lo sperpero di risorse, la trascuratezza verso il deperimento degli immobili, l’esibizione del lusso, il prevalere dell’interesse dei privati sul bene della comunità».
Oltre che al rispetto di una «limpida trasparenza», suona forte l’appello di monsignor Delpini a un migliore coordinamento delle risorse e delle iniziative: «È dello spirito cristiano impegnarsi a fare fronte piuttosto che a ripiegarsi e lamentarsi». In nome del principio della comunione che unisce persone e comunità, va dunque superato un quadro segnato da troppe differenze tra le parrocchie: quelle che dispongono di patrimoni immobiliari che danno serenità per il presente e il futuro e altre «che dipendono esclusivamente dalle offerte dei fedeli e talora si trovano in contesti di povertà e vita stentata». In questo quadro, sottolinea la lettera, «la gestione delle risorse disponibili deve ispirarsi al principio che “l’interesse è la comunione”».
Tra le procedure indicate per promuovere la condivisione delle risorse, è prezioso il prelievo di somme dalle entrate straordinarie di una parrocchia da destinare a quelle che hanno necessità di aiuto, strumento noto come “tasse decreto”. «Il nome è antipatico – scrive monsignor Delpini -, ma la sostanza ha evidenti tratti evangelici. Il prelievo di somme significative dalle entrate straordinarie di una parrocchia è un modo abituale con cui si ricavano risorse da destinare a parrocchie che hanno sensate necessità di aiuto e ai servizi centrali per il funzionamento degli uffici».
Nella lettera l’Arcivescovo indica poi alcuni obiettivi da avere presente nella gestione delle risorse economiche:
– riservare progressivamente la maggior parte dell’8×1000 alle opere di carità rispetto alle spese di culto e di pastorale;
– potenziare il “prestito tra le parrocchie”;
– ridare vita a immobili sottoutilizzati che possono magari diventare case di accoglienza;
– ricorrere a sagge alienazioni o dismissioni, in ogni caso confrontandosi con la Curia attraverso la nuova figura del referente (account) di zona.
«Occorre avviare una riflessione saggia e costruttiva – spiega don Paolo Boccaccia, responsabile Ufficio Parrocchie della Diocesi di Milano – tenendo presente le necessità future non solo della propria parrocchia e Comunità pastorale, ma anche del decanato stesso, per rispondere sinodalmente al Bene della Chiesa. In questo senso il Caep, con le sue competenze, è chiamato sempre più a un ruolo importante nel discernimento pastorale, continuando il confronto e il dialogo tra i diversi organismi della parrocchia e comunità pastorale, ma anche, dove necessario, tra i Consigli affari economici delle parrocchie vicine e del decanato stesso».
Di fronte al disagio accusato da tanti parroci, lasciati spesso troppo soli ad affrontare i gravi problemi della crisi e le pesanti pratiche amministrative e burocratiche, la lettera di monsignor Delpini vuole essere un incoraggiamento e un ringraziamento per chi, come il “servo fedele” del Vangelo, amministra saggiamente i beni che il Signore gli ha affidato.