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Milano

Delpini: «Il pianto dei Martiri di Gorla per i bambini che si uccidono anche oggi»

L’omelia dell’Arcivescovo per la Messa celebrata nell’ottantesimo anniversario del bombardamento che causò oltre duecento vittime, tra cui 184 alunni della scuola elementare «Francesco Crispi»

di monsignor Mario DELPINIArcivescovo di Milano

20 Ottobre 2024
La benedizione dell'Arcivescovo alle lapidi delle vittime

Domenica 20 ottobre, presso il Monumento Ossario dei Piccoli martiri di Gorla (Piazza Piccoli martiri), l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, ha presieduto la celebrazione eucaristica nell’ottantesimo anniversario del bombardamento che causò oltre duecento vittime, tra cui 184 bambini, alunni della scuola elementare di Milano «Francesco Crispi»: per Milano uno dei momenti più terribili della seconda guerra mondiale, ricordati in questi giorni con una serie di eventi e iniziative.
Pubblichiamo l’omelia dell’Arcivescovo

I piccoli martiri: l’assurda tragedia, lo stupore della rivelazione

Una memoria che sbiadisce?

Che cosa resta, che cosa resterà della grande tragedia, dell’assurda strage, dell’irreparabile distruzione?

Resteranno solo le ferite che non si rimarginano nell’animo dei parenti di una generazione che va scomparendo? Resterà solo la rabbia per un progetto di distruzione che nei racconti di guerra è diventata solo una operazione mal riuscita? Resteranno le pietre e i nomi che ormai quasi nessuno può ricordare? Resterà la memoria che dovrebbe istruire sulla stupidità e crudeltà della guerra che non riesce neppure a rendere un po’ più saggia l’umanità che ancora si mette in guerra e ancora ripete gli orrori?

Sembra questo il destino delle vicende umane, quello di essere un frammento di vita, un episodio che sembra così enorme per chi lo vive e lo patisce e che il tempo trasforma in un ricordo vago, una parola che il vento si porta via.

Ma ecco: il corteo di Dio!

Ma lo sguardo di Dio e lo sguardo del credente sulla storia avverte come una musica, come l’avvicinarsi di un corteo che canta il gemito antico e l’inaspettato cantico della promessa: Appare il tuo corteo, Dio, il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario. Precedono i cantori, seguono i suonatori di cetra, insieme a fanciulle che suonano tamburelli. “Benedite Dio nelle vostre assemblee, benedite il Signore, voi della comunità d’Israele” (Sal 67,25ss).

Perché gemete, bambine? Perché piangete, bambini?

Piangiamo le lacrime delle mamme di tutti i figli crocifissi della storia, piangiamo lo strazio dei papà di tutte le speranza sepolte sotto le macerie. Siamo eco del gemito di ogni angolo della terra dove continuano esplodere bombe, a crollare le scuole, le case, gli ospedali. Noi, i piccoli martiri di Gorla, piangiamo l’impotenza e l’umiliazione: la nostra morte non è servita a niente se ancora si uccidono bambini, se ancora c’è gente che seduta attorno a un tavolo decide: «Sì, andiamo, sì bombardiamo, sì facciamo morire uomini, donne e bambini». Intorno a un tavolo, in tanti luoghi della terra, uomini con bei vestiti e facce intelligenti, che hanno famiglia e bambini sono lì radunati per decidere: «Sì facciamo morire i bambini degli altri!».

Possiamo non piangere, possiamo non gemere, noi, piccoli martiri di Gorla, nel considerare l’inestirpabile cattiveria e questa incomprensibile ostinazione a togliere la vita invece che a donarla, a far morire, invece che curare la vita?

Perché suonate tamburelli, fanciulle, perché cantate cantori?

Cantiamo la rivelazione della promessa di Dio, suoniamo per benedire Dio, soniamo e cantiamo perché siamo quelli che hanno ascoltato la voce di Gesù, come le pecore ascoltano la voce del pastore.

Cantiamo e suoniamo i tamburelli perché nell’abisso della morte è venuto a salvarci il Salvatore, nell’orrore delle ferite, del sangue, dello spavento ci è venuto incontro l’amico affidabile, la guida sicura e ci ha invitato: «Venite, amici, venite, fratelli, sorelle! Venite, voglio condurvi là dove i vostri sogni più belli si compiono in una bellezza che neppure si può immaginare sulla terra degli uomini. Venite, ascoltate la mia voce, io vi conduco nella dimora della gioia».