Pubblichiamo la prefazione dell’arcivescovo al volume L’Abc del Giubileo 2025. Pellegrini di speranza in terra lombarda, edito da Centro ambrosiano.
Un evento di Chiesa
Individui solitari, inquieti per sensi di colpa, scrupoli, paure, cultori dell’immagine fantastica di un Dio severo e vendicativo cercano il confessore sconosciuto per togliersi un peso dall’anima, cercano la chiesa giubilare per liberarsi dalla pena minacciata ed enigmatica.
Il Giubileo non è per i solitari. È invece un evento di Chiesa, un popolo che risponde alla convocazione, un popolo che si fa pellegrino verso Roma. La comunità cristiana, tutta insieme, è chiamata alla grazia. In questa vocazione c’è anche la responsabilità di riconoscere i propri peccati e di farsi carico dei peccati degli altri, per condividere l’esultanza del perdono. Anche i solitari possono essere invitati, anche quelli che non hanno stima di sé possono essere stimati. La Chiesa che celebra il Giubileo non è il gruppo degli eletti che si vanta di una appartenenza rassicurante. È la Chiesa dei peccatori che sperimenta lo stupore e la trepidazione di essere perdonata.
Poiché è un evento di Chiesa, ha bisogno di una lingua per comunicare, ha bisogno di parole per intendersi, di luoghi per ritrovarsi, di riti per celebrare.
A questo vorrebbe servire questa pubblicazione: a incoraggiare il cammino di un popolo che sia unito, che condivida la convinzione di essere un popolo di peccatori e la gioia di essere perdonati.
Un evento di grazia
Il mercante fa i conti, calcola le risorse investite e i guadagni ottenuti. Vendere, comprare, dare per avere, avere per vendere. La mentalità del mercante può contagiare anche i discepoli di Gesù: anche nel rapporto con Dio fanno i conti, quello che hanno dato, quello che hanno avuto, le prospettive di guadagno, i pericoli per l’investimento effettuato. Ci sono quindi opere, preghiere, elemosine, penitenze che costituiscono dei crediti: puoi aver diritto al Paradiso, hai fatto quello che dovevi.
Ma il Giubileo non è un affare per mercanti. Il Giubileo, infatti, è evento di grazia. Il Signore è ricco di misericordia e offre tutto quello che è per tutti coloro che si lasciano amare. Anche nella casa del Signore ci sono di quelli che considerano ogni particolare e domandano: «Quanto costa? Quanto vale?», insomma la mentalità del mercante. Ma il Signore sorride e ha pazienza: «Tutto vale, tutto è tuo, qui non si vende, qui non si compra, qui si sta insieme e ci si vuole bene».
Le opere che sono proposte non sono un prodotto da commerciare per comprare la salvezza, ma piuttosto una forma di disponibilità alla grazia: «Non devi offrire niente, non devi pagare niente. Solo devi essere disponibile a ricevere, grazia su grazia!».
Per la speranza
Camminano, ma non sanno verso dove. Corrono, ma non sanno perché. Accumulano, ma non sanno a che scopo. Nella nostra terra il pensiero del domani si colora di una cupa, silenziosa rassegnazione. Da questo marchio si sentono segnati gli uomini e le donne di questo tempo, il marchio incancellabile, stampato nella carne. Il marchio dice: destinato a morire. Sì, si chiama speranza anche quell’aspettativa che questo problema si risolva, che quella situazione si rassereni: «Speriamo!» dicono quelli che recano il segno, il marchio.
Il Giubileo si introduce nel clima cupo e disperato e annuncia la sua promessa: «Venite, venite tutti, venite alla festa preparata per le nozze dell’Agnello».
Così nasce una speranza che non si accontenta di una aspettativa programmata o prevedibile. La speranza infatti prende vita dalla promessa. I pellegrini di speranza rispondono a una chiamata e si mettono in cammino.
Mi auguro che questa pubblicazione possa aiutare a vivere il Giubileo come evento di Chiesa, come tempo di grazia, come cammino di speranza.