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L’Arcivescovo in Perù

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Perù/10

L’Arcivescovo e i seminaristi a confronto sulle vocazioni

Un’altra tappa del viaggio nel Paese sudamericano è stata la visita al Seminario di Pomallucay (voluto da padre De Censi) e l’incontro con i giovani italiani, peruviani ed ecuadoregni che lì si preparano a diventare sacerdoti

di RUGGERO

24 Luglio 2024
L'incontro con i seminaristi

Nel pomeriggio del 23 luglio i nostri ospiti sono arrivati al “Centro Poblado” Pomallucay: un paesino di circa 500 abitanti situato nella provincia Carlos Fermin Fitzcarral, a circa 2800 metri di quota. Obiettivo di questa visita era conoscere il Seminario presente in questo pueblo, i ragazzi che lo abitano e le motivazioni che li spingono a questa vita.

L’Arcivescovo e i suoi accompagnatori, come ormai consueto, sono stati ricevuti calorosamente con un canto di benvenuto proposto dai seminaristi. Dopo le presentazioni iniziali il gruppo si è spostato in un salone della struttura, dove si è svolto un interessante dialogo tra i ragazzi e il Vescovo, che hanno avuto modo di conoscersi reciprocamente. A rompere il ghiaccio è stato lo stesso Arcivescovo, presentando simpaticamente se stesso e suoi compagni.

Successivamente ha preso la parola padre Raffaele Refosco, rettore del Seminario. Dopo circa 8 anni di sacerdozio a Marcarà, in aprile padre Raffaele è stato incaricato da monsignor Giorgio Barbetta (vescovo di Huari) di guidare le vocazioni di 18 ragazzi (italiani, peruviani ed ecuadoregni) per farli diventare buoni sacerdoti.

Come le dita di una mano

Risale al 1992 l’avvio dei lavori per la costruzione del Seminario, desiderato da padre Ugo De Censi che, con la collaborazione dell’allora vescovo di Huari Dante Frasnelli, riuscì a non “far scappare” dalla zona ragazzi che desideravano diventare sacerdoti. Lo spirito che si cerca di mantenere in questo Seminario è lo spirito di padre Ugo, da lui riassunto in 5 punti, come le 5 dita della mano:

* l’umiltà, che si sviluppa poi in sincerità e obbedienza (soprattutto a sacerdoti amici, che guidano le vite dei ragazzi);

* il sacrificio: il lavoro fisico quotidiano, aiutando i poveri (per esempio costruendo case ai più bisognosi), ma anche cercando di non perdere tempo, di tenersi sempre occupati in qualcosa di utile;

* la devozione: ovviamente in un Seminario ha grande spazio la preghiera (mattino, mezzogiorno e sera); in particolar modo si ha grande devozione per la Vergine Maria, trasmessa da padre Ugo che a sua volta l’ha appresa da don Bosco.

* lo spirito critico: studiare, aprire la mente per rendersi conto della battaglia necessaria in una società sempre più atea e disinteressata a Dio.

* la paternità: il sacerdote dovrebbe essere come un padre nei confronti dei fedeli. Per “imparare” a farlo, in questo Seminario è importante la presenza di una famiglia, che viva coi seminaristi: il papà si occupa dei lavori e degli operai, la mamma delle cuoche e di accogliere le varie persone che chiedono aiuti; ma soprattutto mamma e papà hanno il compito importante di mostrare ai seminaristi cosa voglia dire “essere famiglia”, amare come un padre o una madre.

Nel Santuario del Senor de la Justicia

Dopo l’esaustiva presentazione di padre Raffaele è stata la volta di quattro seminaristi: Daniele di Valmadrera (provincia di Lecco, diocesi di Milano), Stefano di Bergamo, Lubel di Llammellin e Wilmer di Chacas. In rappresentanza di tutti i seminaristi presenti, hanno raccontato brevemente le loro vite, come sono arrivati a desiderare la vita sacerdotale e come stanno vivendo da seminaristi.

Dopo i ringraziamenti dell’Arcivescovo di Milano è avvenuto un piccolo scambio di doni: da monsignor Delpini una immagine della Madonnina del Duomo, dai seminaristi un libro sulla storia del Santuario di Pomallucay. La riunione si è conclusa con una piccola merenda offerta dalla signora Gabriella, attuale “mamma” del Seminario.

Prima di andarsene, l’Arcivescovo ha voluto visitare anche il Santuario dedicato al Senor de la Justicia, presente a pochi passi dal Seminario, anch’esso costruito per desiderio di padre Ugo. Ancora una volta c’è stato un “saluto canoro”, inaspettato, da parte del gruppo di escobinas, le volontarie del pueblo che due volte alla settimana si occupano della pulizia del Santuario. Dopo una breve visita e un momento di preghiera personale, monsignor Delpini ha benedetto i presenti, per poi ringraziare, ricambiare i saluti e proseguire il suo viaggio.