«Milano, vivi. Non tirare avanti, non sopravvivere, non perderti d’animo, non rassegnarti a morire. Non lasciarti sedurre dalla tentazione di rinunciare alla tua storia, alla tua civiltà». È un appello alla grande città delle genti, perché sappia ritrovare la sua fierezza, quello con cui l’Arcivescovo nella sua omelia si rivolge ai moltissimi fedeli che affollano la parrocchia di San Giuseppe dei Morenti, dopo una processione che, seguendo il Santissimo portato tra le sue mani, si è snodata per le vie della periferia tra i quartieri di Lambrate e Turro. Processione diocesana del Corpus Domini inondata da una pioggia scrosciante «che non dimenticheremo».
La processione
Nella sera che scende, tra i palazzoni di via Carnia, nel Decanato Città Studi Lambrate Venezia, si parte dalla parrocchia di San Leone Magno dove monsignor Delpini presiede l’Eucaristia, concelebrata da due vescovi – il Vicario generale monsignor Franco Agnesi e il Vicario episcopale per la Città di Milano monsignor Giuseppe Vegezzi – da altri membri del Cem, con il Moderator Curiae monsignor Carlo Azzimonti, dai Canonici del capitolo metropolitano, con l’arciprete della Cattedrale monsignor Gianantonio Borgonovo, da molti sacerdoti, decani – presenti don Gianluigi Panzeri per il Decanato di partenza e don Gabriele Spinelli per Turro in cui si conclude il rito -, responsabili di Comunità pastorali, parroci (tra cui don Roberto Laffranchi, parroco di San Leone che porge il saluto di benvenuto). Non mancano i Diaconi permanenti e i Ministri straordinari della Comunione eucaristica, i religiosi, le suore, i gruppi liturgici parrocchiali, i rappresentanti dei Consigli pastorali, delle Confraternite, degli Ordini cavallereschi e dei Terz’Ordini, le Cappellanie straniere, i bambini della prima e seconda comunione del Decanato, gli scouts.
Invitate, come tradizione, le realtà che rappresentano la vita culturale, civile e associativa della metropoli con i Gonfaloni del Comune – rappresentato dalla vicesindaco Anna Scavuzzo -, della Città metropolitana (con il consigliere Marco Griguolo) e della Regione Lombardia e con gli stendardi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di associazioni religiose, del volontariato, delle articolazioni ecclesiali quali l’Azione Cattolica. Tutti insieme: fedeli di ogni età, dalle famiglie con bimbi piccoli agli anziani, la gente che si affaccia dai balconi o che si unisce alla processione con chi getta petali di rose al passaggio del Santissimo Sacramento racchiuso nel tipico ostensorio ambrosiano.
La preghiera, i canti, i brani tratti dalla parola di Dio, dall’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco e dalle Encicliche Laborem exercens di San Giovanni Paolo II e Pacem in terris di San Giovanni XXIII articolano il cammino in cinque tappe, per ciascuna della quale si leggono ampi stralci della proposta pastorale 2023-2024, Viviamo di una vita ricevuta. E tutto per dire, attraverso «Il dono della vita», «La vita come vocazione all’amore», «La vita: un bene da difendere», «La vita: tempo della corresponsabilità e del lavoro», «La vita e la ricerca della pace», il tema cui si ispira il Corpus Domini 2024 dal titolo «Io sono il pane della vita», secondo l’espressione della pagina del Vangelo di Giovanni 6 proposta nella celebrazione eucaristica.
Milano, città d’Europa e della speranza
Scampati al diluvio – «ma la pioggia non ci ha fermato», sottolinea don Spinelli – e arrivati, infine, nella chiesa di San Giuseppe, non potendo sostare sul sagrato dove era stato approntato il semplice altare all’aperto, le parole dell’Arcivescovo risuonano con una forza ancor più particolare tra le navate gremite: «Vivi Milano, città della gente e delle genti, dell’incontro dei popoli e non solo delle vetrine, degli eventi e degli affari». Perché Milano è anche «città dei vecchi e delle solitudini», di fronte alla quale l’Arcivescovo invita a donare vita con i bambini, dicendo «basta con la paura che trattiene la vita e la nasconde in un privato solitario e depresso. Canta Milano, sorridi, inventa poesie, suona la tua musica, applaudi alla tua lirica».
Il richiamo è anche all’anima della grande metropoli «città d’Europa». «Milano, porta in Europa le ragioni per preferire la pace alla guerra, la solidarietà all’egoismo, per preferire la famiglia alla solitudine, la vita che scomoda alla tranquilla indifferenza della morte. Milano, città d’Europa, vivi di pensieri lungimiranti, di politica affidabile, di progetti di pace, di una interpretazione della finanza che ne faccia strumento per il lavoro dignitoso, per l’economia al servizio del bene comune, di una pratica umanistica della fraternità universale e dell’ecologia integrale». Come non pensare alle ormai imminenti elezioni Ue, per le quali monsignor Delpini ha più volte evidenziato il dovere del voto?
La responsabilità del futuro
Infine, l’affondo, proprio sulla responsabilità da esercitare come cittadini e come cristiani. «Vivi Milano: non lasciarti sedurre dalla tentazione che ti fa morire, non concederti all’abbraccio del denaro facile e sporco che dichiara di volerti aiutare e in realtà ti vuole comprare. Non cedere alla tentazione dell’allegria artificiosa, della chimica traditrice che ti regala l’euforia per un giorno e ti rende schiava per tutta la vita. Vivi di speranza. Non lasciarti ingannare: il futuro non è una favola, il futuro non è una minaccia. Il futuro è una responsabilità. Rendi grazie per l’altezza della tua vocazione e rispondi al Signore che ti chiama con semplicità e quel rude realismo che preferisce rimboccarsi le maniche piuttosto che lamentarsi delle condizioni avverse».
«Vivi, Milano, città dell’innovazione. Non prendere a prestito i sogni degli altri che ti vogliono convincere che i miracoli li produce la tecnologia. Non ci sono miracoli: ci sono pensieri da pensare, valori in cui credere, problemi da risolvere. Resisti, Milano: per il cammino che ti aspetta hai bisogno del pane della vita, non di una iniezione di droga, ma dello stupore di una annunciazione». Quella, appunto, che viene dal «pane che ci rende un cuore solo e un’anima sola», grazie al quale «possiamo scrivere una storia giovane in questa vecchia Europa, una storia di fierezza e di libertà, di santità ordinaria e schiva. Vivi, santa Chiesa di Dio che sei in Milano, perché sia viva la città, perché sia accolta la vita, praticata la carità, ospitale la città. Vivi, Milano, città antica, città della libertà religiosa che condanna le persecuzioni».
A conclusione, dopo la professione di fede, recitata coralmente, la solenne benedizione eucaristica e il canto del Tantum ergo, c’è ancora tempo per qualche parola scherzosa dell’Arcivescovo. «Una nuvoletta distratta ha fatto venire qualche goccia, ma noi non abbiamo paura di un po’ di acqua. Tornando a casa ricorderemo che questa processione del Corpus Domini è stata diversa dagli altri anni e potremo vantarci di avervi partecipato».