«Offrire quello che in dono abbiamo ricevuto, e che il dono sia distribuito, può diventare una missione educativa, soprattutto per chi, interpellato dal dono che riceve, si senta incoraggiato a trovare lui stesso le modalità per diventare produttore di doni, per la sua famiglia e per gli altri. Questo gesto semplice di carità, dunque, può dire a molte persone: anche tu puoi fare del bene, non è vero che non vali niente». Così l’Arcivescovo si è rivolto a responsabili, operatori e volontari del Banco Alimentare “Danilo Fossati” di Muggiò, nel corso della visita compiuta questa mattina alla onlus che nel 2019 festeggia trent’anni di attività e fa parte della “Rete Banco Alimentare”, composta da 21 associazioni regionali distribuite su tutto il territorio nazionale, e della Fondazione Banco Alimentare (con sede a Milano), che ne guida e coordina le attività.
«Questa è una forma di carità magari un po’ funzionale, perché qui non si vedono le persone che danno e le persone che ricevono, ma soltanto le mediazioni – ha rilevato l’Arcivescovo nel suo intervento -. Una carità forse arida dal punto di vista dell’origine e della destinazione; però il fatto di essere in tanti, il fatto di essere insieme, il fatto di viverla anche con uno spirito cristiano mi sembra che sia motivo per cui è bello trovarsi qui e pregare insieme».
L’Arcivescovo ha poi espresso la sua «ammirazione per l’opera del Banco Alimentare e per la genialità della intuizione di recuperare il cibo che potrebbe andare disperso, che può essere eccedente e di farlo diventare un dono. Ciò rivela effettivamente una grande intelligenza che, con l’aspetto organizzativo messo in piedi, muove competenze e rende possibili opere così significative per questo territorio».