Sto seguendo l’Arcivescovo nel suo viaggio pastorale. Lunedì 2 gennaio trasferimento da Garoua a Yaoundé, ma a causa del ritardo dell’aereo abbiamo dovuto comprimere le visite alla casa provinciale delle Suore del Cuore immacolato di Maria, chiamate anche suore del Pime, e quella al segretario del Nunzio apostolico.
L’accoglienza delle suore è stata calorosa, erano presenti anche alcune italiane storiche, giunte oltre 40 anni in Camerun. Molto attento e cordiale anche il segretario di origine italiana del Nunzio che è stato trasferito da poco alla Nunziatura di Svezia e Islanda, un bel cambio dal caldo africano al fresco del nord.
La giornata di martedì 3 gennaio è iniziata con il viaggio verso Mbalmayo, per raggiungere il Coe (Centro orientamento educativo), fondato da mons. Francesco Pedretti di cui si vorrebbe aprire la causa di beatificazione. L’accoglienza è stata calorosissima. Siamo rimasti meravigliati di ciò che è stato realizzato in 50 anni, soprattutto per l’educazione dei ragazzi e dei giovani, con una scuola molto organizzata che va dalla materna alle superiori, comprendendo anche una scuola d’arte africana.
Inoltre abbiamo visto il lavoro che si svolge nel vicino ospedale, sempre gestito dal Coe, dove purtroppo le attrezzature iniziano a essere vecchie e in più reparti esprimevano la necessità di averne di nuove: dalle incubatrici neonatali alle sale operatorie.
Il pomeriggio era dedicato all’incontro con la comunità cattolica organizzata in cattedrale dal Vescovo locale. Erano presenti molte persone appartenenti a vari gruppi e movimenti, oltre a una rappresentanza delle scuole cattoliche con i vari educatori. L’arcivescovo Delpini ha invitato a vivere la fede come «luce e forza per saper vivere i momenti di difficoltà e fatica»; mentre nell’omelia della Messa celebrata a fine giornata presso il Coe, ci invitava a rispondere al vero ruolo del nostro essere lì: «Ottime le opere, ma non dimenticarsi di far conoscere Gesù». Per far conoscere Gesù, diceva, ci sono tre aspetti da vivere: esperienza spirituale; esperienza di liberazione, non facendo quello che si vuole, ma nell’essere liberi di amare; esperienza del camminare ogni giorno.
L’ultima giornata di mercoledì 4 gennaio, prima del rientro in Italia, si svolge tra lo smog e il traffico impazzito della capitale Yaoundé. Si conclude così la visita dell’Arcivescovo, seppure di pochi giorni, ma intensa. Purtroppo non si riesce a raccontare tutto quello che si è vissuto. Le esperienze, il calore umano e soprattutto il lavoro al Coe, ma questo piccolo “assaggio” può essere di stimolo per venire a conoscere ciò che l’associazione fa, come pure tante altre realtà, al servizio dei giovani, dell’educazione e per il bene dei più fragili.
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