«Un piccolo servizio per imparare a servire, perché chi impara a servire può cominciare a cambiare il mondo». È l’Arcivescovo a rivolgere questo messaggio ai 2000 ragazzini e ragazzine che, con i loro “don”, i catechisti, gli educatori e tanti genitori, affollano (finalmente) il Duomo per il Meeting diocesano Chierichetti.
Celebrato l’ultima volta in Cattedrale nel 2016, a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, l’incontro di preghiera si tinge – certamente anche in considerazione del periodo pandemico – di un’attesa e una gioia palpabili nel ritrovarsi, da parte di questi giovanissimi ministranti arrivati da ogni parte della Diocesi, che l’Arcivescovo saluta personalmente, percorrendo le navate.
Accanto a lui in altare maggiore – per l’occasione arricchito di alcuni grandi tableaux che illustrano i temi e le figure di riferimento dei momenti in cui si articola il Meeting -, il rettore del Seminario don Enrico Castagna e il responsabile del Mo.Chi. don Michele Galli.
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Le testimonianze
Si inizia con Abramo e «Dio ci chiama alla generosità». La testimonianza è portata da Alessia, ventenne cerimoniere di Mozzate, che dice: «Come tutti ho avuto i miei momenti di difficoltà, ma fare questo servizio è un modo bello di partecipare insieme alla vita di Gesù e di volersi bene l’un altro. Esprimendo l’amore di Gesù ci dobbiamo considerare come compagni di Messa. Tra le mani, nelle celebrazioni, portiamo i cantari (candele liturgiche o comunque le fonti di luce, ndr), spostandoci dall’altare all’ambone per dire che il sacerdote sta per leggere il Vangelo: sarebbe bello che portassimo questa stessa luce dovunque, a scuola e nella vita. È un servizio che ci aiuta a crescere nella fede».
Dopo i canti e l’ascolto della Parola di Dio, nel secondo e terzo momento – «Dio ci chiama a stare alla sua presenza», guidati dalla figura di Mosé, e «Dio ci chiama ad ascoltare» con Samuele -, prende la parola don Manolo Lusetti, diacono originario della parrocchia di Santa Barbara a San Donato Milanese, che diventerà sacerdote tra una settimana (è presente anche don Emanuele Lupi, altro futuro prete ambrosiano 2022). «Definirei la mia storia “nostalgia dell’altare” – racconta -. Stare vicini al Signore è un privilegio, un regalo immeritato A me, fin da piccolo, interessava essere in parrocchia con il mio gruppo chierichetti. Ora che sto per diventare prete è ancora più bello. Pregate tutte le sere un’Ave Maria e ascoltate Gesù perché, magari, vi vuole chiamare a diventare sacerdoti. Non abbiate paura di ascoltare la sua voce».
Poi, il quarto momento: «Dio ci chiama a servire», con la riflessione dell’Arcivescovo.
L’omelia
«Ti domando perché ti piacerebbe fare il chierichetto – così avvia la sua omelia (qui il testo integrale) -. Perché ti piacerebbe fare come i tuoi amici? Per desiderio di imitazione? Perché rende partecipi, quindi per un desiderio di essere presenza attiva alla Messa?». E ancora, in riferimento alla veste che indossano normalmente i chierichetti e che portano molti dei presenti in Duomo, osserva: «Volete fare questo servizio per il desiderio di essere riconosciuti, di distinguersi dagli altri?».
Anche se probabilmente c’è tutto questo nei giovani ministranti, «più importante di questi desideri è che esiste un’ispirazione, una chiamata che viene da Dio. Attraverso questo desiderio piccolo, Gesù propone un’impresa meravigliosa, chiama a fare come ha fatto lui, per essere come lui e con lui, servendo. Il vostro mettere la veste significa che dovete servire Messa, entrare nella festa di Dio. La veste è importante, ma non è solo un vestito. Dichiara che cosa c’è dentro di noi, nella mente, nel cuore. È una veste per dire dove si rivolge il nostro sguardo».
La paura della guerra
Il pensiero va alla guerra e alle paure che genera: «Siamo spaventati in questo momento. Vogliamo la pace, non la guerra. Vogliamo che tutti siano fratelli e sorelle, non che si facciano del male. Vogliamo vivere, essere felici, stare bene, avere abbastanza da mangiare, andare in gita, fare tante cose belle. Abbiamo grandi desideri e grandi paure, ma cosa possiamo fare per la pace, per esempio? Cosa possiamo fare noi per la grande impresa?». E anche se «fare il chierichetto non è una grande impresa, ma un piccolo servizio», suggerisce l’Arcivescovo, l’importante è sapere che «una meta si può raggiungere se si comincia a camminare».
«Fare una piccola cosa porta alla grande impresa. Il piccolo servizio è per imparare a servire e chi impara a servire può cominciare a cambiare il mondo. Dunque: il desiderio per dire “Gesù mi chiama”; la veste per dire “entro nel mistero”; la fedeltà al servizio per dire che la vita ha senso se ci mettiamo a servire».
La conclusione
Infine, il quinto momento – «Dio ci chiama a essere profumo» con Maria di Betania -, nel quale l’Arcivescovo, i diaconi e i seminaristi consegnano appunto a ogni chierichetto un braccialetto profumato, con una scritta che è la sintesi perfetta del Meeting e del suo significato: «Pronti a servire».
Al termine, dopo l’annuncio del ritorno della “Tre giorni Chierichetti”, che avrà luogo nella tradizionale Casa La Montanina di Pian dei Resinelli (Lc), è ancora l’Arcivescovo a proporre «meeting a livello di decanato nei prossimi mesi. Bisogna radunarsi nei diversi Decanati, perché il Duomo, anche se oggi siete tantissimi, non basta per tutti i chierichetti della Diocesi». Si calcola, infatti, che siano circa 10 mila.
L’invito è anche ai sacerdoti, perché siano le parrocchie a regalare l’abbonamento a Fiaccolina, la bella e coloratissima rivista della Pastorale vocazionale del Seminario, rivolta ai ragazzi e adolescenti e organo di comunicazione del Mo.Chi.