Zaini in spalla, materassini e sacco a pelo, canti con la chitarra e ancora le energie per vivere nuove esperienze tutti insieme. Non è ancora il tempo del ritorno per diversi gruppi di giovani ambrosiani che hanno aderito alla proposta organizzata dal Servizio per i Giovani e l’Università di un tempo di gemellaggio successivo alla Giornata mondiale della gioventù. Da Lisbona, oltre 700 giovani, domenica 6 agosto – subito dopo la S. Messa conclusiva – e nella giornata di lunedì 7 agosto, sono giunti nella città di Porto per condividere alcuni momenti, con il cuore pieno di entusiasmo per quanto vissuto. Un’occasione resa ancora più speciale grazie alla presenza dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, che favorisce e apprezza il saluto e lo scambio con i giovani, possibile anche nei tempi informali.
Parola d’ordine: ascoltare
Dopo le lodi recitate al mattino, i gruppi già presenti hanno trascorso alcune ore al mare o visitando liberamente la città, per poi ritrovarsi per la celebrazione della S. Messa, la cena e la serata insieme. «L’entusiasmo è una componente importante della vita umana, della giovinezza e della Gmg – ha sottolineato loro durante l’omelia sui campi da gioco della Scuola Salesiana che accoglie e ospita, con la Scuola Canossiana, i giovani ambrosiani -. È quel momento in cui c’è una forte emozione, che induce a dire: “Che bello, che fortuna essere stati alla Gmg… ma che bravi siete voi che avete vissuto queste fatiche, che avete realizzato queste imprese, quando voi comincerete a raccontare – secondo il simpatico commento dell’Arcivescovo – di tutti gli eroismi che avete dovuto affrontare per sopravvivere!”». Ed è naturale provare, dopo giorni così unici e straordinari, uno slancio: «Guai a noi se tornassimo a casa senza niente che ci ha particolarmente entusiasmato».
C’è una buona ragione per essere entusiasti ma «non è con l’entusiasmo che si può costruire una vocazione», riflette ancora l’Arcivescovo, a partire dalla Parola del Vangelo secondo Luca (Lc 11,27-28) e dalla lettura del primo libro dei Re (1 Re 3, 16-28), secondo il rito ambrosiano del giorno, nella Messa concelebrata da tutti i sacerdoti presenti e da don Marco Fusi, responsabile diocesano della pastorale giovanile. La parola di Gesù si lega perfettamente a uno dei verbi fondamentali affidati da papa Francesco ai giovani pellegrini: “ascoltare”, e invita a domandarsi cosa significhi questa parola per la propria vita. «Ascoltare è il desiderio di raccogliere una parola che mi interpreti quello che sto vivendo, che parli di me e mi indichi una via promettente, orienti la mia vita», spiega l’Arcivescovo: è la voce di Gesù – che ascoltiamo intensamente anche in questi giorni benedetti della Gmg – che deve diventare il criterio per valutare anche le altre parole che ascoltiamo. «Facciamo bene ad essere entusiasti e tuttavia questo entusiasmo si deve convertire ad una docilità quotidiana a colui che sa quale sia la via della gioia», terranno a mente i giovani che, a conclusione, intonano l’Inno di questa Giornata mondiale della gioventù 2023, con il gesto simbolico di “Alzarsi” al ritornello.
Le testimonianze dei portoghesi
Significative le testimonianze di due giovani portoghesi che, dopo la cena, prendono la parola, introducendo a una rilettura dell’esperienza vissuta e raccontando la loro storia personale. Davide è un giovane studente al quarto anno della scuola superiore, che si sente più consapevole di cosa significhi essere Chiesa, essere comunità. «Nella Gmg ho imparato a vedere Gesù nell’altro»: un punto importante per riscoprire confermato il volto con cui ha conosciuto Gesù lungo il suo cammino di fede. Daniel invece ha 23 anni e ammette la sincera aspettativa di vivere la Gmg semplicemente incontrando gli altri e facendo festa. Non si aspettava un incontro intimo con il Signore, così potente. Uno di questi giorni – ha raccontato – è entrato nella Chiesa della Parrocchia di Nostra Signora di Fatima e lì, in preghiera, durante l’adorazione, ha iniziato a piangere. Si accorgono di lui e delle sue lacrime una suora che gli si fa vicino porgendogli dei fazzoletti, mentre una ragazza polacca gli offre un rosario: «Tutti noi cerchiamo qualcosa». «In ginocchio davanti al tabernacolo più pregavo e più piangevo e ho sentito un vero incontro con Gesù», confida Daniel, che non lascia soli e culla nel suo abbraccio. Ha capito così cosa è la Gmg veramente: una festa. Ma una festa con Gesù e per Gesù, che fa festa con noi.
Dopo l’animazione con canti, balli di gruppo, partite e sfide sportive, nonostante la stanchezza, l’ultimo pensiero torna ancora a Gesù, con la compieta recitata a piccoli gruppi, nella notte. La nuova alba porterà con sé nuove occasioni perché ognuno possa approfondire quelle parole che possono orientare il proprio cammino personale.