I due relatori della giornata di studio del 17 febbraio al Centro Ambrosiano di Milano anticipano un’idea dei loro interventi.
Iacono: il sacro e la settima arte
Per “La vita consacrata nel cinema contemporaneo” il relatore è Gianfranco Iacono, laureato in Lettere moderne all’Università degli Studi di Palermo, Master in Digital Journalism alla Pontificia Università Lateranense di Roma, critico cinematografico per la Rivista del Cinematografo, consulente al Centro Sperimentale di Cinematografia.
«Il rapporto tra l’immagine cinematografica e l’indagine sulla possibilità di rappresentare il sacro tramite questa stessa immagine è tra i più fecondi della settima arte. Gli ultimi anni confermano l’inesausta ricerca espressiva della cinematografia internazionale: tanto il cinema d’arte quanto il documentario e, non ultima, la serialità televisiva hanno contribuito in maniera rilevante ad approfondire gli spazi di ricerca sulla spiritualità e la vita consacrata, in vista di una loro possibilità di rappresentazione artistica e critica a un tempo. L’intervento prende in esame sedici opere appartenenti a un periodo che corrisponde, pressappoco, all’ultimo quindicennio; la selezione si muove dal cinema di ricerca alla serialità televisiva, sino a quello che oggi è conosciuto come cinema del reale o documentario d’arte. L’analisi si propone di evidenziare tendenze stilistiche dell’audiovisivo contemporaneo, approcci conoscitivi, raffronti con le eventuali fonti letterarie e intertestualità dell’oggetto filmico in esame e verterà intorno a quattro snodi tematici: il sacrificio, l’incontro, l’impegno e il dubbio. La selezione, infine, intende offrire una panoramica generale sulla cinematografia odierna che indaga nelle pieghe del sacro e dello spirituale, uno sguardo d’insieme che possa servire da spunto di partenza per una ricerca personale».
Zaccuri: la difficoltà di raccontare l’invisibile
Per “La vita consacrata nella letteratura contemporanea” il relatore è Alessandro Zaccuri, inviato del quotidiano Avvenire, narratore e saggista, che all’esperienza della vita consacrata ha dedicato il romanzo Dopo il miracolo (Mondadori, 2012); i suoi libri più recenti sono Lo spregio (Marsilio, 2016) e Come non letto (Ponte alle Grazie, 2017).
«Nel romanzo Underworld (1999) lo scrittore statunitense Don DeLillo assegna un ruolo importante a suor Edgar, un personaggio che con le sue contraddizioni può aiutarci a comprendere meglio lo sguardo che la letteratura contemporanea getta sull’esperienza della vita consacrata. All’azione visibile nel mondo, condotta nei termini di un intervento sociale più o meno efficace, si accompagna infatti la difficoltà di testimoniare la presenza dell’invisibile: la fede in Dio, l’abbandono alla Provvidenza, l’incontro con la Grazia. Si tratta, almeno in parte, della ripresa di un tema già caro al Novecento (un esempio per tutti: I dialoghi delle Carmelitane di Georges Bernanos), trasferito però in un contesto di profonda secolarizzazione che, per paradosso, porta a concentrarsi di preferenza sulla figura del sacerdote, quasi ad accentuare una presunta contrapposizione fra Cielo e Terra. La tendenza è evidente anche tra gli autori italiani, come dimostrano i recenti romanzi di Eraldo Affinati (L’uomo del futuro, 2016) e Walter Siti (Bruciare tutto, 2017). Nonostante questa predilezione narrativa per le vicende sacerdotali, la vita consacrata continua a essere esplorata dai narratori, sia pure da prospettive contrastanti. Di particolare interesse, fra gli altri, i libri di Susanna Tamaro (Anima Mundi, 1997), Laura Pariani (L’uovo di Gertrudina, 2003) e Marco Lodoli (Sorella, 2008), nei quali ritroviamo molti degli elementi con cui DeLillo caratterizza la sua suor Edgar».