Una storia lunga novant’anni, nata da un’intuizione lungimirante del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, per dare un luogo in cui abitare nei molti collegi allora diffusi sul territorio lombardo, a giovani lavoratori e lavoratrici provenienti da tutt’Italia, e che continua nella stessa logica, offrendo ospitalità agli studenti universitari. È questa la realtà della Fondazione La Vincenziana, espressione della Diocesi, che oggi conta a Milano tre collegi per un totale di circa 370 ospiti: il San Paolo, dove l’Arcivescovo la sera di giovedì 14 marzo cenerà e dialogherà informalmente con gli studenti; il San Filippo Neri e la Casa Universitaria Bertoni, cui si aggiunge una residenza presso la parrocchia di Santa Maria del Rosario con una quarantina di pensionanti. Giovani donne e uomini venuti a Milano per frequentare l’università, provenendo in maggioranza dal sud del Paese, ma anche dal nord-est e, talvolta, ormai anche dall’estero, anche se il loro numero rimane residuale.
A raccontare cosa sia La Vincenziana, alla vigilia del primo dei tre incontri con l’Arcivescovo previsti nelle diverse realtà per festeggiare il 90° di fondazione, è il direttore, Paolo Martina: «Dopo un colloquio orientativo di ammissione, nel quale facciamo una prima conoscenza, gli studenti vengono accolti, per il periodo dell’Anno accademico, nelle strutture che prevedono camere doppie o singole e spazi comuni di socializzazione. Proprio perché ciò che caratterizza la proposta della Vincenziana è dare l’opportunità di fare una vita in comune, permettendo a oltre un centinaio di ragazzi e ragazze di vivere sotto lo stesso tetto, con un’animazione che nasce da loro stessi e che è e significativa, tanto che il 70% degli ospiti, dopo il primo anno di permanenza, chiede di proseguire».
Naturalmente La Vincenziana è una realtà di ispirazione cristiana. Questo preclude l’accoglienza per qualcuno?
Quando facciamo il primo colloquio, come è ovvio, ci informiamo della provenienza degli ospiti, ma non vi è nessuna selezione a prescindere. Le proposte all’interno dei nostri Collegi e i gruppi che, per vari motivi, si creano sono assolutamente liberi. Fondamentalmente l’assistente – don Giorgio Begni per il San Filippo, don Paolo Sangalli presso la Bertoni, don Fabio Riva al San Paolo e il parroco don Marco Borghi per la residenza presso la parrocchia del Rosario – è un compagno di viaggio.
Mai come ora, con gli affitti alle stelle e una Milano che si posiziona ai primi posti al mondo per i costi delle case, poter avere dei Collegi è importante. Questa è anche la vostra mission?
Per ora non possiamo offrire rette calmierate come vorremmo, ma stiamo lavorando in questo senso per cercare criteri oggettivi – per esempio in riferimento all’Isee -, attraverso cui venire incontro ad alcuni ospiti, magari meritevoli negli studi e non forniti di risorse economiche sufficienti. I nostri costi sono in linea con il mercato milanese e, a volte, anche più economici, aggirandosi tra un minimo di 600 e un massimo di 900 euro al mese, a seconda della tipologia della camera, tutto incluso tranne il vitto, per il quale devono provvedere direttamente i pensionanti in autogestione. La condivisione degli spazi, l’animazione nei gruppi, il cammino insieme, fanno del periodo trascorso in Collegio un tratto di strada che i nostri ospiti ricordano spesso per tutta la vita. Questo è il nostro valore aggiunto e ciò per cui ci impegniamo in un’offerta di qualità e inclusiva.