«Maria, Nostra Signora d’Europa, accompagna il cammino dei popoli d’Europa nella pluralità delle pratiche religiose, delle convinzioni personali, delle sensibilità nazionali come la Madre di tutti, che non pretende niente, ma che si mette a servizio di tutti. Celebrando Maria, Nostra Signora d’Europa, la Chiesa rinnova la riflessione sulla sua missione, continua la sua preghiera, offre a tutti la sua speranza»: è un passo del messaggio che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha inviato per il 60° anniversario di benedizione e inaugurazione del Santuario di Nostra Signora d’Europa di Motta di Campodolcino (Sondrio), celebrato domenica 16 settembre in una Messa presieduta dal Vicario episcopale don Mario Antonelli. Nel messaggio (in allegato il testo integrale), l’Arcivescovo richiama la presenza e la protezione di Maria «quando l’Europa ha paura…, è smarrita e incerta sul suo futuro…, è stanca e sente venir meno le sue forze…, è litigiosa e divisa e frantumata…, è meschina, ripiegata su di sé, ridotta a calcolare il dare e l’avere…».
Ricordando dal canto suo i discorsi degli arcivescovi Montini, Martini e Tettamanzi pronunciati ai piedi di Nostra Signora d’Europa, il presidente delle Acli milanesi Paolo Petracca ha annunciato che «dedicheremo tutto quest’anno sociale all’impegno europeista», nella convinzione «che partire da parole ispirate dallo Spirito che muove la storia sia il modo migliore per ripartire nel nostro fare associativo». Petracca ha sottolineato l’impegno a «profondere un’instancabile opera di pedagogia sociale nelle nostre comunità per tornare a condividere con i cittadini le ragioni per le quali è necessario continuare a costruire assieme il “sogno pragmatico” di un continente di pace, fondato sulla giustizia sociale, la solidarietà, la capacità di accogliere e la custodia del Creato». Tutto questo constatando gli attuali «contesti fortemente permeati dal disinteresse e da forte ostilità verso i sostenitori di una società più equa e più aperta» e avvertendo «un vento forte e contrario, non senza ragioni, a causa dell’incapacità dimostrata dall’Unione di dare risposte concrete al crescere delle diseguaglianze in questi ultimi anni» e nella preoccupazione che nelle elezioni europee del maggio 2019 «possano prevalere per la prima volta le forze euroscettiche di diversa natura». Petracca è convinto che si debba «continuare a innalzare il livello culturale e di istruzione dei nostri concittadini, aumentare la qualità e l’attrattività dei beni e servizi prodotti o conservati nel nostro continente (per non essere costretti a rinunciare al welfare), rafforzarci dal punto di vista demografico, assumere un ruolo riconoscibile e unitario sul piano politico nel mondo, tentare di contribuire in modo determinante a restituire dignità a qualunque forma di governo planetario che riesca a regolare innanzitutto la finanza e le dinamiche di sfruttamento selvaggio della manodopera e dell’ambiente». Con una triplice consapevolezza: «che realizzeremo uno sviluppo armonico e equilibrato all’interno dell’Unione solo grazie a un grande piano europeo di investimenti, ma anche e soprattutto ottenendo che questo crei le condizioni, in primo luogo economiche, perché i ceti medi dei Paesi membri stiano meglio e possano guardare al domani con fiducia»; «che nelle grandi aree urbane si concentrano i terreni decisivi dove vincere o perdere la sfida cruciale dell’avvenire»; «che sul tema dei migranti (politici, ambientali o economici che siano) o l’Europa assumerà una funzione regolatrice e pianificatrice o rischierà di implodere di fronte alle descrizioni catastrofiche e demagogiche proposte dai seminatori di odio e di paura che crescono in ogni angolo del continente».