Lunedì 12 e martedì 13 febbraio, presso il Centro pastorale di Seveso, si è tenuta l’ottava sessione del Consiglio presbiterale diocesano, sul tema «L’accompagnamento vocazionale dei giovani universitari. La Pastorale universitaria e la cura spirituale degli studenti nella vita parrocchiale e delle Comunità pastorali». Il nostro Arcivescovo e il Cem hanno desiderato sottoporre all’attenzione dei consiglieri e del presbiterio diocesano (attraverso un’attenta riflessione sviluppata nei Decanati della Diocesi) un tema attuale e non sempre riconosciuto nella sua forma e identità.
La Pastorale universitaria rischia di essere intesa come un orizzonte abitato dagli “addetti ai lavori” più che una realtà capace di porre domande significative che interpellano il cammino di fede delle nostre comunità. Pensare alle Università come luoghi in cui è possibile seminare la Parola Buona del Vangelo, dentro relazioni umane autentiche, non è così immediato: quando si pensa agli Atenei si pensa, anzitutto, alla loro funzione di promotori di percorsi culturali qualificati in grado di formare le future dirigenze della società.
Un “popolo” a cui offrire accompagnamento
I giovani che abitano quotidianamente le Università, presenti in Diocesi, sono circa 200 mila, a cui si aggiunge un congruo numero di docenti e di persone che operano professionalmente in ruoli e uffici differenti. Ampliando lo sguardo dalla realtà diocesana a quella nazionale, stimiamo presenti in Italia 97 Atenei, in cui studiano 1.822.141 giovani.
Questi dati possono apparire una mera descrizione statistica; tuttavia, sono necessari per inquadrare il terreno reale in cui si svolge l’azione pastorale. Raccontano, anzitutto, i volti e le vite delle persone che arrivano negli Atenei con il loro carico di desideri, di esperienze, di vissuti e con il bisogno di orientare, in modo costruttivo, la loro esistenza. La posta in palio è altissima; infatti, oltre al percorso accademico che offre competenze per il futuro professionale, l’attenzione deve essere rivolta alla persona e a tutto ciò che inerisce il suo prezioso patrimonio umano. È in questo spazio “sacro” che il sapere diventa opportunità per il giovane di approfondire la conoscenza di sé e delle proprie attitudini, promuovendo il giusto cammino di identificazione dei talenti che rendono unica la persona. Prioritari e urgenti diventano l’ascolto e la cura di sé. È in questo cammino che l’agire pastorale interviene, con discrezione, affiancando il giovane e sostenendolo nelle sue domande, fatiche e, non poche volte, nelle sue crisi esistenziali. Ciascuno di questi aspetti rivela il terreno in cui offrire l’accompagnamento umano e cristiano.
La persona “luogo” di formazione
L’agire pastorale della Chiesa nelle Università si svolge dentro un delicato incrocio di competenze da rispettare e valorizzare e di proposte specialistiche da abitare con attenzione. Le finalità della Chiesa e del mondo accademico sono diverse: la prima ha come natura del suo agire l’annuncio del Vangelo, la seconda ha come obiettivo il reperimento e l’offerta della cultura e del sapere. Questi due contenuti, apparentemente così distanti, trovano la loro sintesi e la loro alleanza nella persona. La persona diventa il “luogo” in cui operare ogni azione formativa, culturale e spirituale. Il primo impulso pastorale in contesto accademico (molte volte laico) è lo stesso Vangelo di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate la Buona Notizia a ogni creatura» (Mc 16,15). In questo senso la Pastorale universitaria, si propone, come una tra le realtà più preziosa per fare vivere la Chiesa “fuori da sé”.
L’azione delle cappellanie
Il prete opera in Università a servizio di una vita adulta, possibilmente formata dal Vangelo. Attualmente le cappellanie universitarie della nostra Diocesi si propongono con diversità di situazioni: tali diversità generano la missione che in ogni Ateneo possiamo definire “unica”. La strada che tutte le cappellanie percorrono quotidianamente è quella della cultura e del culto. L’esperienza viva e diretta con il mondo universitario suggerisce di implementare in modo ancor più marcato un solido rapporto di alleanza educativa tra mondo accademico, pastorale giovanile e vocazionale, ambiti dell’educazione e della cultura.
Il legame con le parrocchie
Il legame con le parrocchie costituisce, senza dubbio, un luogo prezioso di sintesi in cui i cammini educativi, vocazionali e culturali si intersecano. Le comunità cristiane sono interpellate affinché possano costituire momenti e incontri capaci di “raccontare” cosa significa agire pastoralmente in un luogo “distante” dalle “abitudini” pastorali parrocchiali. La Pastorale universitaria è una sfida per la Chiesa, che si trova ad abitare un “mondo non suo”, un mondo che può indicare percorsi nuovi suggeriti dallo Spirito per l’evangelizzazione dell’umanità. Oggi, più che mai, si avverte urgente il bisogno di trovare qualcuno disposto ad ascoltare e ad accogliere, senza pregiudizio e con libertà di cuore, chiunque chiede “ragione della speranza” che è respiro per la vita.
Le mozioni del Consiglio
È dentro questo orizzonte di Pastorale universitaria che il Consiglio presbiterale si è mosso, con vivacità ed interesse, in un dialogo franco e propositivo, consegnando al nostro Arcivescovo e al Cem, come sintesi dei lavori, alcune mozioni che potranno indicare cammini per una continua ed efficace semina del Vangelo. Le riportiamo in forma semplificata.
1) Implementare un progetto integrato per la Pastorale universitaria affinché si consideri questa realtà una parte significativa di tutta la Pastorale giovanile, evitando il rischio di recepirla, invece, come un ambito a se stante.
2) La destinazione del clero deve tener in maggior considerazione la geografia degli Atenei e dei luoghi di residenza degli universitari affinché il clero, in particolare, deputato alla cura della Pastorale giovanile possa essere più presente nei luoghi dove realmente abitano i giovani.
3) È necessario offrire percorsi capaci di fare conoscere la Pastorale universitaria nei cammini di formazione al Ministero ordinato e nei percorsi della formazione permanente del clero.
4) Si sollecita, la costituzione di équipes (consacrati, consacrate e laici) all’interno delle cappellanie universitarie al fine di poter svolgere con più capillarità l’azione pastorale.
5) Sollecitare una maggior unità tra i soggetti (associazioni e movimenti) attualmente presenti nel contesto universitario, evitando divisioni e “lottizzazioni” che comporterebbero, o già comportano, controtestimonianze nell’azione pastorale.
6) Si considera urgente la rivisitazione degli spazi parrocchiali (ambienti vuoti o poco utilizzati) al fine di destinarli, per quanto possibile, a luoghi abitativi e di studio per gli universitari. Tale operazione comporterebbe una concreta risposta, per esempio, al drammatico problema del caro affitti che grava pesantemente sulla vita degli studenti (e non solo).
7) Si auspica una maggior e proficua interlocuzione tra la Facoltà teologica e le Università, evitando, in tal modo, i loro reciproci isolamenti a svantaggio della formazione proposta ai giovani.
La sintesi dell’Arcivescovo
A conclusione dei lavori l’Arcivescovo ha offerto una sintesi, sapiente e profetica, per promuovere una continua integrazione tra Pastorale universitaria e comunità cristiane nell’affascinante e ardua evangelizzazione dell’uomo e della donna del nostro tempo. Indichiamo alcuni punti del suo intervento.
1) Il tema trattato richiede non soltanto conoscenza e organizzazione di progetti, ma “un’audacia del pensiero” ispirata da Dio a servizio dell’azione pastorale. L’audacia del pensiero significa porre le domande fondamentali per la vita (la nascita, la morte, il senso dell’esistere). La sensibilità contemporanea tende, talvolta, a rimuovere, a non considerare nella sua profondità, le domande esistenziali.
2) Dobbiamo osare, senza paura e con rispetto, a riportare il tema della Trascendenza nel dialogo con la Scienza.
3) L’audacia del pensiero ci invita costantemente a esporci nel dire la proposta del Vangelo anche quando siamo colti, da alcuni, come antipatici e fastidiosi nel nostro agire.
4) La Teologia ha ancora “qualcosa da dire” alla Scienza e alla donna e all’uomo del nostro tempo.
5) All’audacia del pensiero si deve necessariamente affiancare “un’audacia dell’intraprendenza”, che ci invita a dare concrete risposte ai punti critici rilevati nell’agire pastorale.
6) L’audacia dell’agire spinge, con maggior forza, verso un’unità di intenti e di collaborazione fra tutti i membri della comunità credente affinché l’azione pastorale risulti più efficace e credibile nella testimonianza dell’Annuncio del Vangelo.
7) Curare, in particolare, “l’umile sollecitudine della compassione”. L’ambito universitario è caratterizzato da entusiasmi, da scoperte affascinanti del mondo ma anche da drammatiche tristezze esistenziali. Dobbiamo incoraggiarci a vicenda affinché si possa vivere una reale compassione cristiana nei confronti dell’umanità.