Si è concluso il XVIII Convegno nazionale di Pastorale giovanile, che si è tenuto quest’anno a Sacrofano (Roma), alla Fraterna Domus, dal 6 al 9 maggio. Il titolo di questo incontro «Domine, quo vadis?», era l’interrogativo che è risuonato in questi giorni e che implica una riflessione sul tempo complesso che stiamo vivendo.
Una motivazione per continuare
Tra i 500 incaricati diocesani e regionali di pastorale giovanile, i responsabili di pastorale giovanile di associazioni, movimenti, aggregazioni e congregazioni religiose e secolari, presenti anche i responsabili e collaboratori della diocesi di Milano, insieme agli incaricati di ODL (Oratori diocesi lombarde), segno di un cammino di pastorale giovanile regionale sempre più condiviso.
Come evidenzia anche don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi e coordinatore di ODL (Oratori diocesi lombarde): «Il titolo del convegno è una domanda, non è soltanto la definizione di un argomento da trattare, perché la pastorale giovanile è caratterizzata proprio da questo, tante domande che abitano la vita dei giovani e tante domande che abitano anche la Chiesa che incontra i giovani. Dobbiamo stare in queste domande, senza avere la fretta, l’impazienza, di risolvere troppo velocemente le questioni, ma partire dalle domande per costruire dei percorsi di fede e di vita».
Aggiungendo che il convegno ha permesso «di incontrarci insieme da tutta Italia, per riscoprire un corpo ecclesiale che vive nella nostra realtà nazionale e che con modalità diverse cerca di costruire qualcosa di grande e di importante, restituendo ancora una volta una grande motivazione per continuare».
«Una realtà interessata ai giovani, ma composita ha permesso di fare un momento di sintesi per confrontarsi su quello che sentiamo, proviamo, viviamo, per aprirci a delle prospettive future in vista dell’accoglienza dello stile sinodale che il Sinodo della Chiesa sta proponendoci», commenta monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano, nel ruolo di delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile.
Sfide pastorali ed educative
L’incontro è stato modulato alternando approfondimenti, relazioni e attività laboratoriali, con un atteggiamento di ascolto e valorizzazione reciproca ma anche con l’intento di individuare quello che di creativo e di positivo c’è in tutti. Questo atteggiamento può creare un’attenzione, una sensibilità comune in tutta Italia, in vista delle sfide pastorali ed educative che vogliamo assumerci. Consapevoli che i giovani hanno qualcosa da dirci e allo stesso tempo che ciascuno ha qualcosa di prezioso da consegnarci, sono state quattro le parole che hanno fatto da filo rosso al convegno – cura, adultità, comunione e comunità – declinate attraverso i diversi interventi.
Maria Pia Colella, psicoterapeuta e scrittrice, ha messo in luce la difficoltà di diventare adulti e la necessità di ridonare fiducia perché da progetto abbozzato si possa diventare adulti compiuti, “opere d’arte” piene di senso. A sottolineare il cambiamento che questa stagione dell’umanità ci pone davanti, per mezzo della tecnologia, fino all’intelligenza artificiale, è padre Paolo Benanti, membro del New Artificial Intelligence, che evidenzia come la macchina si umanizza e l’uomo si macchinizza. Nell’uscita culturale a Roma, dopo lo sguardo sull’Urbe affidato all’archeologa Alessandra Milella, sono stati quattro i percorsi artistico-culturali-ecologici proposti, che hanno ampliato la visione: S. Bartolomeo all’Isola con la comunità Sant’Egidio, un altro con le suore di S. Giovanna Antida oppure gli annunci di Pietre Vive alla Chiesa di S. Ignazio di Loyola, Chiesa del Gesù e alla Basilica di San Pietro in Vincoli.
Preghiera e testimonianze
Non poteva mancare una sessione dedicata alla Gmg: l’esperienza forte di Chiesa e di fede vissuta dai giovani a Lisbona è stata riletta da Dalila Raccagni e don Giordano Goccini, presentando una ricerca dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo.
Intensi i momenti di preghiera e di lectio, le celebrazioni, le testimonianze ed il significativo momento interreligioso di spiritualità che ha visto insieme giovani cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, Soka Gakkai, nel segno di una comunione che ha permesso di guardare l’altro negli occhi trovando l’armonia delle differenze e nei messaggi letti lo stesso desiderio di pace e fratellanza, per porre al centro la cura delle nuove generazioni.
Tre dimensioni
Don Riccardo Pincerato, nuovo responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, a raccogliere, al termine, il senso di queste giornate insieme, sottolineando da dove nasce l’idea di questo convegno, dove il titolo individuato per quest’occasione è legato all’episodio narrato negli Atti apocrifi e a una chiesetta che proprio sulla via Appia ricorda l’incontro di Pietro che fugge da Roma per paura di morire e del Maestro, il Signore, con Pietro che dice: «Domine, quo vadis? Signore, dove vai?». «È la tentazione che a volte possiamo avere di fronte alle provocazioni dei giovani. Allora siamo tornati a Roma, per tornare nel cuore del giovane, nella sua vita, nella sua quotidianità. Uno dei desideri legato al brano del Vangelo di Giovanni 13, “Signore, dove vai? Darai la tua vita per me?” con il Signore che continuamente rimette al centro “Non sia turbato il vostro cuore”. Di fronte alle sfide del mondo giovanile, domandare, ripartire, stare con il Signore. Un convegno che ha una risposta plurale, su tre dimensioni: identità, domande, accompagnamento. Di un “io” che si prende cura, facendo intelligenza comune, di un “noi” come Chiesa che ci prendiamo cura, avviando alleanze».