Alla Veglia missionaria diocesana in Duomo saranno Corinna e Mattia Longoni a parlare della loro esperienza di «Famiglia a Km 0». Lei docente di pedagogia e religione, lui avvocato di un ospedale, dopo aver partecipato a un cammino di formazione e discernimento presso i Missionari della Consolata, nel 2007 hanno deciso di sposarsi e partire: destinazione «El Fortin», una baraccopoli di Guayaquil (Ecuador), dove sono rimasti fino al 2010 vivendo in comunità con Padri e laici della Consolata e operando in una scuola per ragazzi di strada e nella pastorale del quartiere.
Rientrati in Italia dalla missione ad gentes sudamericana, dove nel frattempo era nato il loro primo figlio Pietro Santiago (che oggi ha 7 anni), si sono reinseriti nel mondo del lavoro e nella Chiesa locale in un paese della Brianza. Successivamente la famiglia Longoni si è allargata: sono nate Letizia (5 anni) e Benedetta (2 anni). Intanto Corinna e Mattia sono venuti a conoscenza del Gruppo diocesano delle «Famiglie missionarie a Km 0» e hanno deciso di aderire a questa nuova espressione di Chiesa «formato famiglia». Oggi vivono nell’oratorio di San Rocco a Monza e insieme a don Luca Magnani sono impegnati nella Pastorale giovanile, familiare e missionaria. «Cerchiamo di ripartire dalle poche cose che contano – spiegano i coniugi -, per suscitare nella comunità la nostalgia del mare e della sua sconfinata grandezza». Per loro tutto nasce dalla «relazione» e «dall’incontro profondo» con le persone e con il Signore».
Dopo l’esperienza in Ecuador, nel cuore di Corinna e Mattia «persisteva un fuoco acceso, una sana inquietudine, il desiderio di servire la Chiesa di Gesù, di Pietro e degli apostoli, così come avevamo fatto a Guayaquil. Ora come famiglia, pur con le nostre fragilità, desideriamo condividere la gioia di essere figli e fratelli con la comunità in cui ci troviamo, ripartendo dall’essenziale». «Grazie ad alcune amicizie di Famiglie missionarie a Km 0, con l’appoggio del Vicario episcopale della Zona di Monza e dei sacerdoti della Comunità pastorale Santi Quattro Evangelisti che oggi ci accoglie – dicono i Longoni -, ci siamo lanciati in questa avventura che definiamo esperienza di Chiesa “formato famiglia”, dove le prime attenzioni vanno alle relazioni con le persone».
In questo primo anno si sono sentiti accolti, condividendo la gioia del Vangelo nella vita quotidiana. «Crediamo nella ricchezza di “abitare” questo luogo sentendolo come una casa da vivere, un focolare, consapevoli che nulla ci appartiene, ma con la gioia di esserci e di stare sempre sull’uscio, tenendolo il più aperto e trafficato possibile». Corinna e Mattia sentono la responsabilità della «cura delle relazioni» di chi frequenta l’oratorio e la parrocchia «per facilitare l’incontro tra le persone e con Cristo». E aggiungono: «Ci sentiamo stimolati a tenere alto lo sguardo, a uscire dagli steccati mentali e dal perimetro delle abitudini parrocchiali per incontrare chi si trova al di fuori, chi semplicemente vive nel nostro quartiere. Non ci è chiesto di fare cose straordinarie, ma di vivere come famiglia quel pezzetto di Chiesa che ci è stato affidato». Per realizzare tutto questo «ci confrontiamo costantemente con i sacerdoti della Comunità pastorale, ma dobbiamo dire che “fare famiglia” con loro e “lavorare di squadra” diventa la prima testimonianza che possiamo offrire di quel Dio che è Padre e che ci costituisce come fratelli».