Carissimi Fratelli e Sorelle,
abbiamo celebrato il XXX dell’istituzione del diaconato permanente nella nostra Diocesi con un Convegno a Seveso e ci troviamo nell’imminenza dell’ordinazione di 5 nuovi diaconi permanenti, il prossimo 4 novembre in Duomo. In questo contesto ritengo opportuno rivolgermi a tutti i fedeli della diocesi per coinvolgere tutti in una sollecitudine che mi accompagna da tempo.
Chiedo alle comunità della diocesi di esprimere uomini adulti, credenti, disponibili ad essere nella Chiesa e nella società espressione e richiamo per tutti al “servire”. Papa Francesco, parlando ai consacrati in Duomo, ha detto, tra l’altro: Il diacono è – per così dire – il custode del servizio nella Chiesa. Ogni parola dev’essere ben misurata. Voi siete i custodi del servizio nella Chiesa: il servizio alla Parola, il servizio all’Altare, il servizio ai Poveri. E la vostra missione, la missione del diacono, e il suo contributo consistono in questo: nel ricordare a tutti noi che la fede, nelle sue diverse espressioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio. Il servizio a Dio e ai fratelli. E quanta strada c’è da fare in questo senso! Voi siete i custodi del servizio nella Chiesa (Papa Francesco, Discorso in Duomo, 25 marzo 2017).
Il diacono – come ha ricordato don Tullio Citrini durante il Convegno – è una figura che si è immaginata, e, almeno in parte, realizzata, come agile e trainante, chiamata a vivere il ministero ordinato a servizio della comunione ecclesiale con il Vescovo e con i Preti.
Invito le comunità a rivolgere una attenzione specifica per comprendere i tratti caratteristici della figura del diacono, nella sua forma permanente, e per incoraggiare uomini che si ritengono adatti a farsi avanti per il servizio.
Il diacono è un collaboratore del Vescovo per il ministero apostolico, non un aiutante del prete promosso a una dignità superiore: chiedere a un uomo di avviarsi per questa forma di collaborazione significa che una comunità si dichiara disponibile a privarsi di una presenza che è preziosa, per un servizio alla comunità diocesana. Sono certo che questo sacrificio sarà ricompensato dal Signore che farà emergere altre presenze generose.
Per incoraggiare le persone adatte perché accolgano l’invito – o meglio: la vocazione – per questo ministero ordinato si devono prendere in considerazioni alcuni tratti che caratterizzano questa figura: si tratta infatti di una persona che deve trovarsi a suo agio nell’offrire la sua testimonianza negli ambiti ordinari della vita quotidiana, cioè la sua famiglia e il suo ambito professionale, e insieme deve trovarsi a suo agio nel servire in modo qualificato la celebrazione liturgica; si tratta di una persona adulta che ha già definito il suo stato di vita, nel matrimonio o nella scelta di vita celibe, ma nel suo modo di essere sposato o celibe rivela i segni di una vocazione a uno specifico servizio ecclesiale inserendosi nel clero; si tratta di una persona che deve trovarsi nelle condizioni per praticare un percorso di preparazione e di formazione permanente che si distende in almeno cinque anni e che richiede un certo investimento di tempo, che sia compatibile con ritmi di vita familiare e professionale.
Gli uomini che si sentono incoraggiati dalla comunità e attratti dalla vocazione diaconale devono trovare nel parroco o un prete di riferimento il primo interlocutore per valutare l’opportunità di intraprendere il cammino. È perciò opportuno che ogni prete conosca il Direttorio per il Diaconato Permanente nella Diocesi di Milano pubblicato nel 2015 dal Card. Angelo Scola. Il discernimento sarà poi accompagnato, secondo una prassi collaudata, dagli organismi e dalle persone preposte, secondo le indicazioni dello stesso Direttorio.
Invito le comunità a pregare per i diaconi ordinati e per i candidati che si preparano all’ordinazione e insieme invito a farsi carico della responsabilità di invitare, incoraggiare, discernere persone che possono trovare in questa vocazione un compimento del loro cammino di vita cristiana e di santificazione: l’appello del Vescovo e l’indicazione da parte della comunità è un segno promettente che può evitare le ambiguità dell’autocandidatura.
Con grande fiducia possiamo guardare al futuro della nostra Chiesa se tutti insieme ci prendiamo cura delle vocazioni a tutte le forme adulte di vita cristiana e mettiamo ogni impegno perché nessuno viva senza sperimentare la bellezza e l’intensità di una vita vissuta come vocazione.
Per tutti invoco ogni benedizione di Dio