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Speciale

Carlo Acutis, la santità possibile

Sirio 01 - 10 novembre 2024
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Intervista

La mamma di Carlo Acutis: «Ha aiutato tante anime ad avvicinarsi a Dio»

Parla Antonia Salzano, madre del ragazzo devoto alla Vergine e all'Eucaristia, morto a 15 anni per una leucemia fulminante, presto beato: «Ha messo sempre Dio al centro delle sue giornate»

di Gigliola ALFAROAgensir

24 Febbraio 2020
Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis

Carlo Acutis sarà beato. Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare, tra gli altri, il decreto riguardante il miracolo, attribuito alla sua intercessione.

Nato nel 1991 a Londra, Carlo Acutis fu molto legato alla devozione alla Vergine e all’Eucaristia, realizzando anche progetti informatici sui temi della fede, come un sito sui “Miracoli eucaristici”. Un ragazzo normale, che amava studiare e giocare a pallone e faceva il catechista. Fu colto da una leucemia fulminante e morì a soli 15 anni, il 12 ottobre 2006 a Monza, offrendo le sue sofferenze per il Papa, per la Chiesa, per andare in Paradiso. I suoi resti mortali si trovano nel santuario della Spogliazione ad Assisi. Ne parliamo con la mamma, Antonia Salzano: «Ho sognato Carlo che mi diceva che sarebbe diventato beato e anche santo. Nel momento tragico della sua malattia e poi della sua morte, ho sognato anche San Francesco che mi diceva che Carlo sarebbe arrivato molto in alto nella Chiesa: io vedevo questa grande chiesa e Carlo in alto. Allora, non capivo, poi tante cose le ho capite».

La morte di un figlio è sempre terribile per un genitore…
Quando è morto ho avuto la sensazione che fosse morto da santo: ha affrontato la malattia sempre con il sorriso, mai un lamento, sostenuto dalla luce della fede, non aveva paura. Diceva: «Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio». Era sereno. Quando si è ammalato era molto consapevole: «Io da qui non esco vivo, ma ti darò tanti figli», mi rassicurava. Pochi mesi prima di ammalarsi si era filmato e diceva che quando sarebbe arrivato a 70 chili era destinato a morire. Effettivamente è morto pesando 70 chili. Ci sono stati tanti piccoli segni che mi hanno aiutato poi a vivere questo grande dolore del distacco, che mi hanno confortato. Nella fede il rapporto non finisce, ma bisogna imparare una modalità diversa di comunicazione.

Si è diffusa presto la sua fama di santità?
Sin da quando è morto, le persone si sono rivolte a lui con fiducia: una signora che è venuta al funerale aveva un tumore e l’ha subito pregato e ha avuto una guarigione; un’altra donna di 44 anni non poteva avere figli, ha pregato Carlo e dopo un mese è restata incinta. Da subito la gente che lo aveva conosciuto si affidava a lui, poi la fama di santità si è diffusa: giovani che hanno iniziato a fare gruppi di preghiere, a imitarlo; catechisti che hanno portato la sua storia come testimonianza. Tutto questo mi hanno dato serenità: Carlo ha portato frutti per tante persone, ha aiutato tante anime ad avvicinarsi a Dio. Tanti ci hanno segnalato miracoli, grazie speciali e conversioni.

In famiglia avevate la percezione di avere accanto un figlio eccezionale?
Già in vita ci eravamo accorti che Carlo era un ragazzo speciale: la sua luminosità, la sua bontà, la sua vita di preghiera erano al di fuori della norma. Carlo, al tempo stesso, ha avuto una vita come tanti suoi coetanei, ha condiviso passioni comuni ad altri giovani, come internet, il pallone e altri hobby; gli piaceva stare con gli amici, era un ragazzo molto simpatico, ma ha fatto ogni cosa con grande equilibrio e speranza e tutto alla luce e alla presenza di Dio, anzi mettendo sempre Dio al centro delle sue giornate con la Messa, il Sosario, l’adorazione eucaristica prima o dopo la Messa. Era fedelissimo a questi appuntamenti. Ha portato Dio nella vita quotidiana, nella scuola, in famiglia, con gli amici, ovunque andasse. Questa sua vita, l’armonia che aveva raggiunto, penso che possa essere di aiuto a tanti per il cammino di santità. Tante volte si parte o con l’idea di fare cose troppo alte e poi quando non si riesce ci si scoraggia e ci si lascia andare oppure non si parte proprio perché ci si sente impreparati. Papa Francesco ci ricorda che tutti siamo chiamati a essere santi. Dio ha per ognuno un progetto unico, speciale e irripetibile, ma, come diceva Carlo, tutti nascono originali ma poi a volte moriamo come fotocopie perché non si segue il progetto di Dio su di noi. Allora, è importante capire che anche oggi, nonostante la tecnologia e le scoperte scientifiche, che ci fanno sentire invincibili, la televisione e i tanti input negativi che vengono dati, si può essere santi. E come lo ha fatto Carlo, spero che questa strada di santità possa essere percorsa da tanti giovani, anche senza essere beatificati o canonizzati. Il mio auspicio è che Carlo possa essere un incoraggiamento per tanti giovani a non perdere la speranza e soprattutto a non perdere il rapporto speciale con Dio, anzi mettendo Dio al primo posto come ha fatto lui.

Cosa ci può dire del miracolo che porterà sugli altari suo figlio e sulla data della beatificazione?
Il miracolo accertato riguarda il pancreas deformato di un bambino che è stato in pericolo di vita. Dopo la preghiera a Carlo il pancreas è ritornato nella norma senza intervento chirurgico, che sarebbe stato molto rischioso per la sopravvivenza del piccolo. La data della beatificazione dovrebbe essere in primavera. Papa Francesco verrà ad Assisi a fine marzo per The Economy of Francesco, pensiamo che possa essere poco dopo: ecco non crediamo che passerà molto tempo, ora aspettiamo la decisione della Segreteria di Stato della Santa Sede.

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