18 gennaio 2019, ore 2.13 del mattino. Il primo gruppo di giovani ambrosiani, poco più di una trentina, arriva a Macaracas, comunità della diocesi di Chitrè, in terra panamense. Dopo quasi un giorno di viaggio veniamo accolti da una comunità incredibilmente festosa. Nonostante l’orario, l’intera comunità ci attende. Centinaia di persone in piazza: musica, colori, luci e fuochi d’artificio! La stanchezza cede velocemente il posto all’entusiasmo e i giovani, come è proprio della loro natura, manifestano energie insospettabili.
Quei primi giorni, chiamati di “gemellaggio”, ci hanno fatti entrare in contatto con la vita e la fede di quella comunità. Ogni pellegrino è stato ospitato in una famiglia, dove, oltre allo spagnolo, si parlava la lingua dell’accoglienza, comprensibile oltre ogni idioma. Dopo la “colazione dei campioni” (così la chiamano i giovani), ricca di frutta, carne e uova, la mattina iniziava con la celebrazione eucaristica, dove la dimensione della festa non ha bisogno di essere “spiegata”: la incontri, ti viene incontro, ti coinvolge con i suoi ritmi, i suoni, le voci. Durante la giornata ci venivano proposte diverse attività: l’incontro con i più poveri, momenti di animazione con i ragazzi più giovani, la visita della “foresta”, un bagno nel fiume… La sera la comunità si riuniva nuovamente per la preghiera del Rosario e l’adorazione eucaristica. La giornata poi si concludeva con uno “scambio culturale” dove la musica, il canto, il ballo, la festa, rappresentavano un veicolo, un ponte che unisce. La semplicità e la profondità di quella comunità hanno coinvolto, e non solo interrogato i giovani, che non hanno esitato ad aderirvi, a rispondere. Sembrava che non aspettassero altro.
Da lunedì 21 gennaio questo primo gruppo si è unito agli altri in arrivo dall’Italia. In totale alla GmG erano presenti circa novanta giovani ambrosiani, almeno centossessanta giovani appartenenti alle Diocesi lombarde e più di mille giovani provenienti dall’Italia.
L’andamento delle giornate è stato quello proprio di ogni GmG: la Messa di apertura, l’accoglienza di papa Francesco, le catechesi nelle parrocchie, il Festival della Gioventù, la possibilità delle confessioni, i percorsi vocazionali, la Via Crucis, la Veglia al campo e la celebrazione eucaristica finale di mandato. Molti pellegrini delle Diocesi lombarde avevano già vissuto questi momenti, eppure, osservandoli e accompagnandoli, manifestavano l’energia degli inizi.
È la gioventù del Papa. Sì! Quando lui parlava, subito i giovani si disponevano all’ascolto. E quello che ascoltavano, trattenevano. Il suo linguaggio, capace di evocare molte immagini, li ha raggiunti. Nelle sue parole hanno riconosciuto la voce di desideri profondi, la chiamata a compiere cammini, la verità della speranza cristiana. Si sono divertiti, hanno ballato, cantato, si sono scambiati le bandiere: sono giovani! Non sono privi di concretezza. Amano le emozioni forti, ma non rimangono ostaggi di queste emozioni. Si interrogano, si confrontano, fanno domande, hanno paura e voglia di decisioni.
Ecco, in conclusione, alcuni passaggi del dialogo tra papa Francesco e i giovani: «Essere maestri e artigiani della cultura dell’incontro è una chiamata e un invito ad avere il coraggio di mantenere vivo e insieme un sogno comune, un sogno chiamato Gesù. Vi sentite portatori di una promessa?… Abbracciate la vita come viene, con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso. Perché? Perché solo quello che si ama può essere salvato… Quali radici vi stiamo dando? Quali basi per costruirvi come persone vi stiamo offrendo? Darvi radici a cui aggrapparsi per poter arrivare al cielo. Perché voi giovani siete l’adesso di Dio! Sentite di avere una missione e innamoratevene, e da questo dipenderà tutto».