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Sirio 23 - 31 dicembre 2024
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23 settembre

La gioia dell’incontro con Cristo

La vocazione al sacerdozio, il valore della testimonianza, l’importanza di una comunità educativa: tanti gli spunti di riflessione offerti dall’Arcivescovo nel suo messaggio per la Giornata per il Seminario

del cardinale Angelo SCOLA Arcivescovo di Milano

11 Settembre 2012

Carissimi fedeli,

cosa può spingere oggi un ragazzo o un giovane a chiedere di entrare in Seminario? Possiamo rispondere con le parole del Santo Padre nell’esordio di Porta fidei, la lettera con cui ha voluto indire l’Anno della fede. Ad entrare in Seminario può spingere «la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo» (Porta fidei 2).

La vocazione al sacerdozio, infatti, non è mai un atto isolato, nasce sempre in un contesto comunitario. Può essere accesa dalla testimonianza di fede ricevuta all’interno della propria famiglia, come abbiamo avuto occasione di ricordare nel VII Incontro Mondiale delle Famiglie; o, come accade molto spesso, da quella affascinante e convincente di sacerdoti, religiosi e religiose, comunità cristiane parrocchiali o aggregazioni di fedeli.

Nel corso dei secoli, la fede di uomini e donne che hanno confessato la bellezza del seguire Gesù ha allargato il cuore e aperto la mente di adolescenti, giovani, adulti talvolta, e li ha portati ad aderire all’invito che il Signore rivolgeva loro personalmente.

Per tale motivo, raccomando anzitutto agli sposi, ai sacerdoti e ai religiosi, e a tutti i fedeli cristiani di continuare ad essere testimoni della fede in ogni ambito dell’umana esistenza perché i nostri ragazzi siano aiutati a scoprire che tutta la vita è vocazione, cioè chiamata a rispondere al Signore con le stesse parole dell’apostolo Pietro «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). La vita come vocazione, espressione privilegiata del dono della fede, spalanca il cuore di un giovane al riconoscimento della chiamata di Dio.

In questo contesto di vita cristiana chiedo a tutte le famiglie, le parrocchie, le aggregazioni di fedeli di sostenere il nostro Seminario anzitutto pregando stabilmente per le vocazioni sacerdotali della nostra Diocesi. Tale preghiera incessante è alla portata di tutti e so che molti di voi già lo fanno. Ve ne sono grato, come lo sono ai tanti amici ed amiche che con zelo si fanno già carico dei numerosi bisogni del nostro Seminario.

Voglio anche rivolgermi personalmente ai seminaristi della nostra Diocesi. Il dono della vocazione sacerdotale viene elargito dal Signore nella comunione della Chiesa. Quando la Chiesa vi sceglierà per essere ordinati sacerdoti sarete sacramentalmente incorporati all’ordine dei presbiteri, che sono i collaboratori del Vescovo a servizio della comunità vitale di tutto il popolo di Dio. La comunione ecclesiale, in tutta la sua pluriforme ricchezza, è l’humus della vostra vocazione e l’espressione di un’unità che ci precede e richiede perciò una stima a priori per ogni esperienza di fede, per quanto diversa dalla nostra, appartenente all’unica Chiesa. Per questo, come affermò il Beato Giovanni Paolo II, nel n. 60 dell’esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, «il Seminario si presenta sì come un tempo e uno spazio; ma si presenta soprattutto come una comunità educativa in cammino… L’identità profonda del Seminario è di essere, a suo modo, una continuazione nella Chiesa della comunità apostolica stretta intorno a Gesù (…) Il Seminario è, in se stesso, un’esperienza originale della vita della Chiesa». Per questo educatori, docenti e seminaristi devono rischiare la propria libertà coinvolgendo, sempre più radicalmente, tutta la loro esistenza con il Signore Gesù.

L’incontro con Cristo non è un presupposto della propria vocazione così ovvio da poterlo dare per scontato. La cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo per opera dello Spirito nel seno della Chiesa. In questi anni di Seminario voi avete l’occasione di verificare la con-venientia della fede per la vostra vita. Potrete scoprire che non esiste nessuna frattura tra la fede e la vostra umanità. Anzi, la fede riplasma nella novità della risurrezione l’intera vita umana: desideri, speranza, gioie, sofferenze, errori e successi. Alla luce di una fede con-veniente per la vostra umanità, potrete essere liberi e lieti nel rispondere alla chiamata del Signore, donando tutto di voi stessi senza nessuna riserva. La bellezza della vostra vita donata sarà il più grande segno di una fede professata, celebrata, vissuta e offerta a tutti.

Da ultimo mi rivolgo a tutti quei giovani, anche ai giovanissimi, che incominciano il cammino della vita cristiana e, affascinati dalla testimonianza di qualcuno, sentono in cuore l’inclinazione di dedicare la propria vita a Gesù. Non spaventatevi e non trascurate quest’intuizione. Confrontatevi con un sacerdote, con qualche educatore adulto. La loro fede sosterrà i passi della vostra, affinché, vivendo la vita come vocazione, possiate riconoscere la precisa volontà del Signore.

Il Signore vi benedica tutti!