Ascoltare le persone, stare loro vicino e dare un segno concreto di speranza. Anche quando le cose sembrano non andare per il verso giusto. Questo il significato di essere prete secondo don Angelo Viganò, parroco a Perledo Gittana (Lc): «Penso che siano molto belle e vere le parole di papa Francesco, quando dice a noi sacerdoti che dobbiamo essere “pastori con l’odore delle pecore”. È fondamentale infatti essere vicino alle persone con cui si cammina, incontrarle, conoscerle, ascoltarle, far nascere insieme a loro progetti che abbiano come centro il Vangelo, perché questo è il Progetto per eccellenza». In tutte le comunità si cerca spesso di organizzare iniziative, ma non bisogna mai dimenticare che queste non devono essere fini a loro stesse, anzi devono essere un aiuto per arrivare a Cristo.
Sacerdote da 43 anni, i primi 19 trascorsi a Cernusco sul Naviglio (Mi) nella parrocchia di Santa Maria Assunta, altri 12 in Zambia come fidei donum e poi 10 a Porlezza (Co): un’esperienza a 360 gradi nelle periferie, anche in Africa. Adesso don Angelo ha 68 anni e da tre mesi è arrivato a Perledo: «A Cernusco, quando ho iniziato, sono stati anni bellissimi, in particolare in oratorio. Oggi ho accettato anche questo incarico con lo stesso entusiasmo. In questo periodo stiamo facendo un giro per incontrare tutte le famiglie. Le persone attendono una parola di speranza, un incoraggiamento a vedere la realtà in positivo nonostante i problemi che devono affrontare ogni giorno», aggiunge.
Un rapporto fatto di sostegno e di preghiera reciproci. Esortarsi e incoraggiarsi a vicenda, essere testimonianza l’uno per l’altro, aiutarsi a non perdere mai la fede nella Provvidenza, pregare insieme. Soprattutto in periodi di crisi economica e sociale, infatti, la gente trova nei sacerdoti un punto di riferimento importante per guardare avanti con fiducia: «Bisogna essere molto determinati perché la mondanità della società oggi purtroppo non aiuta. Per questo è importante stare insieme alle persone, sentire quello che hanno da dire e dare loro conforto. Ma non basta. Anche i parrocchiani devono sempre stare vicino al prete correggendolo e aiutandolo a cercare il Signore», precisa don Viganò.
Affrontare la vita in modo sereno ed essere contenti di quello che si ha, poi, è anche un esempio per quanti si trovano in difficoltà: «Tante volte mi chiedono se mi trovo bene qui. E rispondo: “No, non mi trovo bene, mi trovo benissimo”. Sulle prime rimangono un po’, poi capiscono. È il cuore che mi fa dire così. Trovo che sia incoraggiante far sapere alle persone che ci circondano che siamo felici innanzitutto di stare insieme a loro, e poi anche della nostra missione, e cioè di essere prete», conclude don Viganò.