Era il 1998 quando, con lungimiranza, la Diocesi di Milano decise di sbarcare su Internet. Un anniversario che verrà approfondito nel convegno in programma in Curia sabato 7 luglio. Proprio con una metafora marina descrive l’impresa uno dei protagonisti di allora, monsignor Gianni Zappa, all’epoca responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali: «Ci siamo lanciati che eravamo un bastimento, oggi il portale diocesano è un transatlantico. In vent’anni la realtà e molto cambiata. Allora navigavamo con uno sguardo sempre rivolto alla riva. La nuova sfida oggi è saper navigare in mare aperto, sempre pronti a vivere le sorprese che la Rete può riservare. L’interattività è uno strumento formidabile, ma si presta al pericolo di un uso arbitrario dei contenuti che si pubblicano, e non parlo solo dei social. Questo, evidentemente, alza moltissimo le responsabilità di chi si occupa della comunicazione diocesana».
L’approdo in rete parve allora una scelta del tutto naturale, racconta ancora monsignor Zappa: «Nel team che lavorava alla comunicazione ambrosiana – una bella squadra – c’era la chiara consapevolezza dell’importanza di avviare uno strumento del genere. Ci rendevamo conto che si era aperta una porta da cui avremmo dovuto necessariamente passare e che da lì non si tornava indietro».
Parla di sfida anche un altro protagonista di quella stagione, Fabio Pizzul, coinvolto nel progetto in virtù della sua passione per la Rete, che aveva già apprezzato come strumento utile nel suo lavoro alla direzione dell’emittente diocesana Radio Marconi: «Fu una bella intuizione. Internet non era ancora diffuso, dunque non era una “necessità” avere un sito diocesano, per di più con una sezione di news, forse la novità più grande del nostro progetto».
«Le news rispondevano a un obiettivo comunicativo, volevamo incidere sulla realtà – spiega don Zappa -. L’altro nostro obiettivo era invece informativo: presentare la Diocesi a tutti, non solo ai fedeli e ai credenti. Ci proponevamo inoltre di fornire strumenti di approfondimento della realtà. Allora era Arcivescovo il cardinale Martini, i cui scritti erano molto letti ben al di là dei confini della Diocesi: metterli a disposizione di tutti poteva risultare molto utile».
La strada fu intrapresa con gli strumenti tecnici allora a disposizione, ben diversi da quelli attuali, ricorda Pizzul: «Pubblicavamo le foto con parsimonia, di video neanche a parlarne… Il tutto con tempi di collegamento che oggi sembrano preistorici. Il nostro riferimento era il sito del Vaticano, che già allora aveva una mole incredibile di documenti caricati. Noi cercavamo però un taglio meno documentaristico e più giornalistico. Ricordo che ragionavamo sull’ipertesto, su quali caratteristiche dovesse avere uno scritto destinato a Internet. Attenzioni oggi ritenute scontate, anche se non sempre rispettate».
Fin qui, la storia. E il futuro? «Guardiamoci dal pericolo che la comunicazione virtuale sostituisca la possibilità della relazione – avverte monsignor Zappa -. Dobbiamo fare in modo che le persone, leggendo quello che pubblichiamo, si sentano invogliate a spegnere il pc e a incontrare la comunità cristiana, che non sarà mai virtuale, ma continuerà a essere fatta di persone che si guardano negli occhi, che vivono insieme l’eucarestia e la carità». Un’idea su cui Pizzul si trova concorde: «La Diocesi ambrosiana, così ricca di sfumature e iniziative, è il soggetto ideale per mettere insieme una comunità reale e una virtuale. Bisogna cercare di creare una relazione virtuosa tra queste due realtà».