Lungo gli anni Venti e Trenta Armida Barelli si dedica con grande impegno alle Opere che ha contribuito a far nascere: la formazione e l’aspetto organizzativo della Gioventù femminile (GF), il nascente istituto secolare, che dalle prime dodici sodali giungerà a mille aderenti nel 1942, e l’Università Cattolica. Per quest’ultima, oltre a raccogliere fondi, cura l’organizzazione della Giornata universitaria che, dal 1924, diviene un appuntamento annuale per le parrocchie italiane e, attraverso l’Associazione Amici, tesse lungo la penisola la rete di sostegno dell’Ateneo dei cattolici italiani.
Un giornale per ogni realtà
Dota tutte queste realtà di giornali che, nel caso della GF sono settimanali dedicati a differenti categorie. Per l’Opera della Regalità, fondata da lei con Gemelli per l’apostolato liturgico, edita un grande quantitativo di stampati che raggiungono, come il fascicolo La S. Messa per il popolo italiano centinaia di migliaia di copie.
La Barelli è assorbita da mille impegni: viaggi in Italia e all’estero per la formazione delle giovani donne, per la diffusione di una cultura non appannaggio solo delle élite, ma capace di incontrare la dimensione popolare, per la promozione di strumenti che consentano una consapevole partecipazione alla liturgia.
Sullo sfondo delle mille iniziative sta una intensa opera di evangelizzazione in grado di formare cristiani veri, capaci di resistere alle difficoltà dei tempi.
La Costituente e le Missioni sociali
Nel 1946 lascia la presidenza della GF, ha ormai 64 anni. Si dedica a scrivere un volume di memorie La Sorella maggiore racconta. Il Papa la nomina vicepresidente generale dell’Ac con delega per le organizzazioni femminili.
In quegli anni in cui l’Italia vive un delicato passaggio politico con il ritorno alla democrazia, Armida si adopera per promuovere la responsabilità sociale e un’attiva partecipazione delle donne, in occasione del voto per eleggere l’Assemblea Costituente. Eccola allora ripercorrere la penisola per incontrare e motivare: tanti incontri, tanti discorsi in pubblico. Lancia le “Missioni sociali” per sottolineare il significato vero di quel nuovo impegno che nasceva dalla fede.
Dopo le elezioni del 1946, ecco l’appuntamento del 18 aprile 1948: Armida chiede alle gieffine di entrare nelle amministrazioni e nel sindacato, per non vanificare i risultati ottenuti alla Costituente e appoggiare il partito di ispirazione cristiana. Declina l’invito a entrare in lista, ma suggerisce nominativi di persone valide. È convinta che si debba raggiungere il 51% per ottenere in democrazia quanto ci si propone per il bene del Paese. Il suo impegno politico ha un chiaro fondamento religioso, la anima «una sincera carità per il prossimo», per il bene e il futuro dell’Italia.
Dopo quella pagina, le rimangono ancora gli impegni in Università e dell’Istituto secolare di cui resta “Sorella maggiore”.
Gli ultimi anni
Intanto si affacciano problemi di salute che le consiglierebbero di rallentare il lavoro. Farà ancora alcuni viaggi e parteciperà ad alcuni incontri, ma intensifica la cura della sua vita spirituale, gradualmente perde la voce e comunica scrivendo su una piccola lavagna. Trascorre gran parte del tempo a Marzio. Nell’ottobre 1951 con fatica, si reca ancora a Roma e incontra un’ultima volta Pio XII che, per riceverla scende appositamente da Castelgandolfo. Partecipa ancora, come può, agli organi dell’Università dove esprime la speranza che si apra la Facoltà di Medicina.
Muore nella notte del 15 agosto del 1952 a Marzio dove viene sepolta. L’anno dopo verrà tumulata con una manifestazione di popolo, presenti oltre 12 mila persone, nella cripta della Cappella del S. Cuore all’interno dell’Università.
Qui la prima parte della biografia