È in corso la visita pastorale dell’Arcivescovo al Decanato di Sesto San Giovanni, nella Zona pastorale VII, la prima dopo la pausa estiva. Ex «Stalingrado d’Italia», oggi Sesto è il Comune più popoloso dell’hinterland milanese. «Ci sono in tutto dieci parrocchie – spiega il decano don Luciano Angaroni, parroco di Santo Stefano -. La Comunità pastorale che riunisce le parrocchie di San Giovanni Bosco e Santa Maria Ausiliatrice ospita anche la comunità copta ortodossa, affidata ai Salesiani. Mentre le parrocchie della Resurrezione di Gesù e quella del Beato Mazzucconi a Cascina Gatti condividono la pastorale giovanile».
La vita pastorale è tornata alla normalità dopo la pandemia?
Sì, sono riprese sia le celebrazioni, sia le attività. Da noi la situazione è molto vivace e i momenti comunitari sono molto partecipati. Certo, la frequenza è diminuita, come altrove del resto. Dopo il Covid e i lockdown abbiamo anche assistito a un incremento dell’attività della Caritas, per dare aiuti, soprattutto alimentari, alle persone bisognose.
Quali sono i problemi che avvertite maggiormente?
Il problema sociale più grande è senz’altro quello della casa e riguarda soprattutto le fasce più deboli della popolazione, che faticano a trovare un alloggio in affitto o ad acquistarlo per i prezzi eccessivamente alti. La comunità cristiana cerca di intercettare le fragilità di chi non sa dove andare, di chi è disabile e solo.
Giovani: a che punto siamo?
Dopo la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona dello scorso anno, la Pastorale giovanile ha iniziato un percorso formativo a livello cittadino: da noi, infatti, il Decanato coincide con la città. I giovani delle diverse parrocchie si stanno integrando tra loro e anche preadolescenti e adolescenti hanno iniziative e momenti in comune.”
E gli anziani?
Come in altri Decanati della Diocesi, sono in gran numero. Sono sicuramente presenti nelle attività parrocchiali e danno una mano concreta in tutto quello che possono. Da segnalare è sicuramente la loro significativa presenza nel volontariato.
Gli immigrati sono molto presenti sul vostro territorio? Sono integrati nella comunità?
C’è una presenza significativa, ma senza problemi eclatanti: chi vive qui è ben integrato anche all’interno delle comunità parrocchiali.
Quali, invece, le sfide aperte per il futuro?
La principale è sicuramente come immaginare la presenza della Chiesa nella Sesto del futuro. Sono partiti, infatti, i lavori di riqualificazione dell’ex area Falk. Bisogna ora capire come si evolverà la situazione. Al momento il progetto prevede la costruzione di una “Città della Salute”, con l’insediamento futuro dell’Istituto dei Tumori e del Besta. A questo si aggiungerà uno studentato residenziale del San Raffaele, oltre a palazzi dedicati agli uffici: notevole sarà anche la parte residenziale. Si tratta di novità importanti che, si stima, porteranno la città, tra dieci-quindici anni ad avere un incremento di circa 35 mila abitanti sul territorio. Come Chiesa, ci stiamo interrogando su come possiamo essere presenti in queste novità: con l’Assemblea sinodale decanale vogliamo affrontare la tematica della cura della persona, della salute, ma anche della visione che abbiamo di una “città della salute” in Sesto San Giovanni e di come possiamo contribuire al percorso (che ci responsabilizza in quanto cittadini e cristiani) di implementazione della Casa della Comunità in città, di come possiamo continuare a rispondere ai bisogni, soprattutto delle persone più fragili.