La chiesa del carcere potrebbe diventare la chiesa della comunità. In quella che era la storica cappella dell’istituto penale minorile Beccaria, don Claudio Burgio e don Gino Rigoldi hanno celebrato ieri la prima Messa domenicale aperta a tutta la cittadinanza. Ora la chiesa, già normalmente aperta al pubblico, è separata dall’Istituto di pena. L’idea è però quella di tornare a celebrare anche con i giovani detenuti, anche se, chiarisce don Burgio, le difficoltà logistiche potrebbero rendere la cosa non immediatamente attuabile.
Intanto però gli abitanti del nuovo quartiere (il progetto SeiMilano, in zona Sellanuova) che sorge a pochi passi dal Beccaria, potranno avvicinarsi al carcere, che, per sua natura, «soffre se è troppo chiuso», sottolinea don Burgio. Quello di ieri «è stato un momento di comunione, positivo – riflette il cappellano del carcere minorile -. Desideriamo lanciare un messaggio di apertura, anche al di là delle narrazioni negative di questo periodo, dando la possibilità di pregare e, a chi lo voglia, di avvicinarsi alla realtà del carcere».
Nutrita la partecipazione a questa prima celebrazione domenicale, che verrà presieduta, nelle prossime domeniche, oltre che da don Burgio e don Rigoldi, anche da don Davide Baschirotto, parroco della vicina chiesa di San Giovanni Bosco. Un quartiere per lo più popolare a cui si aggiungono ora moderne torri residenziali, proprio a pochi passi dal Beccaria, con quasi mille appartamenti. «La chiesa è capiente. Così, su idea di don Gino, abbiamo pensato di aprirla al quartiere, dove altrimenti non era stata prevista una cappella o uno spazio dedicato al sacro».
La Messa domenicale verrà celebrata fino a fine luglio. «Poi valuteremo come proseguire a settembre. Ma, come avviene per tutte le altre carceri, sarebbe bello anche per noi celebrare la messa al Beccaria, invitando a partecipare le altre parrocchie, i cori, i gruppi giovanili».
di Claudio URBANO