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Percorsi ecclesiali

La Diocesi nel Cammino sinodale

Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Sinodo

«La Chiesa bella è quella delle porte aperte che ha un posto per tutti»

I lavori dei Circoli minori sul secondo modulo dell’Instrumentum Laboris. Il cardinale Usa Tobin ha raccontato la ricchezza del confronto di esperienze e culture diverse, la colombiana suor Echeverri «la chiamata ad ascoltare il grido dei poveri»

di Alessandro DI BUSSOLO

11 Ottobre 2023
Da sinistra, Paolo Ruffini, suor Gloria Liliana Franco Echeverri e il cardinale Joseph William Tobin (foto Vatican News)

Da Vatican News

La vera bellezza della Chiesa cattolica «diventa evidente quando le sue porte sono aperte e accolgono le persone. Speriamo che il Sinodo ci aiuti ad aprirle ancora di più». Così il cardinale statunitense Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, ha declinato il tema del secondo modulo dell’Instrumentum laboris – «Una comunione che si irradia. Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?» -, tema della discussione nei Circoli minori del Sinodo sulla sinodalità del 10 ottobre. Lo ha fatto intervenendo al briefing di aggiornamento sui lavori dell’assise, guidato dal presidente della Commissione per l’Informazione, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione.

Il confronto

Nei Circoli i padri e le madri sinodali hanno discusso di educazione, ambiente, multiculturalismo e cammino con emarginati e migranti. Il 9 ottobre sono stati eletti i membri della Commissione per la relazione di sintesi e quelli della Commissione per l’informazione. I Circoli, nei quali i membri dell’assise si sono inseriti secondo una loro libera scelta, in base al tema trattato, si sono confrontati, ha riferito Ruffini, sulle sottosezioni del documento B, dedicato alla comunione, e presenteranno i temi discussi nella quinta congregazione generale.

Grande condivisione tra tutti i partecipanti

Stimolato dalle domande dei giornalisti, il Prefetto ha sottolineato che in questo – che è il suo terzo Sinodo – i membri hanno molte più occasioni di intervenire, soprattutto nei Circoli minori: «C’è una grande condivisione tra tutti i partecipanti, secondo la mia esperienza personale, iniziata con il ritiro presinodale». E il cardinale Tobin, rispondendo a una domanda sull’assemblea «pilotata dall’alto», ha detto di essere «fiducioso, perché le cose non ci stanno arrivando dall’alto, ma è un processo che parte dal basso, dal coinvolgimento del Popolo di Dio, e arriva in alto. Non mi sento soggetto a vincoli, né ammanettato».

Ascoltare il grido di poveri, migranti ed esclusi

Al briefing, oltre al cardinale Tobin – religioso redentorista e membro del Consiglio ordinario della Segreteria del Sinodo -, è intervenuta anche suor Gloria Liliana Franco Echeverri, religiosa colombiana dell’Ordine della Compagnia di Maria Nostra Signora, presidente della Confederazione Latino-Americana dei Religiosi (Clar) e testimone del Processo Sinodale. 

La religiosa ha sottolineato che tra i partecipanti alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi c’è il desiderio di vivere come Gesù, «che umanizza, che dà dignità, che include, un Gesù che apre le porte all’altro». In un processo «che vede un metodo diverso, a partire dalla conversione nello Spirito. Nei nostri Circoli minori ci riconosciamo proprio questa dignità comune, una dignità che scaturisce dal rispetto, dalla comunione, dal reciproco riconoscimento». Nel confronto sugli stimoli della Scheda B1, «risuona nei nostri cuori è la chiamata ad ascoltare il grido dei poveri. Nel nostro tavolo è risuonato forte proprio il volto dei poveri, la migrazione, il traffico delle persone, l’esclusione sociale nelle periferie».

Il fascino del dialogo nella multiculturalità

Il porporato statunitense, che si trova nello stesso circolo, ha spiegato che con loro discutono una giovane che viene dalla Russia, una mamma che viene dall’Ucraina e un pastore pentecostale del Ghana, un teologo dalla Malesia e il coordinatore di Singapore. «È per me una situazione ottimale essere in un gruppo così variegato e poter ascoltare gli altri», ha commentato. Cosa affascinante per lui, cresciuto a Detroit in un ambiente multiculturale, e che come sacerdote, da 45 anni, ha vissuto «in culture che non erano la mia, almeno quella nella quale ero stato allevato». Ha definito questo, che è il suo settimo Sinodo, come quello «più diversificato al quale ho preso parte».

«C’è posto per tutti»

Il cardinale Tobin ha anche condiviso un’esperienza pastorale concreta, l’accoglienza nella cattedrale di Newark, di «un pellegrinaggio di persone che si sentivano emarginate a causa del loro orientamento sessuale, lgbtq». Quella, ha detto, è stata una esperienza di Chiesa aperta, che si preoccupa di raggiungere «come la mia diocesi, tutti coloro che non si sentono a casa nella Chiesa cattolica». E ha concluso che in un mondo «caratterizzato dal nazionalismo escludente, dalla xenofobia», nel quale «ci sono dei leader che si impegnano a costruire frontiere», l’opzione della Chiesa è quella «della fraternità, della sinodalità, l’opzione che ci pone in grado di comprendere che siamo tutti fratelli e sorelle. In una Chiesa in cui ci guardiamo come fratelli e sorelle c’è posto per tutti».