È un invito a non avere paura e a procedere su cammini di comunione e fraternità «per raccogliere le sfide del presente e rendere più abitabile la terra», quello che, nelle parole dell’Arcivescovo, si fa auspicio e compito per tutta la Chiesa ambrosiana. Da vivere nei prossimi mesi e sempre, volendo bene al Papa e facendo riferimento ai suoi testi, alla sua parola, al magistero; andando alle fonti e non “accontentandosi” di troppo facili semplificazioni. Ad esempio, tornando sul discorso tenuto da papa Francesco a Dublino nell’Incontro delle Famiglie o rileggendo Lettera al popolo di Dio sugli abusi sessuali del 20 agosto scorso.
La Celebrazione
Nella logica spirituale e concreta del pellegrinaggio, indicata dalla Lettera pastorale “Cresce lungo il cammino il suo vigore”, il Pontificale nella Festa della Natività di Maria, apre solennemente, come tradizione, il nuovo Anno pastorale. La celebrazione con il Rito di ammissione al presbiterato di 18 seminaristi (giovani che iniziano la terza teologia, seconda parte della formazione al sacerdozio) e di 8 laici candidati al diaconato permanente, è presieduta da monsignor Delpini in un Duomo affollatissimo di fedeli, tra cui tanti seminaristi, giovani, i parenti degli ammittendi e, per i futuri Diaconi permanenti, le mogli dei 6 uxorati.
Concelebrano i Vescovi ausiliari, i Vicari Episcopali di Zona e di Settore, i Canonici della Cattedrale con l’Arciprete, il rettore del Seminario e molte decine di sacerdoti.
L’omelia
A tutti, quasi personalmente, si rivolge l’Arcivescovo che, prendendo avvio dalla visita dell’angelo, in sogno, a Giuseppe, dice: «L’angelo del Signore visita anche la nostra Chiesa e incoraggia: “Non tirarti indietro. Non temere! Non ritenere che la missione che ti è affidata sia troppo alta, troppo difficile. Non temere di essere troppo piccolo, troppo modesto, troppo peccatore per mettere mano all’impresa santa che Dio vuole compiere, chiamando proprio te a farti carico dell’accoglienza di Gesù”».
Una Chiesa ambrosiana, quindi, vòlta a riprendere la strada con forza all’inizio di un nuovo Anno di grazia.
Chiesa fatta di laici, «desiderosi di formare una famiglia secondo l’intenzione di Dio di dare un futuro alla terra, uomini e donne che si sentono circondati da uno scetticismo sul futuro, da una sorta di rassegnazione alla precarietà dei rapporti, da una inclinazione al sospetto che suggerisce di vivere di esperimenti, piuttosto che di impegni definitivi nelle relazioni affettive, nelle responsabilità genitoriali» e che, invece, sanno di essre capaci di amare di un amore fedele. Non tiratevi indietro: voi siete, per grazia, «capaci di dare la vita e di insegnare che la vita è una vocazione».
Chiesa fatta «degli uomini e delle donne di buona volontà che amano questa terra, questa Chiesa, questo nostro Paese e lo vorrebbero vedere sereno, fiducioso nel suo futuro, degno della sua storia, coraggioso nel raccogliere le sfide del presente e lungimirante nell’impresa di rendere più abitabile la terra», anche se «coloro che occupano magari posti di responsabilità è che hanno competenze e ruoli importanti, talora sono scoraggiati, impauriti, complessati, smarriti in un groviglio inestricabile di pensieri, problematiche, desideri, parole».
«Il Regno di Dio è vicino e voi, voi tutti, ne siete gli operai. Non tiratevi indietro: avete tutti una vocazione per edificare la civiltà dell’amore, secondo la profezia di Paolo VI. Siate umili coraggiosi, intelligenti, operosi per edificare una società più giusta, più lieta, più serena».
Chiaro in tutto questo il ruolo fondamentale dei giovani a cui rivolge il prossimo Sinodo dei Vescovi, da cui trarre «una rinnovata pastorale giovanile».
Un appello di speranza, insomma, che riguarda tutti, anche i Ministri ordinati, i diaconi, i preti, i Vescovi: «Alcuni di noi sono forse scoraggiati dalle fatiche che sembrano inconcludenti, dalle difficoltà dei rapporti, dentro il Clero e dentro le comunità, che sembrano insanabili, dalla complessità delle procedure che sono paralizzanti, dal troppo lavoro, dalle troppe pretese. E l’angelo di Dio ripete anche a noi le parole di incoraggiamento. L’Anno si avvia con le indicazioni della Lettera pastorale che raccomanda di osare il cammino, di vivere la vita come un pellegrinaggio che sperimenta la verità della parola del salmo: “cresce lungo il cammino il suo vigore”. Non tiratevi indietro, piuttosto attingete alla forza, al fuoco, alla sorgente d’acqua inesauribile che è lo Spirito di Dio, pregate e celebrate in modo che la forza di Dio abiti in voi, aiutatevi a vicenda con umiltà, pazienza e carità».
Lo stesso Pastore di Milano non può “tirarsi indietro”: «Avverto anch’io, con tutta sincerità, quanto sia inadeguato il mio pensiero, quanto siano limitate le mie forze, quanto siano maldestre alcune mie espressioni e decisioni. Mi rendo conto che sarebbe necessario essere dappertutto, intervenire con tempestività, leggere in profondità le situazioni e le persone e come sia al contrario lento il procedere, timido l’intervento, superficiale la comprensione. Ma l’angelo del Signore forse ripete anche a me: “Non temere, non tirarti indietro. L’opera dello Spirito rende feconda la santa Chiesa di Dio non per le qualità e le intraprendenze dei suoi ministri, ma per la loro docilità all’opera dello Spirito».
Il pensiero va anche ai giovani e agli uomini ammittendi che sono «incamminati sulle strade della consacrazione al ministero, al servizio della Chiesa, alla preghiera. Che, talora, avvertono di essere circondati da una ammirazione sproporzionata che li immagina come uomini eccezionali, come eroi inarrivabili e, talora, sono presi dal sospetto
di essere dei temerari e degli ingenui. Talora forse avvertono anche di essere circondati da un specie di incomprensione, se non proprio di disprezzo, come se fossero incamminati su una strada improbabile, una sorta di rimedio fantastico all’insostenibilità della vita ordinaria».
Loro, a cui l’Arcivescovo raccomanda «portate a compimento la vostra vocazione con discernimento nell’insegnamento della Chiesa» e che, dopo poco, pronunciano quel “Sì, lo voglio” che, con diversi carismi e responsabilità nella Comunità ecclesiale, dovrebbe essere di tutti. «Non tiratevi indietro: non aspettatevi la formula risolutiva, ma il fiducioso, duro, affascinante e talora esasperante lavoro del seminatore che continua ad affidare alla terra principi di vita e paga il prezzo della pazienza e si lascia sostenere più dalla promessa di Dio che dai calcoli e dalle aspettative delle analisi correnti».
«Non tiratevi indietro: troppe persone hanno bisogno di una Chiesa che sia cattolica e che sia giovane, accogliente, libera, fiduciosa», scandisce l’Arcivescovo che sottolinea: «occorre affrontare non solo la dedizione ordinaria per l’annuncio del Vangelo, i percorsi di comunione e la sollecitudine per i fratelli e le sorelle più bisognosi di attenzione e di soccorso, ma si deve dare compimento a due eventi sinodali di grande importanza: il Sinodo minore diocesano “Chiesa dalle genti” che ci impegna ad avviare percorsi per costruire la Chiesa di domani» – Chiesa che tutti devono sentire propria anche se si viene da lontano – e il Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”».
Appuntamenti – questi – cui, nell’Anno 2018-2019, si affiancherà anche l’inizio della Visita pastorale il cui Decreto di indizione viene promulgato.
E, alla fine, c’è ancora tempo per un “decreto” che può apparire, nelle parole di monsignor Delpini, scherzoso, ma che non lo è, evidentemente.
Decreto intitolato “La Chiesa di Milano vuole bene al Papa e non possiamo prescindere dal riferimento in lui”. In Duomo scatta l’applauso: «Gli vogliamo bene perché lui ci vuole bene come ci ha dimostrato venendo a Milano poco più di un anno fa e invitandomi a partecipare come padre sinodale al Sinodo dei giovani. Segno che vuole ascoltare la Chiesa ambrosiana per la sua cura e discernimento rivolti ai giovani. Questo affetto si esprime ascoltando la sua voce e leggendo i suoi testi».