Si è conclusa la visita pastorale dell’arcivescovo Mario Delpini nel nord dell’Albania, nella diocesi di Sapa, dove è presente da un anno don Alberto Galimberti, fidei donum ambrosiano. Una visita che per don Mark Shtjefni, parroco di San Nicola a di Laç Vau Dejës, «ha significato moltissimo». La visita con la Diocesi di Sapa ha avuto il suo momento significativo il mattino di martedì 14 dicembre, iniziato con l’incontro tra i due pastori delle rispettive chiese, mons. Simon Kulli e l’Arcivescovo. Un incontro che ha preceduto quello con gli operatori pastorali, sacerdoti, religiosi, religiose e laici dove l’Arcivescovo ha parlato di «Chiesa, sinodo e missione». L’incontro con mons. Kulli e il Vicario generale della Diocesi, don Robert Kola, è stato molto cordiale. Si è parlato del problema dei giovani che lasciano l’Albania, della necessità di provvedere alle esigenze religiose anche delle comunità più piccole, dei problemi dei sacerdoti diocesani e religiosi che vivono nelle parrocchie di montagna.
«Chiese sorelle che collaborano insieme», continua don Mark precisando il significato della visita. «I preti della Diocesi di Milano prestano servizio presso la nostra Chiesa, che è giovanissima, in tutti i sensi: anche i pochi preti albanesi sono giovani. Dal 2000 la nostra Chiesa continua a camminare, nonostante la vita religiosa durante il regime fosse vietata. Per questo anche le strutture pastorali sono recenti, camminiamo solo da 21 anni, abbiamo superato l’adolescenza».
Il cammino sinodale
Ribadisce don Mark che la presenza ambrosiana da una parte «è un grande sostegno e un grande aiuto», ma dall’altra «uno sprone». L’arcivescovo Delpini lo ha assicurato: «Siamo accanto a voi e vi aiutiamo in questo vostro cammino. Camminiamo insieme». Tema ripreso anche nel suo intervento sul Sinodo: «Una bellissima meditazione sulla sinodalità di cui ha spiegato il significato, invitando a camminare insieme, rispettando le gerarchie».
L’augurio di Natale
Non è mancato l’augurio finale dal sapore natalizio, a partire «dall’immagine che avete nel Duomo di Milano e che rappresenta la fuga della Sacra Famiglia dall’Egitto». Delpini ha parlato degli «sguardi tra Maria e Giuseppe, che si incontrano e si parlano, ma poi pongono la loro fiducia nelle mani di Dio. Il dialogo è quello che serve oggi. Mi è piaciuto molto questo rapporto tra Maria e Giuseppe, che insegna come dialogare con il mondo di oggi e con le persone di oggi. Noi purtroppo abbiamo perso questa modalità, perché ci siamo chiusi in una scatola di comunicazione virtuale».
Una visita che incoraggia
Anche per suor Alma quella dell’Arcivescovo di Milano «è stata una visita di incoraggiamento, perché siamo una Chiesa piccola, a volte scoraggiata perché vediamo tutti i giorni che i giovani se ne vanno, la povertà diventa sempre più grave e la politica non sempre funziona come dovrebbe. Così a volte rischiamo di sentirci un po’ soli. Questa visita però ha portato incoraggiamento e tanta gioia, ci ha rinfrancati per andare avanti. È stata come una mano sulla spalla di tutti, bambini, adolescenti, giovani, come a dire: “Andate avanti”».
Casa Rozalba, un rifugio per le ragazze
Suor Alma vive a Gjader, una piccola comunità di tre suore Maestre Pie Venerini (due albanesi e una indiana). Lavora a Casa Rozalba, una casa famiglia nata nel 2015, che accoglie attualmente 13 ragazze dai 6 ai 18 anni provenienti da tutta l’Albania: «Si tratta di ragazze vittime di violenza, abuso, orfane o abbandonate, che vengono da noi attraverso i servizi sociali perché la Casa è riconosciuta dallo Stato, ma non è sostenuta economicamente in quanto struttura privata».
Martedì sera Delpini si è recato a Casa Rozalba «dove abbiamo cenato in un clima di allegria e fraternità con il vescovo. Poi le ragazze hanno donato a lui e a don Maurizio Zago (responsabile della pastorale missionaria della Diocesi che ha accompagnato Delpini nel suo viaggio, ndr) uno dei loro lavoretti natalizi, che doniamo ai benefattori e che vendiamo all’esterno».
Una terra assetata di Dio
«L’incontro con l’Arcivescovo è stato un bellissimo dono di Dio – riprende suor Alma -, perché è stata una conferma dell’amore di Dio verso il suo popolo. E poi la presenza di don Alberto e di don Enzo (don Zago, fidei donum a Gjader e ora a Valona, a sud dell’Albania, ndr) è molto importante e necessaria in una terra povera di sacerdoti e vocazioni. La nostra è una terra molto assetata di Dio e di persone che siano delle guide. Questa presenza ci ha confermato il sostegno e la cura da parte della Chiesa milanese».
L’incontro con i giovani
Martedì pomeriggio l’Arcivescovo ha incontrato in oratorio gli adolescenti e i giovani del villaggio di Gjader. «È stato un incontro molto familiare, si è intrattenuto con loro e ha parlato dell’importanza della presenza di Dio nella loro vita- racconta suor Alma -. Al termine i giovani hanno rivolto alcune domande e l’Arcivescovo ha risposto. È stato un incontro molto partecipato, erano presenti una trentina di giovani, non pochi per Gjader. Negli ultimi anni ne sono partiti tantissimi, oggi il paese è di 1100 abitanti, di cui la maggior parte anziani».
Poi l’Arcivescovo si è spostato in parrocchia e insieme a don Alberto e a don Maurizio Zago ha celebrato la messa con tutte le realtà ecclesiali: i catechisti, un’associazione mariana, i bambini e i giovani, le ospiti della casa famiglia e un gruppo di donne che lavorano in una piccola fabbrica che confeziona camicie. «Si tratta di una trentina di donne – spiega suor Alma – che vengono anche loro da situazioni difficili, con problemi economici e disagio, anche vedove. Le abbiamo aiutate affinché portassero a casa una paga mensile. Il proprietario della fabbrica è un uomo d’affari di Scutari che ci ha chiesto di aprirla per far lavorare le donne della zona. Noi poi le seguiamo a livello spirituale».
La visita alle famiglie
Al termine della messa l’Arcivescovo ha benedetto tutti i gruppi presenti, poi ha visitato tre famiglie: quella di un’infermiera che insegna catechismo da 20 anni, mentre la figlia suona la pianola in chiesa e partecipa alla vita della parrocchia, insieme a suo figlio e al marito; poi è stata la volta di una coppia con due figli e i nonni, anche loro molto attivi in parrocchia; i genitori sono impegnati anche nella pastorale familiare diocesana.
«Da ultimo abbiamo visitato una famiglia, due genitori con 6 figli, che avevamo conosciuto quest’estate in montagna con don Alberto – spiega la religiosa -. La nostra Diocesi infatti comprende diversi villaggi montani, quasi abbandonati, difficili da raggiungibili durante l’anno. Lì abbiamo trovato una grandissima povertà, ma soprattutto i bambini non avevano la possibilità di raggiungere la scuola durante l’inverno perché dovevano camminare un’ora all’andata e un’ora di ritorno percorrendo sentieri perché le strade non esistono».
La famiglia era in grave difficoltà economica e così con don Alberto e suor Alma hanno deciso di trasferire tutta la famiglia nel villaggio di Gjader: «Abbiamo aiutato i ragazzi a inserirsi nella scuola, poi abbiamo cercato lavoro per entrambi i genitori. Ora li seguiamo insieme alla psicologa e all’assistente sociale della casa famiglia. L’Arcivescovo ha visitato anche loro, che sono stati molto contenti dell’incontro e di essere stati benedetti in rappresentanza di tutte le famiglie».
Martedì sera oltre alle suore di Casa Rozalba ha incontrato anche le monache di clausura del Carmelo a Nenshat ed è stato un momento molto cordiale.