Negli avamposti dell’esplorazione l’Università Cattolica ha la missione di essere presente come la sentinella. È incaricata di vigilare. La scienza, la tecnologia sono possedute come da una frenesia per arrivare in fretta, arrivare prima a decifrare l’enigma dell’inesplorato. I ricercatori sono pungolati dalle pretese di chi vuole risultati che compensino le persone o i fondi senza volto che hanno investito nella ricerca. I discepoli si inebriano nei sogni di onnipotenza di strumenti capaci di risolvere tutti i problemi, oppure sono come mendicanti nel sospirare anestetici per guarire la loro angoscia.
Là dove ci si deve confrontare con i confini del sapere per trovare la via per andare oltre, c’è una sentinella, cioè una presenza all’altezza delle imprese più audaci. Ma la sentinella è là non solo per correre e concorrere nella ricerca, ma anche per vigilare che la corsa non finisca nell’abisso.
La potenza infatti è cieca: può fare molto bene e può fare molto male, può costruire macchine per curare e macchine per uccidere.
L’Università Cattolica è come una sentinella: fa valere i criteri dell’umanesimo perché la ricerca sia orientata in una direzione che favorisca il bene dell’uomo e sia condotta con una metodologia che non sia scriteriata e non smentisca il principio che la scienza è per l’uomo e non contro l’uomo.
Nell’antico monastero
La sede centrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si trova in un antico monastero. È un dato di fatto. È anche di più: suggerisce un modo di essere università che l’Università Cattolica ha esportato, per qualche tratto, anche nelle altre sedi prestigiose.
Le mura custodiscono il messaggio che le generazioni vi scrivono e suggeriscono una interpretazione del percorso accademico come accompagnamento alla formazione integrale della persona. L’Università Cattolica conferma la sua vocazione a offrire non solo una convivenza di specializzazioni, ma una ispirazione unitaria. Offre cioè, a livelli di eccellenza, non solo una formazione intellettuale, ma una cura per la dimensione spirituale e relazionale; non solo aule per lo studio, ma chiostri per l’incontro e l’amicizia; non solo laboratori e biblioteche per la ricerca, ma la cappella per la preghiera. Suggerisce, cioè, che le vie della conoscenza non sono solo informazioni che il cervello deve immagazzinare, ma dinamiche morali e affettive che “scaldano il cuore”.
Dentro un sogno, una missione
Hanno sognato, hanno desiderato, hanno sentito la responsabilità di una missione e l’improrogabile necessità della cultura accademica. I fondatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù, tra i quali veneriamo ora come beata Armida Barelli, hanno interpretato la responsabilità dei cattolici per la cultura e la speranza d’Italia come una vocazione a dare vita all’università. Intorno all’intuizione e al coraggio dei pionieri si è svegliato un popolo numeroso.
L’Università Cattolica non è nata da uno Stato che intende preparare professionisti per far funzionare il sistema, non è nata da un gruppo di privati che hanno investito risorse per promuovere carriere prestigiose. È nata dalla Chiesa che svolge la sua missione di aiutare le persone a realizzare la loro vocazione nel servizio per il bene comune.
Il radicamento ecclesiale e popolare della nostra università ne segna la storia e la missione. Suggerisce a studenti, docenti, personale la visione cristiana dell’uomo e della donna: non individui che inseguono le loro ambizioni, ma persone. Vivono di relazioni, intendono la competenza come una vocazione a servire. E sono riconoscenti. Riconoscono infatti quanto devono alla Chiesa Italia, al popolo degli Amici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Protagonisti di una strada da tracciare
Tutta l’impresa è per offrire il servizio necessario agli studenti. È per provocare giovani libertà e vivaci intelletti al risveglio di una responsabilità. Contro l’orientamento a ridurre l’università a preparare competenze funzionali al sistema, l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha l’ambizione di coltivare nei giovani l’eccellenza della competenza e insieme la vivacità dell’inquietudine intelligente e fiduciosa. L’amore della conoscenza non è soltanto un interesse per imparare, ma anche una attitudine a pensare, a fare domande, a intuire l’oltre, e a seminare nel sistema principi di rinnovamento, di conversione al bene comune.
Si intende per inquietudine non la sterile insoddisfazione di persone disadattate alla vita, alla società, ma, in sostanza, la giovinezza dell’umanità che è chiamata a tracciare la strada del futuro. Il futuro non è un enigma indecifrato e minaccioso, non è un destino già scritto da un algoritmo anonimo elaborato da un potere inafferrabile. Il futuro è il tempo della responsabilità di uomini e donne che per amore di conoscenza si fanno carico dell’impresa di rendere il mondo, la società, la Chiesa, il paese desiderabile dove si possa vivere insieme, si possa vivere in pace, si possa vivere l’incompiuta letizia della speranza.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore, espressione audace dei cattolici italiani, fiera della sua storia, guarda al suo futuro con la gratitudine dei sapienti, con la fiducia dei credenti, con il realismo di chi riconosce nuovi passi da compiere, fedeltà irrinunciabili e sogni da condividere.