I vescovi – nella fattispecie la Commissione episcopale per l’educazione, la scuola e l’università – scrivono agli insegnanti di religione cattolica. E lo fanno con un tono anzitutto di gratitudine, ma anche con l’attenzione a precisare i contorni e il valore dell’insegnamento stabilito dal Concordato del 1984 nelle sue caratteristiche di fondo e in rapporto soprattutto alle condizioni sociali e culturali di oggi, proponendo «uno sguardo aggiornato» sulla questione.
La lettera arriva dopo oltre 25 anni dalla nota pastorale “Insegnare religione cattolica oggi” (maggio 1991) e – precisano i vescovi – «in occasione dell’entrata in vigore a pieno regime dell’Intesa tra la Cei (Conferenza episcopale italiana) e il Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), firmata il 28 giugno 2012», Intesa «che porta a compimento un percorso pluridecennale della Chiesa cattolica in Italia, voluto tenacemente per assicurare un livello di eccellenza alla formazione degli insegnanti di religione cattolica (Idrc)».
Negli anni che sono seguiti al Concordato del 1984, tra infinite discussioni, dibattiti, circolari e norme di legge, non è mai venuto meno l’impegno della Chiesa italiana per la formazione degli Idrc, a testimonianza di come l’insegnamento della religione (Irc) nella scuola venga considerato prezioso.
Certo, gli osservatori attenti sanno bene che non sono mancate le difficoltà nel tenere la barra a dritta, nell’insistere in concreto, nelle prassi quotidiane, nelle scuole e nella comunità ecclesiale, sulla scolasticità dell’insegnamento, sul servizio pienamente scolastico della Chiesa nella scuola, per tutti, tra laicità e confessionalità; nel mantenere quel profilo autenticamente conciliare che il Concordato del 1984 ha ratificato, al termine di una stagione di intensa riflessione e di passione educativa nella Chiesa e nella società.
Va dato atto ai vescovi italiani di aver continuamente insistito sul profilo alto e sulle ragioni scolastiche dell’Irc; nei pronunciamenti ufficiali, ma anche attraverso l’attenzione costante alla professionalità degli insegnanti, con innumerevoli iniziative di formazione a livello nazionale e locale; e attraverso lo sforzo continuo di confronto tra i contenuti e le proposte dell’Irc e il mondo scolastico in perenne trasformazione, come del resto le esigenze degli studenti.
L’alta percentuale di avvalentesi, pur con le criticità che non mancano, è un segnale importante di tenuta.
Sulla frontiera delle trasformazioni si sono giocati proprio e anzitutto gli insegnanti. Con generosità, passione e ricerca continua della professionalità. La lettera dei vescovi, oltre a puntualizzare alcuni temi forti dell’insegnamento e a richiamare il legame dei docenti con la comunità ecclesiale, è anche un segno di gratitudine della Chiesa italiana proprio agli Idrc, cui tocca «un servizio di eccelso e ineguagliabile valore» rivolto ai giovani, alla società, alla Chiesa.
Piace cogliere anche come questa lettera arrivi alla vigilia di un anno dedicato ai giovani, con il Sinodo: sono loro, in fondo, i destinatari dell’Irc, dell’impegno degli insegnanti. A loro, all’interesse dei giovani e degli studenti si rivolge questo particolare servizio della Chiesa.
«Abbiate cura delle persone che vi sono affidate, facendo sentire loro che le avete a cuore, che per voi contano e che non desiderate altro per loro se non la riuscita dei loro buoni progetti e dei loro sogni»: così scrivono i vescovi ai docenti di religione, che proprio con questi sentimenti – c’è da esserne certi – stanno cominciando il nuovo anno scolastico.