Il 24 dicembre 1962 la storia di Gianna Beretta Molla si intreccia con il cardinale Giovan Battista Montini. L’occasione è il conferimento alla memoria di una medaglia d’oro consegnata alla famiglia dall’Amministrazione provinciale di Milano. Inizia così il processo di conoscenza e il cammino verso la canonizzazione di Gianna.
Con queste parole Gianna Beretta Molla venne descritta dagli amministratori della Provincia di Milano: «Solerte e generosa collaboratrice del consultorio Onmi di Magenta, animata da spirito cristiano e coerente con la profonda fede nei valori eterni, già madre di tre figli in tenera età non esitò a sacrificare la propria giovane vita per dare alla luce la sua ultima creatura. Il suo nome testimonia ed esalta il sublime eroismo di tutte le mamme e suscita profonda commozione nel cuore di quanti riconoscono i principi indefettibili della civiltà». In questa circostanza l’arcivescovo, cardinal Montini, pronunciò un breve discorso su “I veri valori”, nel corso del quale disse: «Anche a loro (i titolari delle medaglie alla memoria, ndr) il nostro ringraziamento proprio per aver dato alla nostra cara comunità questo servizio, questa fedeltà, questi esempi, questo disinteresse, questa bravura; noi siamo, lieti di riconoscere i valori, i meriti, che i premiati rappresentano e che emergono – come è stato detto – sopra gli altri valori quantitativi, materiali, temporali ed economici: sono i valori morali, sono i valori umani, sono i valori spirituali, sono i valori cristiani».
Fu in quella occasione che, per la prima volta, il cardinal Montini sentì parlare della dottoressa Gianna Beretta Molla. La figura di questa donna meravigliosa, sposa, madre di famiglia, medico e professionista esemplare, che non aveva esitato a rifiutare l’interruzione volontaria della gravidanza e aveva accettato il parto che le sarebbe stato fatale, gli rimase impressa indelebilmente nel cuore e nella mente. Pochi mesi dopo, il 1° maggio 1963 il cardinal Montini si recò in visita pastorale a Ponte Nuovo di Magenta; consacrò la nuova chiesa dedicata a San Giuseppe Lavoratore, visitò gli stabilimenti della Saffa, di cui era direttore generale l’ingegnere Pietro Molla, marito di Gianna e si intrattenne con lui e con i suoi figli. Volle benedire quel padre coraggioso, quei bimbi amati con tutta l’intensità del cuore, dalla loro mamma.
Poco tempo dopo Montini divenne papa Paolo VI; pur assorbito dal ministero che gli era stato affidato, portò nel cuore la memoria dei volti della Chiesa ambrosiana. Tra questi un posto importante era riservato alla dottoressa Beretta Molla. Ne parlava col suo teologo, mons. Carlo Colombo, professore nel seminario di Milano, additando come un esempio autentico dell’amore cristiano, quello della coppia di Mesero, quello dei coniugi Molla, che sin dal loro primo incontro avevano posto Dio a sigillo e segno del loro amore. Fu lo stesso mons. Colombo a riferirlo molti anni dopo: «Il vero ispiratore della Causa e dell’itinerario seguito è stato Paolo VI: ci sono, diceva, mamme di virtù eroica che meritano di essere proposte al popolo cristiano come un esempio». Papa Montini volle ricordare ufficialmente la figura di Gianna Beretta Molla all’Angelus di domenica 23 settembre 1973, dedicato all’elogio del laicato, all’importanza dell’Azione Cattolica, alla necessità di infondere nella società lo spirito del Vangelo. Dopo aver parlato di Salvo D’Acquisto, aggiunse che c’era anche l’esempio «Di una madre della diocesi di Milano, che per dare la vita al suo bambino sacrificava, con meditata immolazione, la propria». Le parole del Papa non caddero invano. Già l’anno prima era stato dato l’incarico a mons. Antonio Rimoldi di stendere una prima biografia critica di Gianna (ora confluita in un libro edito da san Paolo: M.T. Antognazza, M.Picozzi, A. Rimoldi, Gianna Beretta Molla. La vita di famiglia come vocazione, Milano 2007 ), perché i vescovi lombardi potessero emettere un loro giudizio secondo le norme canoniche. Così il 6 novembre 1972 l’arcivescovo di Milano, cardinale Giovanni Colombo, diede inizio alle lunghe e complesse procedure per una Causa di canonizzazione.
Questa causa poté prendere il via ufficialmente con il successore del cardinal Colombo, l’Arcivescovo Carlo Maria Martini, il quale il 28 aprile 1980, giorno anniversario della morte di santa Gianna, decretò l’inizio della causa nella Diocesi di Milano. Il processo canonico, che coinvolse anche la diocesi di Bergamo, dove Gianna aveva vissuto alcuni anni, terminò nel 1986. Con il riconoscimento di un miracolo, avvenuto in Brasile, Gianna fu beatificata da papa Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994 in piazza San Pietro a Roma e, con il riconoscimento di un nuovo miracolo, sempre avvenuto in Brasile, Gianna è stata proclamata santa dallo stesso pontefice il 16 maggio 2004.