Una serata in ascolto delle voci dell’Afghanistan martoriato; voci di chi è riuscito a fuggire fortunosamente dal Paese, ma ha lasciato le proprie famiglie e la propria gente in balìa del sistema di terrore dei talebani. «Inferno Afghanistan: voci da un Paese martire» è il titolo della serata in programma nella Basilica di Sant’Ambrogio mercoledì 15 dicembre alle 21 (diretta web su www.chiesadimilano.it). Una serata per non dimenticare i popoli di questa terra, che oggi sono vittime non solo della violenza, ma anche di una gravissima crisi umanitaria.
L’evento è organizzato dal Centro Pime con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Milano, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Fondazione Oasis, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Meet Human e AsiaNews. Ingresso con Green Pass su prenotazione a questo link. Info: tel. 02.438201; centropime@pimemilano.com; centropime.org
La Basilica di Sant’Ambrogio a Milano ospiterà le testimonianze drammatiche di suor Shahnaz Bhatti, suora pakistana della Carità di Santa Giovanna Antida, già responsabile del Centro diurno per bambini disabili mentali a Kabul; Mirwais Azimi, docente universitario di Herat, fuggito con la moglie e ospite della Casa della Carità; Najma Yawari, studentessa, arrivata in Italia da Lesbo con i corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio.
Una testimonianza rara
Quella di suor Shahnaz Bhatti è una voce rara: è la testimonianza (qui l’intervista ad AsiaNews) di una religiosa cristiana – una delle pochissime presenti nel Paese – che insieme a un’altra suora si prendeva cura di bambini disabili mentali nell’unica scuola di questo tipo in tutto l’Afghanistan. Suor Shahnaz è riuscita a fuggire precipitosamente con alcune famiglie di operatori e alcuni bambini disabili gravi: «Ho sperimentato tanta violenza, ho visto persone morire, sangue sulle strade. È stato uno vero shock», ha raccontato al suo arrivo in Italia.
La religiosa si trovava nella capitale afghana nell’ambito del progetto “Pro bambini di Kabul”, lanciato da Giovanni Paolo II nel Natale del 2001 e portato avanti da diverse congregazioni religiose femminili nel quartiere di Taimani. Diplomata in Educazione di persone con bisogni speciali, suor Bhatti aveva già lavorato per quindici anni con pazienti con ritardo mentale: «Quando mi hanno chiesto di andare a Kabul per questo progetto, ho pensato che fosse il posto giusto per me». Un posto difficile, dove tuttavia era possibile testimoniare il Vangelo nel servizio silenzioso ai più vulnerabili. Finché non sono tornati i talebani e tutto è di nuovo precipitato nel caos e nella violenza: «Avrei avuto diverse occasioni per fuggire da sola ma – come pure il responsabile della Chiesa cattolica padre Giovanni Scalese – mi sono rifiutata di partire senza gli altri membri della nostra comunità e le persone che dipendevano totalmente da noi. Pensavo: “Moriremo insieme come martiri o ci salveremo insieme”».
Gli ultimi giorni a Kabul li ha vissuti con le suore di Madre Teresa che avevano con loro 14 bambini con gravi handicap: «Non saremmo mai partite senza di loro perché sapevamo che sarebbero morti. Per fortuna siamo riuscite a portarli in Italia. Ora, se ci fossero le condizioni per rientrare, io sarei pronta a farlo».
La serata sarà introdotta da monsignor Carlo Faccendini, abate di Sant’Ambrogio, e da Michele Brignone, direttore della Fondazione Oasis, e si concluderà con una riflessione di Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana. Sarà inoltre accompagnata da musiche tradizionali afghane del Duo Masala.
L’evento si inserisce nel percorso verso il Festival della Missione 2022 promosso da Cimi e Missio.