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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Professione religiosa

«La vita consacrata è il compimento della definitiva libertà e della gioia piena»

L’Arcivescovo, nella basilica di Sant’Ambrogio, ha presieduto la celebrazione per la professione religiosa dei voti perpetui di due nuove suore, rispettivamente appartenenti alle Missionarie di Gesù Redentore e alle Orsoline di San Carlo

di Annamaria BRACCINI

10 Settembre 2022

La decisione definitiva che è il compimento desiderabile della libertà, perché «il per sempre non è un’espressione inquietante come una minaccia, ma è una pace attraente come un abbraccio» e perché «la definitività non è tanto la definizione di un vincolo inscindibile, ma è il rimanere che promette il molto frutto, è la sequela che costruisce l’amicizia, principio della gioia piena».

Come quella del darsi per intero al Signore che Edvania Da Silva dos Santos e Patrizia Ponzetta, testimoniano, professando per sempre i Consigli evangelici davanti alla Comunità diocesana durante la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo nella basilica di Sant’Ambrogio. Rito concelebrato da una decina di sacerdoti, tra cui il vescovo monsignor Vincenzo Di Mauro e l’abate di Sant’Ambrogio, monsignor Carlo Faccendini e alla quale prendono parte tanti fedeli – molti i giovani e le religiose – in un clima di affetto e di amicizia per le due nuove consacrate.Edvania, 37 anni, delle Suore Missionarie di Gesù Redentore, originaria di Salvador Bahia in Brasile, una laurea in psicologia, da 6 anni in Italia, oggi impegnata in una comunità di pronta accoglienza che ospita ragazze in situazioni emergenziali, e Patrizia, delle Orsoline di San Carlo, 64enne di Gallarate, una vita da insegnante che finalmente arriva a dire il suo “sì” dopo aver assistito, fino alla scomparsa, gli anziani genitori.

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La chiamata per nome e l’“Eccomi” delle professande, precedono l’omelia del vescovo Mario che si avvia proprio dalle loro rispettive, differenti, provenienze ed esperienze.

L’omelia

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«Vengo da lontano, dice suor Edvania, da una terra di gloria e di miseria, da un paese immenso e da piccole vite qualsiasi, dai poveri di un paese ricco, dalle ferite di giovinezze umiliate. Mi ha condotto fin qui quella sapienza della carità che dichiara la sua impotenza: con tutto quello che si può fare, con tutte le competenze che ho acquisito in studi ed esperienze, mi ha condotto fin qui la persuasione che se non diamo la speranza non abbiamo ancora dato niente ai piccoli che Dio ama. Non si è fatto ancora niente per rivelare la bellezza della vita a chi ne ha sofferto la desolazione finché non si è costruita una casa dove sia desiderabile abitare».

 

Suor Edvania Da Silva dos Santos

 

«Vengo da lontano, dice suor Patrizia, da molti anni di vita di famiglia, di parrocchia, di scuola. Vengo dall’esercizio glorioso e faticoso del quotidiano che non dice la sua verità, finché non vi si riconosce la dimora della gloria di Dio».

Suor Patrizia Ponzetta con l’Arcivescovo Mario

Insomma, 2 lunghi viaggi, per arrivare a un’unica meta. «Quello che abbiamo incontrato come ostacolo, si è rivelato un gradino per salire più vicino a Dio; quella che sembrava una inutile cattiveria, un’ottusa resistenza, si è rivelata una invocazione, una nostalgia di tenerezza e di carità. Un tempo ostile e un luogo inabitabile si sono rivelati un’occasione impensata e un deserto pronto a germogliare». È qui che nasce quella «parola» che le religiose possono dire a cui dà voce l’Arcivescovo. «La vita consacrata è una scelta affascinante. Noi troviamo il compimento del nostro lungo viaggio in questo ingresso nella definitiva consegna della nostra libertà al Signore che chiama, all’istituto che ci accoglie. La vita consacrata è una vita promettente: non possiamo comprendere come ci possano essere consacrate tristi o amareggiate, lamentose o scoraggiate.

La decisione definitiva è il compimento desiderabile della libertà. Non possiamo comprendere il sospetto che trattiene, l’inquietudine che si ripiega sulle proprie paure. Noi diciamo il nostro sì per sempre». Poi, le interrogazioni con, appunto, il “Sì, lo voglio”, le litanie dei Santi prostate a terra, la formula della professione perpetua – con i 3 voti di castità, povertà e obbedienza – pronunciata dalle candidate, accompagnate dalle Superiori generali dei rispettivi Ordini e dalle consorelle testimoni, davanti all’Arcivescovo, la preghiera di consacrazione e la consegna dei simboli dell’appartenenza a Dio e alla Chiesa, l’anello per suor Edvania e la croce per suor Patrizia. Infine, la gioia e la commozione dei presenti che si scioglie in un lungo, festoso, applauso

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