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24 marzo

In preghiera e in marcia
per i martiri di oggi

Nella Giornata in cui la Chiesa ricorda i missionari martiri, Pastorale missionaria e Pastorale dei migranti organizzano una Veglia in Santo Stefano. Seguirà un corteo silenzioso in Duomo per partecipare alla Via Crucis

di Luisa BOVE

10 Marzo 2015

Martedì 24 marzo la Chiesa celebra la Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri. Nella Diocesi di Milano, davanti al dilagare della violenza contro i cristiani e non solo, perpetuata da gruppi fondamentalisti in vari Paesi del mondo, l’Ufficio di pastorale missionaria, in collaborazione con l’Ufficio dei migranti, ha deciso di organizzare una Veglia diocesana di preghiera, dedicata ai tanti cristiani anonimi che non sono ricordati nei calendari o sugli altari: persone semplici, uccise perché coerenti con il proprio credo e perché non hanno accettato di convertirsi a un’altra religione… La Veglia si concluderà con una Marcia silenziosa in memoria dei martiri di oggi.

«La Veglia è una consuetudine nelle nostre parrocchie, comunità e decanati, ricordando il sacrificio del testimone della fede monsignor Romero che verrà beatificato il 23 maggio», spiega don Antonio Novazzi, responsabile della Pastorale missionaria. Questa volta, però, non si pregherà solo per i martiri missionari dell’anno trascorso, ma anche per quelli di oggi, «perché siamo di fronte a situazioni di grande sofferenza e martirio di tanti cristiani e famiglie che devono lasciare le loro case e il loro Paese o che vengono uccisi>. Per questo, continua don Novazzi, «come Diocesi di Milano vogliamo esprimere la nostra vicinanza con la preghiera e il digiuno ai fratelli e alle sorelle che stanno soffrendo in tante parti del mondo: Siria, Iraq, Pakistan, Nigeria, Camerun… Non vogliamo lasciarli soli». Il Papa ricorda spesso che ci sono più martiri oggi che ai tempi dei primi cristiani e parla di «martiri solo perché cristiani».

Nella Veglia nella basilica di Santo Stefano Maggiore, «avremo una testimonianza su monsignor Romero e un’altra attraverso il collegamento con monsignor Warduni, Vescovo di Bagdad, che alcuni giorni fa ha incontrato il cardinale Scola ricevendo la solidarietà della Chiesa di Milano>. Alle 20.30 seguirà la camminata silenziosa verso il Duomo, dove poi si svolgerà la Via Crucis presieduta dal Vicario generale monsignor Mario Delpini.

Ricordando il rapimento, qualche mese fa, dei due fidei donum vicentini nel nord del Camerun, don Novazzi precisa: «Come Diocesi di Milano, insieme a Como e a Vicenza, l’anno scorso abbiamo deciso di rientrare momentaneamente in attesa di capire come essere utili alla Chiesa locale per non diventare un bancomat per i terroristi. A causa di Boko Haram oggi diventa difficile una presenza missionaria». La questione è ancora aperta. Intanto la Chiesa ambrosiana mantiene i contatti con il Vescovo di Maroua-Mokolo in vista di una presenza futura. «Questo non vuol dire allontanarsi dalle comunità cristiane – assicura don Novazzi -, ma essere presenti dove è possibile senza creare problemi ulteriori per questioni di sicurezza, perché dovremmo muoverci sempre con la scorta armata. Ma come si fa ad annunciare il Vangelo con la scorta? E poi, se vengono rapiti i missionari, c’è sempre una richiesta di riscatto, in forma di denaro, armi o scambio di prigionieri… Quindi è una situazione molto complessa che noi non vogliamo affrontare da soli, ma con la Chiesa locale e le varie istituzioni».

Il programma

Ore 19.30: ritrovo nella parrocchia di Santo Stefano Maggiore a Milano
Ore 19.40: inizio della Veglia
Ore 20.30: camminata silenziosa verso il Duomo
Ore 20.45: entrata in Duomo per partecipare alla Via Crucis.

L’esempio di suor Lucia Pulici

Proprio la Diocesi di Milano è stata colpita direttamente dal terrorismo religioso o dalle tensioni sempre più violente che stanno prendendo il sopravvento in molti luoghi in cui è impegnata attraverso l’impegno di propri sacerdoti e sorelle. Nuove, recenti, rivelazioni hanno gettato una luce sinistra sull’omicidio di suor Lucia Pulici, la severiana di Desio massacrata il 7 settembre 2014 in Burundi insieme alla sue consorelle Olga Raschietti di Vicenza e Bernadetta Boggian di Padova. Un'inchiesta di Radio Publique Africaine ha rimesso in discussione la ricostruzione dell’accaduto che attribuiva la responsabilità dell’omicidio a un malato di mente: le missionarie saveriane sarebbero state uccise, invece, forse da un sicario dei servizi segreti perché a conoscenza di traffici illeciti di medicinali oro e diamanti e volevano denunciarli.