L’incontro con i sacerdoti e i laici ambrosiani fidei donum in Perù è il cuore del viaggio dell’Arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini nel Paese sudamericano, in programma dal 15 al 26 luglio.
Del Perù si conosce soprattutto la capitale, Lima, e Machu Picchu. Meno nota è invece la suddivisione del Paese in tre macroaree: il litorale costiero, la regione montana della Ande e l’Amazzonia. Qui il principale centro urbano è la città di Pucallpa. La storia della Chiesa nella regione è ancora giovane: l’attuale vicariato è stato istituito solo il 2 marzo 1956. Inizialmente gestito da missionari canadesi, negli anni ha osservato la notevole trasformazione del territorio. Soprattutto negli ultimi trent’anni, lo sviluppo di Pucallpa è stato possibile grazie alla costruzione di una strada che la collega a Lima. Il collegamento ha portato lavoro e opportunità alla città, che si è sviluppata con il commercio. Dai 10 mila abitanti degli anni Ottanta, oggi ha ampiamente superato i 300 mila.
Vicini agli emarginati
Alla crescita non si è tuttavia coniugata la sostenibilità, e si sono rafforzate sacche di povertà ed emarginazione. Dal 2017 ne è testimone don Luca Zanta, fidei donum a Pucallpa per la Diocesi di Milano, da un mese temporaneamente in Italia. «Qui la Chiesa lavora sui diritti umani, l’ecologia integrale e la protezione del territorio – racconta -. Papa Francesco è stato molto chiaro su quale sia la missione della Chiesa in Amazzonia: un’istituzione aperta, in strada per andare incontro alla gente, vicina ai poveri. Gli indigeni che arrivano in città sono emarginati. Una suora che vive con gli indigeni Shipibo mi ha raccontato che lì le donne sono trattate come regine. Gestiscono la casa, l’economia, i figli e le tradizioni, inclusa la medicina. Quando si trasferiscono in città a causa della povertà, diventano schiave e vendono il loro prezioso artigianato per poche monete, vivendo ai margini della città, ignorate da tutti».
La parrocchia di don Luca, San Francisco de Asis, si trova a sud della città, in un quartiere di circa 40 mila residenti che può contare su un centinaio di fedeli attivi. La zona descrive bene la crescita di Pucallpa. Quando fu fondata, 13 anni fa, era alla periferia della città. Oggi la chiesa è incastonata in una zona considerata centrale, dove le famiglie si stabiliscono definitivamente. Ed è proprio nei nuclei familiari la principale sfida che affronta don Luca, che gestisce una mensa per bambini e un doposcuola. «Uno dei grandi problemi del Perù, più che la dengue, è l’anemia – spiega -. I bambini mangiano male. Rispetto all’Africa non si muore di fame, ma di malnutrizione. Nel mio villaggio io ho visto una bambina di due anni morta per la pellagra, una malattia che da noi non esiste più. Oggi le famiglie più povere di Pucallpa ci lasciano a pranzo quasi 60 bambini durante la settimana».
Legami fragili
Oltre all’alimentazione, una questione urgente in Perù è l’educazione. Soprattutto nelle zone periferiche, la formazione scolastica e familiare è inesistente. «È un problema intrinsecamente legato al “machismo” – rileva don Luca -. La sopraffazione dell’uomo sulla donna è evidente, acuita dalla grandissima fragilità della famiglia. Tra le persone manca una progettualità di lungo periodo, ed è difficile che si stabiliscano legami duraturi. Di solito accade che le coppie si frequentino senza costanza. Quando arriva un figlio, per qualche tempo provano a stare insieme, ma l’epilogo più probabile è la separazione. A quel punto il padre – la figura più assente e problematica – trova una nuova compagna e la madre altrettanto, accogliendo in casa i figli del nuovo compagno. Si creano famiglie allargate, ma confuse, con grandi problemi di relazione. E questo genera spesso episodi di violenza sui minori, proprio perché non sono figli propri. Per evitare ciò, noi cerchiamo di rendere autonome le donne».
L’esperienza di Marta e Kumar
A Pucallpa, per la Diocesi di Milano, non sono presenti solo sacerdoti. Dal giugno del 2022 anche la famiglia di Kumar Galbiati e Marta Lanzoni si è trasferita in Perù, nella parrocchia di Nuestra Señora de Lourdes. Hanno preso il posto di un’altra famiglia come fidei donum e, durante la settimana, collaborano alle attività parrocchiali, vicariali e soprattutto con i ragazzi che frequentano il Centro Juvenil Gustavo Prévost (dedicato al primo vescovo della zona). Per accedere alla struttura è necessario accordarsi con Marta e Kumar, ma l’area riprende un modello paragonabile agli oratori ambrosiani. Ci sono aree giochi con un campo da calcio, frequentate principalmente da bambini che spesso crescono senza figure di riferimento. Per questa ragione, Marta e Kumar cercano di offrire un modello familiare alternativo e positivo.
«Il filo conduttore del nostro lavoro sono i giovani – spiega Marta -. Più che predicare, cerchiamo di offrire e mostrare quello che siamo. Alle riunioni serali capita spesso che mi presenti solo io, mentre Kumar resta a casa per mettere a letto nostra figlia. Per loro era una cosa strana, adesso però sanno che in famiglia si può essere interscambiabili anche su queste faccende. Spesso i ragazzi ci domandano come ci siamo conosciuti, cosa facciamo nella vita e ci chiedono delle attività che organizziamo. Un episodio che ricordo con gioia riguarda uno di loro: talora al Centro portiamo con noi un libro perché a nostra figlia piace tanto se glielo leggiamo. Un ragazzo che lo aveva notato ci ha confidato che, se un domani fosse diventato padre, gli sarebbe piaciuto poter replicare il gesto. Sono piccole cose, che danno però i loro frutti».